Persone
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Il Beato Felice da Corsano
Il beato Felice da Corsano ebbe i natali, sullo scorcio della prima metà del XV secolo, nel feudo di Corsano, all’epoca università autonoma nella diocesi di Ariano, oggi comune di Montecalvo Irpino e diocesi di Benevento. Dotto in lettere e teologia era stato allievo degli Agostiniani di San Giovanni a Carbonara in Napoli. Le cronache dell’Ordine Agostiniano lo tramandano con il titolo di baccelliere. Fu archivista e storico dell’ordine Agostiniano. Nel 1470 con alcuni suoi confratelli, tra cui il meglio della cultura teologica del monastero napoletano di San Giovanni a Carbonara, si fermò sulle pendici boscose di Valle in Vincoli, territorio dell’odierna cittadina di Deliceto, in provincia di Foggia.
Qui, colpito dall’amenità dei luoghi, ricchi di un’estensione boscosa di circa centoundici ettari e stando egli con il pensiero di fondare una Riforma, dove si vivesse con maggiore osservanza secondo il primiero spirito dell’Ordine fondò un primo convento dedicandolo a Maria Santissima della Consolazione. Accanto al convento furono costruiti un piccolo chiostro, tre stanze ed una chiesetta dalla pianta rettangolare. Sull’altare maggiore di questa fu collocata, nel 1470, una tavola ad olio, commissionata dallo stesso beato Felice, raffigurante la Vergine che allatta il Bambino.
Ultimato il convento il padre Felice cominciò a meditare una riforma dell’Ordine Eremitano di Sant’Agostino, a suo parere necessaria ed urgente. Sulla scorta di una soda preparazione teologica, di una fede profonda e sicura, nonché di un spiritualità ricca di sani elementi popolari, a distanza di ventidue anni dalla fondazione del convento e della chiesa di Maria Santissima della Consolazione, padre Felice da Corsano inaugurò la sua Riforma che chiamò Ilicetana dal nome della cittadina di Deliceto, anticamente Ilicetum, nel cui territorio sorgevano la chiesa ed il convento.
La nuova congregazione fu posta sotto la protezione della Madonna della Consolazione. Il rinnovamento proposto dal beato Felice, che si inserisce nel vasto movimento riformatore pretridentino che in tutta Europa precedette, accompagnò e seguì la rivoluzione luterana, interessò, in breve tempo, almeno tre regioni e sette diocesi dell’Italia Meridionale: Puglia, Campania e Molise; Ariano, Ascoli di Puglia, Avellino, Benevento, Bovino, Boiano e Troia. Il suo nome è inserito, con il titolo di beato, in tutti gli antichi annali dell’ordine agostiniano. Nel 1775, dopo aver preso atto che già il padre Felice da Corsano, fin dalla sua morte era venerato come santo, il vescovo di Bovino aprì formalmente il processo di canonizzazione secondo i dettami dei decreti in materia emanati da papa Urbano VIII nel 1634. Questi riconoscevano la santità pubblicamente acclarata da almeno cento anni prima di tale data. Il non conoscere ancora, all’epoca del processo, il dies natalis di Felice da Corsano, ne impedì la felice conclusione. Studi recenti hanno finalmente portato alla luce la data di morte avvenuta il 20 settembre 1526, vale a dire 108 anni prima delle disposizioni urbaniane. Tale scoperta sana, oggi, l’antica lacuna, che non impedì, comunque, di erigere un altare e una statua in suo onore all’interno della grotta di Deliceto, resa famosa dalle preghiere e dalle penitenze del beato Felice.
La statua lo raffigurava vestito con abito agostiniano, sandali ai piedi, corone di rosario nelle mani, bisaccia da mendicante sulle spalle.
La sua fama, ragguardevole, perdurò fino a tutto il XVIII secolo e dura, ancora oggi, nei territori ove egli massimamente portò la sua opera: Deliceto, Ariano Irpino, Ascoli Satriano, Panni, Troia, Corsano, Gildone, Montecalvo Irpino, Montefalcione, Castelluccio Val Maggiore, San Bartolomeo in Galdo, Baselice, Atripalda, Campobasso, Orsara. Gli annali dell’ordine agostiniano e la sua bibliografia lo tramandano con il titolo di santo o beato. Fra i suoi illustri devoti vi furono Sant’Alfonso Maria de’ Liguori e San Gerardo Maiella.
Il primo, in virtù della bolla dell’1 marzo 1745, a firma di mons. Antonio Lucci, vescovo di Bovino (oggi beato), in qualità di fondatore e primo Rettore Maggiore della Congregazione del Santissimo Redentore ereditò il complesso monastico di Deliceto prendendone il possesso il 28 marzo successivo. Il secondo trascorse la sua vita nel convento della Consolazione in Deliceto dal primo maggio 1749 al giugno del 1754 cioè fno ad un anno e mezzo circa dalla morte, che lo colse a Caposele (AV) il 16 ottobre 1755.
E’ proprio Sant’Alfonso Maria de’ Liguori che ci tramanda, in un suo manoscritto, il ricordo della grotta dove il beato Felice trascorse, in meditazione, preghiera e penitenza, lunghi periodi della sua vita: … Il beato Felice per attendere maggiormente alla vita contemplativa fecesi cavare una grotta con tre camerini separati, sotto lo stesso monte del convento (della Consolazione in Deliceto), la quale oggidì (tra il 1745 e il 1750) chiamasi la “Grotta del beato Felice”. Trovasi scritto dal canonico Casati (storico di Deliceto) che in quella si ritirava a vivere per mesi intieri il Beato, e che vi era una antica e comune tradizione che per un buco della detta grotta , il quale oggidì ancora si vede, fosse venuto più volte l’Angelo del Signore a visitare il romito, ed anche un corvo che giornalmente gli avesse portato una pagnotta di pane. Ma che che sia di ciò, è certo che la detta Grotta sin’oggidì è tenuta in venerazione, ed è visitata da’ divoti, allorché vengono le Genti in gran numero da’ diversi Paesi a visitare la Santissima Vergine specialmente nel giorno della Sua festa agli otto di Settembre…G.B.M. Cavalletti
[Bibliografia di riferimento]
[Cavalletti G.B.M. Felice da Corsano – Un raggio agostiniano tra i santi riformatori del XVI secolo , Irpinia Libri, Avellino, 2015] -
Don Pietro Cavalletti, salesiano, montecalvese, professore di Salvo D’Acquisto.
Redazione
[Edito 00/00/0000] Don Pietro Cavalletti, figlio di Giuseppe e di Rosina Spinelli, nacque a Montecalvo Irpino il 29 giugno 1908. Morto il 14 febbraio 1995. Riposa nel cimitero di Montecalvo. Il 10 giugno 1933 fu ordinato Sacerdote Salesiano nella Chiesa del Sacro Cuore al Vomero in Napoli dall’Arcivescovo mons. Felice Guerra. E’ stato docente di lingua francese negli Istituti Salesiani dell’Italia Meridionale. Per circa un cinquantennio alla sua attività di professore di lingua straniera ha affiancato quella di docente di musica. Tra i suoi primi allievi vi fu Salvo D’Acquisto. Don Pietro Cavalletti fece, su richiesta dell’incaricato della Santa Sede, regolare deposizione, allegata agli atti del processo di Beatificazione di Salvo D’Acquisto. Don Pietro fu anche Maestro di Cappella, per circa un ventennio, nella Chiesa parrocchiale del Sacro Cuore in Napoli. [Nativo]
[Bibliografia di riferimento]
[Cavalletti G.B.M. – Lo Casale G., Fonti per la Storia di Montecalvo Irpino, Poligrafica Ruggiero , Avellino, 1985] -
Angelo Siciliano
Angelomaria all’anagrafe, figlio di contadini, nasce a Montecalvo Irpino l’8 maggio 1946.
Nel 1949, con l’unico fratello di dieci mesi, rimane orfano del padre Silvestro, deceduto a 25 anni per le complicanze della malaria malcurata, contratta in Puglia, nelle campagne di Troia, come bracciante all’età di 18 anni.
La madre, Mariantonia Del Vecchio (1922-2011), di carattere fiero e orgoglioso, rinuncia a rifarsi una vita e porta avanti la famiglia da sola, lavorando duramente nei campi.
Dall’età di 14 anni inizia, da autodidatta, la propria produzione in pittura e poesia. Per questioni economiche e familiari deve rinunciare ad iscriversi al liceo artistico di Napoli.
Nel 1963 è pubblicata per la prima volta una sua poesia su Miscellanea, giornalino della propria scuola, l’I.T.C. ”G. Bruno” di Ariano Irpino. È un sonetto dedicato al terremoto del 1962.
Nel 1965 esegue opere caricaturali per la festa studentesca MK P 100, che si tiene cento giorni prima degli esami per ragioniere.
Consegue il diploma di ragioniere e s’iscrive alla facoltà di Economia e commercio presso l’Università di Napoli.
Esegue opere pittoriche satiriche, in occasione delle elezioni amministrative montecalvesi.
Nel 1966 dipinge due tempere con S. Pompilio Maria Pirrotti, che sono esposte al pubblico per anni nella casa natale del santo e poi conservate presso il reliquiario.
Collabora in famiglia, sino all’età di venti anni, nei lavori agricoli.
Parallelamente al corso di studi curricolari, inizia uno studio autonomo delle arti figurative, della storia dell’arte, della narrativa e della poesia contemporanea, nazionale e internazionale.
Non trascura di ascoltare diversi generi di musica. Disegna, dipinge, scolpisce, scrive, frequenta mostre e discute con alcuni amici più di cultura che di questioni politiche. Tutte cose che continuerà a fare anche in seguito.
Dall’autunno del 1966 si trasferisce nella città partenopea e lavora per due anni come istitutore in un convitto religioso di S. Giorgio a Cremano, per mantenersi agli studi.Redazione
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Franco Aucelli
Franco Aucelli, nato a Montecalvo Irpino (Av), ha iniziato i suoi studi nel paese natale per completarli tra Benevento, Vasto e Napoli, avendo così la possibilità di ampliare le sue conoscenze e confrontarsi con diverse realtà.
Ben presto ha occasione di crescere e imparare dai padri del socialismo riformista, a livello locale dalle figure di Pietro Cristino (noto antifascista) e di Francescoantonio Panzone (sindaco socialista dal dopoguerra ai primi anni ‘60); a livello nazionale vede un riferimento nelle figure di Pietro Nenni e di Francesco De Martino, di Sandro Pertini, e in Riccardo Lombardi e da ultimo in Bettino Craxi.
Laureatosi in ingegneria civile alla Federico Il, decide di rimanere nel proprio paese per conoscere dal vivo i problemi delle nostre zone interne e cercare di risolverli per arrestare la fuga di braccia e di intelligenze Mentre inizia la sua attività di ingegnere edile insegna anche nelle scuole superiori della provincia di Avellino, Ben presto ha modo di dimostrare non solo dedizione alla propria attività professionale ma anche un’attivo e fervido impegno politico nell’amministrazione locale.
Ma ben cosciente dell’influenza del comprensorio sul territorio, è stato sempre attento ed informato su ciò che ora definiamo “impatto ambientale” soprattutto in conseguenza del sisma dell’ 80; cosi nel suo lavoro ha sempre favorito varie collaborazioni specialistiche con Studiosi del territorio e proposto soluzioni di sviluppo ambientale paesaggistico, nonché di valorizzazione dei beni architettonici ed artistici del nostro territorio.
Vanta collaborazioni professionali di alta stima e nel territorio del Miscano e nel Cervaro, attraverso la promozione di progetti sull’antico “Regio Tratturo”. Può vantare il recupero di centri storico-urbani oltre ad analisi delle zone produttive e di strumenti urbanistici generali, piani regolatori e di recupero.
Così profondamente motivato nella convinzione che la soluzione al problema occupazionale del territorio sia legata allo sfruttamento delle risorse del settore primario, agricoltura e del terziario, in particolare del turismo culturale e religioso, con il coinvolgimento delle risorse della Provincia, ente programmatore di sviluppo, nonché della Regione e della Comunità europea, ed alla propositività delle strutture sociali locali, attua la rifondazione della sezione Montecalvese “Sandro Pertini” come una sintesi del riformismo cattolico-progressista in prospettiva a quella che è la direzione della nuova sinistra Italiana ed europea. -
Angelo Corvino
E’ stato considerato il bambino prodigio della comunicazione audiovisiva e multimediale. Negli anni ’70, all’età dell’asilo, gira per casa con la cinepresa super 8 in mano, sottratta di nascosto ai genitori, e già studia le prime inquadrature.
Nel 1987, a 14 anni ancora da compiere, realizza servizi televisivi sportivi e documentari storici per una emittente televisiva locale con la telecamera ed i videoregistratori famigliari utilizzando un Home Computer Commodore 64 per le animazioni grafiche. Nascono così il primo incontro con la programmazione ed i primi esperimenti di integrazione video-informatica.
A quindici anni le prime esperienze di regia televisiva alla Jonathan Video. A sedici scrive per Il Giornale di Napoli e per la rivista Musicasocietà. Sempre a 16 anni, a scuola, l’incontro definitivo con l’informatica di base all’Istituto Tecnico Commerciale G. Bruno di Ariano Irpino, indirizzo programmatori.
A 17 fa parte di una troupe che realizza telefilm a sfondo culturale sulle feste popolari italiane. Lavora con Leo Gullotta, Enzo Cannavale, Lino Troisi, Imma Piro, Ida Di Benedetto e Rosaria De Cecco, brava ed apprezzata attrice di teatro napoletana. Sempre a 17 anni progetta e realizza software di elaborazione statistica per il Centro di Servizi Culturali della Regione Campania. Dal lavoro vengono fuori i dati inseriti nella pubblicazione Il Disagio Scolastico.
A 20 anni è analista programmatore ed effettua consulenze informatiche per aziende ed Enti Pubblici.
Dai 22 ai 25 anni si dedica anche al sociale con attivismo nella Pro Loco Montecalvo, del quale è presidente dal 1995 al 1997. Nel periodo della sua permanenza nell’associazione rilancia l’esperienza del Gruppo Folcloristico con partecipazioni in diverse trasmissioni della Rai finalizzate alla valorizzazione della cultura e dei prodotti tipici locali. Nel 1995 promuove e realizza, in collaborazione con dirigenti della COOP Nord Est, indagini di mercato per la collocazione in mercati esterni dei prodotti tipici locali. Incentiva l’agricoltura biologica favorendo riunioni con gli agricoltori. Fa incidere i canti popolari su supporti digitali. Promuove il folclore del sud Italia a livello internazionale con partecipazioni a meeting esteri e pone l’accento sulla necessità di recuperare il centro storico del suo Comune.
A venticinque anni, nel 1998, approda a Canale 58 di Ariano Irpino attratto dalle antiche passioni della televisione e del giornalismo ed anche dalla presenza di un giornalista di rango alla guida del telegiornale. Qui incontra Gianni Raviele, già vicedirettore del TG1 e direttore di RTV Tele San Marino. Suo il reportage, con commento in diretta dello stesso Raviele, a poche ore dall’alluvione che nel ’98 colpì Quindici in provincia di Avellino con immagini destinate a finire negli archivi storici della televisione. E’ quello il battesimo del fuoco. La sua fu la prima telecamera ad arrivare nella piazza del paese, via terra. A Canale 58 firma anche diverse regie di trasmissioni giornalistiche. Nel 1999 lascia la struttura perché la dirigenza non garantisce lo sviluppo della produzione digitale e l’implementazione della comunicazione via web che sono le sue fissazioni e fonda la Samnium Projects Multimedia. Nasce così quella che viene considerata una delle prime esperienze di comunicazione web dal basso, in sé innovativa: i fatti di una comunità locale on-line pressoché in tempo reale con criteri giornalistici. Dal 2001 è corrispondente del Corriere dell’Irpinia di Gianni Festa da Ariano Irpino. Qui firma il reportage dalla strage dei Curdi ritrovati morti in un Tir in Autostrada. Inviato a San Giuliano di Puglia per il terremoto del 2002. Sua la notizia, circolata sui media nazionali, del ritrovamento miracoloso della statua della Madonna dell’Abbondanza con un teschio nella pupilla destra. Da Ariano Irpino, nel marzo del 2004 firma i servizi radiofonici diffusi sulle maggiori radio italiane in occasione della rivolta dei rifiuti. Nella stessa occasione cura l’ufficio stampa delle associazioni ambientaliste raggiungendo l’obiettivo di interessare ai fatti di Ariano tutte le testate giornalistiche nazionali per un’intera settimana. Non c’è Tv, giornale o radio che in quei giorni non parla degli accadimenti di Ariano Irpino. Dal gennaio del 2004 è iscritto all’Ordine dei Giornalisti Italiani.
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Ha costruito in Guatemala residence
Barbara Ciarcia
Antonio Pizzillo [Ed. 20/01/2008] Nel Paese dell’eterna primavera Antonio Pizzillo ha scelto di passare le stagioni della sua vita. In Guatemala è finito per un inciampo del caso, e per amore della moglie Celia. Per lavoro ha girato mezzo mondo. Nella metà degli anni sessanta, durante un viaggio, incontra quella ragazza dal sangue misto, figlia di un italiano e di una panamense, che cambierà il percorso della sua esistenza. Con lei progetta il suo futuro in una terra esotica e ancora ignota. La parabola di un uomo che si è fatto da solo, e che ha fatto e rifatto il piccolo Stato dell’istmo, inizia però lontano da qui, in una contrada di Montecalvo irpino. Antonio ha tredici anni, e le idee già chiare, quando va via di casa e saluta mamma Rosa promettendole di tornare presto e con tanti soldi. Papà Filippo, agiato proprietario terriero e valoroso soldato al fronte, è stupito dal coraggio di quel primo figlio che non ha visto crescere, ma non si oppone e lo lascia andare. A quel tempo la terra rendeva poco, meglio il mare: e così Antonio partì marinaio su una nave per nove lunghi anni. Seguì il congedo dalla Marina italiana, e di nuovo le faticose trasferte su terraferma come tecnico specializzato per conto dell’Italsider, prima a Genova e a Taranto, poi in Africa per la Snam. Antonio riprese a viaggiare come un nomade fino al giorno dell’incontro fatale con la fascinosa studentessa che lo ha condotto alla scoperta e alla conquista del Guatemala. Il paese delle meraviglie presto fu scosso e rivoltato da sanguinari e spregiudicati dittatori che hanno ridotto la popolazione alla miseria, ma per fortuna non Antonio Pizzillo che è riuscito comunque a realizzare la sua sconfinata opera imprenditoriale. I progetti in cantiere per un nuovo e dinamico Guatemala gli hanno salvato la vita, e lo hanno messo al riparo dai pericoli e dai regimi che pure si sono susseguiti negli ultimi decenni nello Stato amerindo. Lui pertanto, in mezzo alle turbolenze, ha tirato sù villaggi residenziali sulla costa del Pacifico, e li ha battezzati con i nomi di Montecalvo, Buonalbergo, Casalbore. I paesi della sua infanzia, della sua valle, quella del Miscano, che pure ha picchi e crinali morbidi come le sagome degli altipiani latinoamericani. E ancora Pizzillo ha creato una grande scuola privata nella zona residenziale di Ciudad de Guatemala, la capitale del Paese, gestita dalla consorte e dal figlio Alessandro, e centri di distribuzione commerciale, motel, aziende: in una sola parola ha dato lavoro a centinaia e centinaia di guatemaltechi. «Mi ritengo certo un fortunato – sostiene Pizzillo, imprenditore simpatico e vulcanico – ma ho sempre lavorato moltissimo per ottenere risultati gratificanti. Non mi reputo un ricco e ozioso milionario, piuttosto un onesto e infaticabile operaio. La fortuna poi va inseguita e coltivata, specie in un Paese come il Guatemala che ha avuto alterne fortune sociali e politiche». Mentre lo Stato faceva i conti col suo passato e ritrovava la sua giusta forma di governo Antonio Pizzillo produceva, e continua a produrre, ricchezza per sè e per tanti indios che lavorano alle sue dipendenze. [Nativo]
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Padre Agostino da Casalbore
Mario Sorrentino
Volevo ricordare brevemente la figura di padre Agostino Corso da Casalbore. Fu un grande educatore di giovani le cui famiglie non avevano la possibilità o la voglia di far proseguire gli studi ai propri figli, mandandoli in collegio (La Salle o le Orsoline di Benevento) o nelle scuole delle città allora non facilmente raggiungibili.
Padre Agostino insegnava italiano, latino e, in generale, qualsiasi altra materia anche non umanistica, essendo un professore di greco e latino presso il seminario arcivescovile di Benevento.
Accoglieva noi ragazzi nella sua cella nel pomeriggio ed era tanto bravo che riusciva a farci imparare, per esempio, il latino in modo che lo leggessimo e lo traducessimmo all’impronta direttamente dagli autori classici. Un metodo evidentemente mai adoperato nelle scuole italiane!
Sceglieva gli autori in modo che ricevessimo da quelle opere e dal commento che egli riusciva ad ottenere da noi stessi dei profondi insegnamenti di vita che esulavano dalla stretta formazione scolastica o catechistica. Subì delle critiche ingiuste non saprei esattamente per quali motivi dai superiori regionali e fu trasferito presso il Generalato dell’ordine a Roma.
Lì andai a trovarlo e scoprii che quel trasferimento si era trasformato in suo pro perché venne addetto quale finissimo latinista ai lavori di una commissione del Concilio Secondo allora in corso. Aveva poca libertà, però; e non credo che egli, amante com’era della libertà personale e della voglia e capacità di stabilire rapporti d’amicizia e di collaborazione con tutti, anche fuori dalle strettoie sacerdotali,alla fine fosse molto contento della vita fratesca. Dovrebbero ricordalo in paese anche i Bellucci, qualche Capozzi e altri di cui non ricordo più il nome. La foto è tratta dal gruppo Facebook “Casalbore ricordo che c’ero”. -
GIOVANNI PAOLO II° ” SE MI SBAGLIO MI CORRIGGERETE “
Angelo Siciliano
Zell TN – 02 aprile 2005 – Karol Wojtyla, nato a Wadowice il 18 maggio 1920, eletto Papa il 16 ottobre 1978, è morto in Vaticano il 2 aprile 2005. È stato il primo Papa polacco, detto l’atleta di Dio anche per i suoi tantissimi viaggi per visitare i luoghi dimenticati e i diseredati del mondo. Ha posto l’uomo, la sua dignità e il valore della sofferenza al centro di tutto.Tante luci e infiniti meriti gli sono riconosciuti. Tuttavia, qualche critica è stata mossa al suo operato: un eccessivo conservatorismo teologico all’interno della Chiesa, il rifiuto a discutere del matrimonio dei preti, la condanna dell’uso del profilattico, che pure potrebbe arginare il diffondersi dell’AIDS in Africa dove si contano a decine di milioni i sieropositivi.
A Roma è accorso qualche milione di fedeli per rendergli l’estremo saluto, ma nel mondo sono oltre un miliardo i cattolici che hanno trepidato per le sue condizioni di salute, nel periodo pasquale e nei giorni successivi. Immagine tratta da un dipinto di Angelo Siciliano [Nativo]SE MI SBAGLIO MI CORRIGGERETE
Ma chi s’azzardavaa correggerti?
Fortemente hai inciso
nel murale della storia
cavalcando implosioni
ideologiche
scongiurando ad Est
il guerrone
senza fare sconti
al capitale selvaggio
multinazionale.Fiaccola ardente di fede
e comunicazione mediatica
hai rischiarato filosofi
e attivato poetiche
della conversione
della speranza
del dialogo
della pace
della libertà
della riconciliazione
rivitalizzato teologi
e chiesto perdono
per qualche buio
trascorso della Chiesa.
Infine la tua fioca
indomita lucerna
mai rinunciataria
seppure scossa
provata nella fibra
ha pulsato luce
finché ha potuto
nei cuori dei Papa-boyse
di chi ancora
sa commuoversi. -
Cosimo Maria De Horatiis
Scienziato e Letterato tra Illuminismo e Romanticismo
Antonio Stiscia
[Ed. 00/09/2007] Cosimo Maria de Horatiis nasce a Caccavone (od. Poggio Sannita) il 25 settembre 1771 e muore in Napoli il 26 Marzo 1850. Figlio del Dott.Costanzo e di Rosa Daniele,fin da fanciullo mostrò i segni di un vivo ingegno e la voglia di apprendere,che gli veniva dagli insegnamenti del dottissimo padre,ottimo insegnante e valente medico,alla cui scuola si formarono molti giovani del paese e del circondario. Il dott. Costanzo,legatissimo alla famiglia,trasmise a Cosimo come agli altri suoi figli, i primi germi del sapere e della virtù,non solo sotto l’aspetto medico,ma anche sotto l’aspetto letterario e scientifico. Fu così,che fin da giovinetto,Cosimo(Cosmo),apprese di matematica,fisica,filosofia e lettere,per poi perfezionarle nel Seminario di Trivento,dove fu iscritto all’età di 11 anni e dove ebbe per precettore Attanasio Tozzi,discepolo del Genovesi. Si trasferì a Napoli per completare la sua formazione umanistica. In quel 700 ricco di ingegni e in pieno turbinìo di cultura,si trovò perfettamente a suo agio. La scelta di dedicarsi agli studi di Medicina,fu confortata dagli insegnamenti del Cotugno e del Cirillo e di altri insigni professori della Università di Napoli. Si laureò giovanissimo in Salerno,tra il plauso dei colleghi e dei professori nel 1791. Visse per molti anni nel paese natìo,finchè recatosi in Isernia per motivi personali,si trovò coinvolto nelle vicende rivoluzionarie della Repubblica Partenopea del 1799. Accadde che la Isernia borbonica,impossibilitata a respingere l’attacco delle preponderanti forze dell’esercito francese,saggiamente,decise di trattare la resa onorevole,evitando lutti e distruzioni. Per il suo notorio equilibrio e la imperturbabile saggezza,fu incaricato Cosimo de Horatiis di intavolare le trattative. Le sue convincenti parole,espresse nel perfetto idioma transalpino,le sue motivazioni e i suoi ragionamenti,colpirono il comandante delle forze di invasione,che addolcitosi e forse compiaciuto dai comuni sentimenti,si astenne da ogni violenza. La presa di Isernia fu connotata da un atto di intelligenza politica di pacificazione e buona convivenza,con la scelta,proprio del de Horatiis,a rappresentare l’autorità del nuovo governo.
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Arturo De Cillis
Scheda di Mario Aucelli
[Ed. 00/00/0000] Nato a Montecalvo Irpino il 16 novembre 1959. Ha frequentato la scuola d’infanzia e la scuola elementare (maestro Giovanni Gambarota) nel paese natale. Nel 1970 si trasferisce con la famiglia a Benevento dove frequenta le scuole medie e il liceo – ginnasio presso l’Istituto “Pietro Giannone”. Laurea in Giurisprudenza conseguita presso l’Università degli Studi “Federico Il” di Napoli. Nel 1987 vince il concorso per Consigliere Parlamentare presso la Camera dei deputati (unico vincitore non romano). Successivamente consegue il diploma ISLE (Istituto Studi Legislativi Europei) riservato ai Dirigenti delle Amministrazioni statali. È responsabile, in qualità di Capo Ufficio, della redazione e pubblicazione dei resoconti delle sedute dell’Assemblea della Camera. Appassionato della storia del Regno di Napoli e delle Due Sicilie, collabora con riviste tradizionaliste. Autore di varie pubblicazioni. Nel 2004, su proposta del Presidente della Camera dei deputati, on. Pierferdinando Casini, è stato nominato, dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, “Commendatore al merito della Repubblica Italiana”.
Appassionato della Storia di Napoli e delle Due Sicilie collabora con riviste tradizionaliste. Autore del saggio: “Quando i Borbone ordinavano: FACITE AMMUINA!”, spunti per un’azione di disconoscimento di paternità, stampato nel 2000 presso le Arti Grafiche Don Bosco di Telese Terme (BN). Attualmente è responsabile, in qualità di capo ufficio, della redazione e pubblicazione dei resoconti delle sedute dell’Assemblea della Camera.
Nel maggio del 2008 dà alle stampe il voluminoso: “My name is Pumpilio – Montecalvesi a Ellis Island tra il 1892 e il 1924”. L’opera si compone di centinaia di schede, elaborate con minuziosa cura, di tutti quei montecalvesi sbarcati a Ellis Island nel periodo indicato nel titolo. Informazioni attinte dai registri di sbarco. [Nativo][Bibliografia di riferimento]
[Aucelli M., La memoria restituita: Montecalvesi sulla cresta dell’onda , Inedito]