Storia
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I Fatti di Ariano nel settembre 1860
[Ed. 00/01/2004] Le due ricostruzioni storiche dei fatti di Ariano che diffondiamo qui di seguito, ci permettono di avere due prospettive che si completano e correggono l’una l’altra. Nicola Nisco,patriota e conterraneo,liberale della prima ora,fa una narrazione senz’altro veritiera,riportando probabilmente racconti di prima mano dei protagonisti di parte liberale. Egli però era un alto esponente dei ” galantuomini” del Regno che,se ardevano di ideali a riguardo dell’Unità del paese,non potevano o volevano,capire perchè i ” cafoni” la pensassero diversamente da loro sulla questione della terra. Francesco II°, e prima di lui suo padre,Ferdinando,aveva promesso che una famosa commissione centrale nominata per portare a compimento l’eversione ( cioè l’abolizione ) dei feudi,avrebbe ripreso i lavori per la concessione delle terre già feudali ai contadini poveri e ai braccianti,ma con la prospettiva che presto sarebbero arrivati i “piemontesi”, questi temettero che le cose tornassero come prima che il re di Napoli francese,Gioacchino Murat ( il re del famoso decennio 1800-1810),nel 1806 emanasse il suo decreto per l’abolizione dei feudi. Ad Ariano c’era una situazione particolare. Gli arianesi avevano riscattato a caro prezzo le loro terre ( quelle che saranno chiamate di “Campo reale”) dal feudo del Marchese di Bonito. Le terre erano diventate del demanio reale pubblico.Il che voleva dire che i contadini poveri vi potevano fare il legnatico,pascolare, ecc. Evidentemente Campo Reale non era stato ancora ridotto a coltura a grano. Perciò i contadini si atterrirono quando seppero che dei”galantuomini” volevano che il territorio fosse annesso al Regno Sabaudo. I preti sapevano e li avvertirono che in Piemonte non c’era stata l’abolizione dei feudi. Quindi le terre del famoso demanio non sarebbero state più parcellizate per i contadini in una riforma agraria avanti littera, come si sperava di ottenere da Francischiello che prometteva (con l’acqua alla gola) di voler mantenere in vigore la riforma murattiana del 1806. Si spaventarono a morte e fecero un massacro, come racconta Nisco. La storia che invece avessero paura che i liberali “senza Dio” fondessero il busto d’argento di Sant’Oto è una esagerazione dei liberali. Può darsi però che servisse come grido di battaglia per la gente del ” Sauco” di ariano, poveri braccianti facilmente manovrati dal clero. Nisco era nato a S.Giorgio la Montagna (l’odierna San.Giorgio del Sannio)in provincia di Benevento nel 1820.Patriota,fu condannato per i moti del 1848 al carcere duro. Esiliato a Malta nel 1858, rientrò prima a Firenze e poi nel Regno di Napoli,dopo che Garibaldi sbarcò in Calabria.Dopo l’Unità fu ministro dell’Agricoltura. Fu storico degli avvenimenti di cui fu spesso testimone, come si evince dal suo racconto storico. [Nativo] [Segue]Mario Sorrentino – Alfonso Caccese
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Una strada per la Storia
[Ed. 10/02/2005] Quando più Comuni,tutti affacciantisi sulla millenaria Valle del Miscano,decidono di sedersi ad un tavolo comune per discutere del proprio futuro e di quello delle proprie genti,evidentemente,questi Comuni stanno parlando di qualcosa di veramente importante.
Se la viabilità ha segnato per secoli,la ricchezza e la importanza di queste terre(Via AppiaTraiana,Strade consolari,Tratturo Pescasseroli-Candela………. ),mai come in questo momento la Viabilità e l’unica vera carta per un sicuro sviluppo economico della nostra regione.
Allorché,ci si reca nei Comuni del Circondario per le necessità più varie(visita ad un amico,parente,affari o semplice acquisto di beni) si nota un generale benessere,una naturale e calda accoglienza,abbinati ad un decoro urbano e architettonico notevole(ampi spazi,strade comode,marciapiedi,illuminazione pubblica efficiente,servizi generali di assistenza e di tutela efficaci….). -
Verbale di Costituzione del Partito Democratico Cristiano – Sezione di Montecalvo Irpino
[Ed. 11/03/2005] Da qualche tempo mi succede di ritrovare, tra le carte del mio grande archivio,documenti che parevano smarriti o che non avevo mai visto prima.
La scoperta di una nuova testimonianza della gloriosa storia montecalvese, non può che rendermi euforico e un po’ nostalgico.
Certe carte,forse per quella maliziosa capacità del destino,sembrano apparire dal nulla,in certi precisi momenti e in certi anniversari.
Quel che il lettore, potrà consultare mediaticamente, è la copia del “Verbale di Costituzione del Partito Democratico Cristiano”- Sezione di Montecalvo Irpino, avvenuta il 15 Maggio 1944.
Il prossimo Maggio,ricorreranno i 61 anni della fondazione di un Partito che ha veramente segnato la storia del nostro Paese.
Nello stesso anno veniva alla luce l’altro grande partito, antagonista del primo, il Partito Comunista Italiano.
Una storia parallela, un antagonismo forte e duro, mai violento.
Un intreccio di esperienze, fatti di accordi e di intese, più o meno ufficiali.(Il primo centro-sinistra e il primo compromesso storico d’Italia)
Va evidenziato come, in un’Italia ancora in guerra, in questo nostro piccolo paese nascesse una delle prime sezioni nazionali di un partito, con delle motivazioni di assoluta novità e originalità, scevra da dottrinarismi e statutismi, ricalcando l’animo libertario del popolo montecalvese, mai domato e sempre libero.
La sezione ebbe vita alla Via dietro l’Angelo n°2 alle ore 19.00, nella casa di uno dei fondatori.
Dei fondatori conosco ben poco, a parte alcuni che ho avuto il piacere e l’onore di conoscere personalmente, per il solo fatto che quando firmarono quel documento inneggiante alla libertà, alla democrazia, alla giustizia sociale e all’ordine internazionale, erano poco più che ragazzi, tanto che ,quasi a scusante giustificazione, fu stabilito che potesse far parte del partito il cittadino che avesse compiuto il 18° anno di età.(A quei tempi la maggiore età era stabilita a 21 anni).
Il primo segretario fu Davide Panzone, che col fratello costituì il partito, e che ho avuto quale amico e confortante consigliere nella mia lunga esperienza politica.
So che quel Ernesto Caprini, era un confinato e che grazie al suo intento poté germogliare il seme di un nuovo impegno dei cristiani in politica.
Sarebbe opportuno che si addivenisse ad una riscoperta dell’impegno di questi pionieri, tra cui mi preme ricordare il mio compianto prozio Comm . Domenico Stiscia già aderente al Partito Popolare fin dal 1919 e poi fondatore della Democrazia Cristiana in Montecalvo.
1° Vice Sindaco ,nell’Italia liberata dagli Alleati, è passato alla storia per un suo diretto intervento, allorché seguito dalla guardie comunali, requisì le scorte di grano ammassate, che furono, immediatamente, distribuite alla popolazione affamata e ai forni, per la produzione del pane.
L’Avvenimento urtò i poteri costituiti e il governo provvisorio ,preoccupati per l’ordine pubblico, ma il risultato fu che l’intera popolazione montecalvese, stremata dalla guerra, si riaffratellò intorno alle autorità comunali, scoprì la forza della democrazia ,recuperando la fierezza di un tempo.
Sarebbe auspicabile un recupero dei tanti ricordi ,ancor vivi nella mente di tanti anziani, per dare a tutti una nuova iniezione di fiducia nelle Istituzioni democratiche.
Nella speranza di poter leggere, quanto prima, pagine di storia politica del nostro recente passato, spero che i giovani ritornino a fare politica, non da galoppini ma da protagonisti, con quella giusta percentuale di incoscienza, che testimonia l’essere giovani e con quella creatività che è il seme del domani.
Foto: Davide Panzone, ( in alto a destra) trai i fondatori e primo segretario del Partito Democratico Cristiano e il Comm. Domenico Stiscia, ( a sinistra) tra i fondatori del Partito e primo vicesindaco di Montecalvo Irpino[Nativo]Dott. Antonio Stiscia
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Due giugno: Compleanno della Repubblica – Per non dimenticare


Possono sembrare immagini anonime ma nelle foto è ritratto mio nonno Lanza Gerardo (Palù di Giovo) Trento – 1917 Archivio personale Famiglia Lanza

Ai caduti per la patria
Importante e glorioso è stato il contributo dei Montecalvesi,nella loro partecipazione alla I° guerra mondiale,negli anni tra il 1915 e il 1918 ,per la maggiore grandezza dell’Italia.Tra i tanti, partiti per il fronte, molti non sono mai più tornati.
Ufficiali:
Maggiore Boscia Carlo
Capitano Caccese Emilio
Tenente Manzelli Edgardo
Soldati:
Bellaroba Giuseppe
Caccese Carlo
Caccese Felice
Caccese Luigi fu Antonio
Caccese Luigi fu Carlo
Carafa Felice
Carlantuono Pompilio
Castiello Giuseppe
Cipriano Luigi
Corvino Vincenzo
D’Addona Michele di Dom.
D’Addona Michele di Gius.
D’Agostino Domenico
De Marco Pompilio
D’Oto Antonio
Finizza Pompilio
Fiordellini Pompilio
Giammito Antonio
Giasullo Angelo
Gruosso Pasquale
Jebba Carlo
Jorillo Pompilio
Jorillo Vincenzo
Isabella Domenico
Isabella Felice
Isabella felice di Gius.
Laudo Pompilio
La Vigna Giuseppe
Lazazzera Felice
Lo Conte Antonio
Mangialetto Francesco
Marra Donato
Modestino Michele
Panzone Antonio
Paone Romeo
Sorrentino Domenico
Suglia Angelo maria
Susanna Ottavio
Stiscia Domenico
Trancucci Feliciano
Verzaro Antonio
Vernacchio Pompilio
Dispersi:
Caccese Antonio
Jorillo Giuseppe
Modestino Felice
Scoppettone Felice
Zarrillo Domenico
Zarrillo Luigi[Nativo]
Alfonso Caccese
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Una famiglia antifascista: Pietro e Giuseppe Cristino
I CRISTINO: UNA FAMIGLIA ANTIFASCISTA
[Ed. 00/06/2003] Montecalvo ha dato i natali a due nobilissime figure dell’antifascismo irpino: Pietro Cristino e suo figlio Giuseppe. Nel corso della loro vita, lottando contro incomprensioni e persecuzioni, testimoniarono la loro fede incrollabile nella libertà e nella giustizia sociale.
Pietro Cristino nacque nel 1882. Di professione farmacista, fu consigliere comunale socialriformista nel periodo 1920-23 e nel gennaio del 1923 passò al PSU. La sua farmacia divenne il luogo d’incontro degli antifascisti locali e dei paesi limitrofi. Le autorità fasciste disposero per Cristino un’attenta e continua vigilanza. Numerose furono anche le perquisizioni domiciliari che il farmacista di Montecalvo Irpino subì in quegli anni. Il 13 novembre 1926 fu per la prima volta tratto in arresto, subendo l’ammonizione poiché ritenuto “elemento pericoloso all’ordine nazionale”. Nel dopoguerra partecipò attivamente alla vita politica del suo paese, guidando, come sindaco socialista, la prima amministrazione municipale democratica. Si spense nel 1962. La parabola politica del farmacista di Montecalvo influenzò anche il figlio Giuseppe (entrambe le figure sono esaurientemente trattate in un interessante libro del professor Francesco Barra, edito nel 1979). -
I Normanni
[Ed. 16/03/2008] Nei primi anni del secolo XI – 1016 – nuove genti,i normanni, vennero a capovolgere l’Italia trans-tyberina. Essi per prima, sotto il nome di Apulia – intesero contemplare tutti quei luoghi dell’italia cistiberina. Re Corrado il Salico, calato in Italia per coronarsi imperatore in Roma, ristabilì quelle genti in queste regioni. Si portò nella Puglia e, o fosse stato per forza, o per volontaria resa – soggiogò al suo dominio così il territorio beneventano, come altresì Capua e le altre restanti città di questa regione. A quei normanni, che si erano portati dal patrio suolo a folla nella Puglia— accordò la licenza di poter quivi fermare, stabilmente la propria abitazione e li adunò Sotto i suoi capitani, acciò difendessero i confini del reame d’italia – contro le insidie dei greci – La Puglia, che dai greci fu chiamata Italia – fu ancora chiamata Longobardia – perchè da essi fu tolta ai principi longobardi, che signoreggjavano l’italia. Il territorio beneventano e la città di Capua non furono mai compresi nella Puglia, sebbene gli storici li chiamino, similmente, col nome di Puglia. L’ uso dei feudi in italia fu introdotto dai longobardi. Fu loro costume dare le terre occupate ai soldati, acciò fossero conosciuti dai medesimi come padroni, ed ubbidissero essendo chiamati con l’andare alla guerra. Di questo siamo sicuri, perché risulta dalle consuetudini feudali, ed il Facchineo aggiunge, che feudo è voce germana, della cui origine furono i longobardi. Questi vennero in italia, circa l’anno del Signore 568 – essendo imperatore Giustino II. Ed avendo occupato gran parte del paese, stabilirono un regno particolare, a similitudine dei romani – composero nuove leggi, ed introdussero nuove dignità, con i nomi di Ducati – Marchesati – Contadi e simili. E così le leggi feudali si sparsero dall’ Italia per tutta l’Europa – come afferma tra i feudisti, Rudingaro. (Vedi Pratica dei Notari – Ubaldo Ubaldini – Dei feudi e della loro origine: p. 159) All’anno 1075 – Roberto Guiscardo normanno, assediò Salerno – soggiogò la città e discacciò il Principe Gisulfo restando il principato dei longobardi solo in Benevento, dove era incominciato – sebbene dopo due anni finiva lo stesso. – Difatti, nell’anno 1077, moriva Landolfo VI – ed in lui si estinse il Principato beneventano e la serenissima prosapia dei longobardi – dopo di aver essa dominata in Benevento dall’anno 571 fino al 1077 – cioè per lo spazio di 506 anni tra Duchi N. 14 – Principi beneventani N. 13 – Beneventani e Capuani N: 11. In tal modo Benevento restò sotto il Libero dominio della santa Sede – a nome della quale, la governavano i Rettori. Morto Roberto Guiscardo – ebbe per successore nei Ducato di Puglia Ruggiero suo figliuolo, a cui succedette poi Willelmo III – Duca di Puglia. « Questo Roggiero Duca di Puglia si deve distinguere dall’altro Roggiero Fratello di Roberto Guiscardo, e Conte di Sicilia; il quale fu quel Roggiero, che discacciati i Saraceni dalla Sicilia, se ne rese Padrone dominandola col titolo di Conte. Fu poi soprannominato il gran Conte Roggiero per aver nell’ anno. 1098 – fra lo spazio di giorni 40, assediata, e presa la Città di Capua, e restituitala al Principe Riccardo con tutto il Capuano Principato; da cui i Capoani fin dall’anno 1099 s’erano ribellati. E procreò nel tempo dell’asse dio di Capoa un Figlio chiamato anche Ruggiero, il quale fu il primo che ottenesse la Corona di Sicilia, e la dominasse col titolo di Re, che intitolossi poi Ruggiero Re di Sicilia, di Puglia, e di Calabria, come si legge in un Diploma dell’ an.1130 ” e prima del suo Regno, sistente nell’ Archivio del Monistero dell S.S. Trinità della Cava”. [Nativo][Bibliografia di riferimento]
[P. Santosuosso B., Pagine di storia civile di Montecalvo Irpino, Tipografia Fischetti, Sarno SA, 1913]Redazione
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Ferdinando IV di Borbone
[Ed. 04/03/2005] In questi giorni di intenso freddo e di copiose piogge,si riaffaccia il solito problema delle frane e degli smottamenti,che oltre ad arrecare disagi alla popolazione,sono causa di innumerevoli costi alla intera collettività.
Quel che è evidente a tutti è il totale abbandono in cui versa l’intero territorio,senza cioè quel sano controllo,unico preventivo rimedio ai danni della natura e dell’uomo.
In questi giorni di frenetica attività istituzionale,solo perché si andrà a votare per il rinnovo del massimo organismo territoriale,si riaffacciano le problematiche del meridione,i ritardi nello sviluppo,la disoccupazione,le zone interne e quant’altro possa servire a mortificare il cittadino,che alla fin fine si sente l’unico responsabile e perciò costretto col suo voto a rimediare ai danni arrecati alla propria terra.
Lasciamo perdere!
Mi piace ricordare un aforisma,ascoltato alcuni anni fa in una tribuna elettorale e che val la pena ricordare:
“……….non è un caso che per il vostro partito sia stato il primo a chiamare il sud Italia,il nostro Mezzogiorno,perché è a mezzogiorno che si mangia e si beve alla faccia…….”
Se il lettore pone mente ai programmi delle precedenti elezioni,non troverà nulla di nuovo,quel che è cambiato è qualche simbolo e forse qualche slogan,in più dovremo sorbirci i faccioni sorridenti e ammiccanti di personaggi equivoci e altalenanti tra schieramenti mai definiti e mai completati,rubando lo spazio a qualche cartellone pubblicitario di qualche ragazza prorompente,che ci ricorda la bellezza della vita e che ci aiuta a vivere con quel giusto equilibrio di sapori all’agrodolce.
Perché questo scritto?



