Beni
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Scavi archeologici di AEQUUM TUTICUM
Mario Sorrentino
[Edito 00/00/0000] Aequum Tuticum era uno degli oppida che fungeva da capitale federale dei Sanniti, oltre che per la sua importanza come una delle principali stazioni dei tratturi della transumanza risalenti alla civiltà appenninica pre-sannitica, anche come centro di riunione dell’intero popolo dei Sanniti ( tuticum è aggettivo derivante da touto = “popolo” in osco) quando dovevano esser prese importanti decisioni politiche in pace o in guerra.
La quercia visibile in una delle immagini può far pensare al culto alla dea Kerres (il nome quercia nella forma dialettale locale deriva infatti dal nome della dea: Kèrres>Kèrs>Cèrz-a). E la capacità rigenerativa secolare delle querce, per mezzo dei polloni che accestiscono alla base dei loro tronchi non esclude che proprio lì ci fossero una o più querce sacre agli abitanti di Aequum Tuticum.
Dal sito archeologico sono visibili a uno due chilometri di distanza le “Bolle” mefitiche della Malvizza (territorio di Montecalvo Irpino), dove esisteva un tempio italico dedicato alla dea Mefite [Nativo] -
Le lapidi di Aequum Tuticum
Francesco Cardinale
Il Lapidario di Aequum Tuticum è stato rimosso dalla baracca di Sant’Eleuterio, dove le lapidi erano state sistemate provvisoriamente, per essere trasportate nella villa comunale presso il Museo della Civiltà Normanna. Questa operazione è stata promossa dalla soprintendenza e dall’assessorato alla cultura del Comune di Ariano Irpino. Le lapidi sono state posizionate in parte all’interno del Castello e in parte all’esterno, nei pressi dell’ingresso al Museo. Le foto qui allegate mostrano i reperti quando erano ancora nel loro luogo d’origine.
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Chiesa Abbaziale – S.Maria Assunta in cielo
G.B.M. Cavalletti
[Edito 00/00/0000] Alla sommità del paese, attigua alla residenza dei duchi, si erge la chiesa più antica di Montecalvo: S. Maria Assunta in Cielo. Presumibilmente sorta sui ruderi di un antico tempio, dal 1300 ha sfidato tutte le catastrofi abbattutesi sul paese, per giungere a noi nella sua bellezza originaria, anche se sembra destinata ad un non felice rapporto con gli uomini e con il tempo.
Edificata intorno alla prima metà del XIV secolo, rappresenta un vero gioiello di stile dell’epoca.
L’ingresso della Chiesa è posto a circa due metri dal piano stradale, vi si accede attraverso una breve rampa di scala con una bella balaustra , su cui si evidenziano gli stemmi delle famiglie Gagliardi e Pignatelli.
La facciata si presenta con un portale ad arco cui si sovrappone una luna gotica, due finestre ai lati ed un rosone centrale. L’interno è a tre navate diviso da pilastri costituiti da blocchi d’arenaria.
Nella navata destra è collocata la Cappella dei Carafa, a pianta ottagonale, con arco in arenaria sostenuto da due magnifiche colonne. Fu fatta costruire da Giovan Battista Carafa, terzo Conte di Montecalvo, è rappresenta un vero gioiello d’arte cinquecentesca. Affiancata si trova la Cappella di San Felice Martire, patrono di Montecalvo, il cancello di ferro appartiene al XVII secolo e reca le insegne della famiglia Pignatelli. In essa è collocata l’urna con i resti mortali di San Felice Martire, patrono di Montecalvo Irpino. Da pochi anni è stata ripresa la tradizionale festa del Santo patrono, che si svolge il 31 Agosto. La cappella accanto alla sacrestia è dedicata a S. Maria del Suffragio.
Nella navata sinistra è situato un caratteristico fonte Battesimale del ‘500, formato da un sarcofago posto su colonne fregiate da capitelli corinzi.
Nella nicchia sovrastante, si nota l’altare ligneo dedicato a San Rocco.
La navata centrale termina con un Abside rettangolare, preceduta dall’Altare Maggiore voluta dal duca Pompeo Pignatelli nella seconda metà del XVII secolo. [Nativo] -
Ponte di S. Spirito o del Diavolo
Con questo ponte la Via Traiana superava il torrente di Ginestra alla confluenza con il fiume Miscano. Qui, nel 1970, fu trovata un’epigrafe, oggi collocata nel museo provinciale di Avellino e corrispondente al numero di inventario ventitre. Si tratta di un blocco di pietra (alto 130 cm, largo cm. 87 e spesso cm. 40) che reca incisa l’iscrizione, trascritta ed integrata da Consalvo Grella, ex direttore del museo provinciale di Avellino, “IMP.CAESAR DIVI NERVAE F. NER VA TRAIANUS … AU G. GERM (ANICUS) DACICUS PARTHICUS PONT MAX TR. POT.XX IMP.XIII COS. VI P.P. VIAM TRANSLATAMQUE IMPETU? FLUMINIS …..DESTRATUR. SUA PECUNIA IN. LOCO TUTIORE RESTITUIT”. Ruderi di maggiori dimensioni erano ancora visibili nel 1854, quando lo storico Cirelli scriveva di “una colonna miliaria con numero XVI, benché guasta nell’iscrizione.Tuttora (1854) noi l’abbiamo ocularmente veduti, esistono di tal ponte i ruderi di due archi ed uno intero pilastro”.
G.B.M. Cavalletti
[Bibliografia di riferimento]
[AA.VV., Progetto Itinerari turistici Campania interna: la valle del Miscano, Volume 1 , Poligrafica Ruggiero, Avellino, 1993]
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Inaugurata la ristrutturata Chiesa di San Pompilio Maria Pirrotti
[Edito 15/07/2007] Montecalvo Irpino AV – In una cornice di popolo festante, Domenica 15 luglio 2007, si è inaugurata la ristrutturata Chiesa di San Pompilio Maria Pirrotti, figlio prediletto ed orgoglio di Montecalvo e di tutta l’Irpinia. La realizzazione dell’opera si è resa possibile grazie alla generosità dei montecalvesi che in una sorta di gara solidaristica hanno raccolto la cospicua somma di 41.000,00 euro. Grazie al contributo spontaneo di alcune ditte locali, che hanno prestato la loro manodopera gratuitamente, i lavori sono stati avviati e proseguiti alacremente tant’è che il 15 luglio, data di ricorrenza della morte del Santo, era già tutto pronto per la grande cerimonia religiosa. Infatti già dalle prime ore di un pomeriggio caldo e soleggiato i fedeli sono accorsi numerosissimi ad affollare la piazza adiacente la chiesa e la casa natale del loro illustre compaesano. Puntuali alla cerimonia sono arrivati e presentati al popolo, in spirituale raccoglimento mistico, le numerose autorità civili e religiose che hanno voluto, con la loro presenza, testimoniare l’affetto e la grandezza della missione sacerdotale di San Pompilio M. Pirrotti. Ad accoglierle, in pompa magna, il sindaco Giancarlo Di Rubbo ed il parroco, vero artefice massimo del progetto, don Teodoro Rapuano che, davanti alla casa comunale per l’occasione vestita a festa e con le forze dell’ordine in grande uniforme, hanno ricevuto l’Arcivescovo metropolita della chiesa beneventana Sua Eccellenza Andrea Mugione, il prefetto di Avellino Dott.Rei, gli assessori provinciali: Franco Lo Conte, Eugenio Salvatore e Francesco Barra. La messa solenne è stata presenziata dall’arcivescovo metropolita e concelebrata insieme al clero montecalvese. Alla fine della funzione liturgica la chiesa è stata riaperta e visitata prima dalle autorità e poi dal popolo estasiato dal nuovo volto della chiesa. Le novità salienti apportate e scaturite dalla fervida e vulcanica mente dell’attivissimo don Teodoro, si evidenziano già con un primo colpo d’occhio alla facciata dove si stagliano campali due stemmi rappresentanti l’appartenenza uno al pontificato di Benedetto XVI e l’altro alla chiesa beneventana. In alto centralmente, al posto dell’antico rosone, è stata collocata una vetrata artistica finemente lavorata con l’effige del Santo a simboleggiare la protezione dall’alto dei cieli del suo paesello natio. Entrando, frontalmente, è stato riposizionato l’altare e risistemata la nicchia dove è collocata la statua e, nella parte inferiore, l’originaria e antica teca con la reliquia sacra del santo. Lateralmente si osservano a sinistra e a destra, due file di tre vetrate che rappresentano episodi ed elementi centrali della vita dell’apostolato pompiliano. Invece sulle pareti laterali sono stati fissati dei quadri, chiamate “Via Lucis”, rappresentazioni di episodi evangelici, create appositamente dal pittore-scultore romano, Antonio Zanini. I vecchi banchi sono stati sostituiti da più moderne e funzionali sedie con inginocchiatoio. Il vecchio pavimento invece è rimasto lo stesso ed è stato tirato a lucido ritornando al suo antico splendore. Ristrutturate e rimodernate anche la sacrestia e la vecchia stanza dove il santo si raccoglieva in meditazione. Questa opera è stata progettata e voluta in preparazione delle grandi manifestazioni che si svolgeranno nel 2010 in occasione del trecentanario della nascita di San Pompilio M. Pirrotti. [Nativo]
Redazione
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Visita alla casa generalizia delle scuole pie
[Ed. 01/04/2003] Roma – Visita alla casa generalizia delle scuole pie. Foto Franco D’Addona
Redazione
Didascalie
- Statua di S. Pompilio M. Pirrotti Venerata nella chiesa di S. Pantaleo delle Scuole Pie.
- Altare che custodisce il corpo di S. Giuseppe Calasanzio fondatore delle Scuole Pie
- Il letto ove mori S. Giuseppe Calasanzio
- Cella di S. Giuseppe Calasanzio – Scrittoio
- Il reliquiario che conserva, incorotti, la lingua e il cuore del santo di S. Giuseppe Calasanzio
- Una delle tele di S. Pompilio Pirrotti custodite nella pinacoteca della casa generalizia
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La LAPIDE di contrada PRATOLA
Mario Sorrentino
[Edito 28/03/2011] Lapide apparentemente di marmo, ora scomparsa, ma certamente esistente sino al 3 novembre 2003 (come provano queste immagini). Era usata come coperchio di una fontana abbeveratoio in località Pratola di Tressanti (territorio di Montecalvo Irpino). Delle dimensioni di cm. 40 x 60, recava incisa la seguente epigrafe che non risulta repertata nel Corpus Inscriptionum Latinarum:
“GAVOLEIAE . P . F . R(VFAE)
O . SEPPIO . Q . F . RVFO
EX . TESTAMENTO
ARBITRATV
CRITTIAE . M . F . POLLAE”,
la cui traduzione probabile è “Morto Quinto Fabio Rufo Seppio, per testamento e (successivo) arbitrato di Crizia Paolina, mater familiae, ( la cosa su cui insiste la presente lapide) appartiene a Gavoleia (?) Rufa, pia foemina.”
Questa era l’unica epigrafe non funeraria esistente in prossimità di un ager romano probabilmente urbanizzato ai tempi di Cornelio Silla (I sec. a. C.), in località Pratola di Tressanti (v. Sez. n. ). [Nativo]
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Montecalvo. Presentazione del restauro registro battezzati anni 1699-1716
Giovanni Bosco Maria Cavalletti
Una meravigliosa storia nell’affacinante contesto del Settecento montecalvese.
Tratto dalla mia relazione:
“… Rimasugli di secoli si addossavano gli uni agli altri rievocando tempi di gloria e di abbandono. Il grigio argenteo delle ragnatele, illuminate dal fascio improvviso di luce penetrato dalla porta sospinta, si rifletteva sulle pareti e sulle cose. Aveva avuto, netta, la sensazione di essere atteso in quella stanza. Penetrò con lo sguardo la trama d’argento.
Frammenti del tempo erano sparsi dovunque. Eppure da essi, impalpabili, lucide scie si componevano in disegni finiti e consumati. Vissuti. Ma c’era dell’altro, lo sentiva.
Avvertiva un richiamo istintivo, necessario. Avanzò con cautela, timoroso di rompere quello strano, affascinante equilibrio. Un rumore leggero, un fruscio, quasi un sussurro, accompagnò un lievissimo sfarfallio delle ragnatele. Trepidante, come in attesa, si senti scivolare in una strana dimensione, come avvolto dal tempo. Mamma Bella! – Esclamò…
…
… La fisicità della morte ancora promanava dall’aria. Era presente nella memoria e nei luoghi, nelle tracce di bruciato come nell’acre odore della calce cosparsa a coprire e a cancellare.
Era lì, tra i vivi, angosciante negli echi sopiti degli urli, terrificante nei silenzi degli sguardi impotenti.
Rievocata dai fumi d’incenso, prodighi ma insufficienti a coprirne i vapori esalanti dalle cripte.
Non erano bastate le fosse di sepoltura: Santa Maria, San Sebastiano, Santa Caterina, il Santissimo, la Buona Morte, Sant’Antonio, l’Angelo…, si era ricorsi alle fosse comuni.
Sentimenti di intensa pietà, misticismo, ambizione di poteri straordinari, magia: questo il variegato scenario, surreale, apparentemente normale nella pratica indifferente del popolo che la quotidianità affollava di esperti fattucchieri, mavari, ianare e occhiarole, e con essi, le storie raccontate ai guizzi dei caldi camini invernali, o sulle afose aie d’estate intorno a covoni sempre più magri di grano, in tuguri di tufo già risuonati di pianto, bisognosi di forti esorcismi…” -
In dirittura di arrivo il restauro del Castello di Montecalvo
Alfonso Caccese
[Ed. 14/01/2005] Montecalvo Irpino AV – Continuano a ritmo costante i lavori di recupero del castello Pignatelli del nostro paese. Situato alla sommità del paese, sorge sui ruderi di una vecchia fortezza di epoca romana e domina tutta la “Valle del Miscano” aprendo l’orizzonte fino alle montagne del Matese. Rappresenta una delle poche testimonianze del passato giunte a noi quasi intatte. Costruito dai Normanni, in origine costituiva una fortezza prettamente militare, ma nel corso dei secoli si è trasformato in residenza di principi e signori governatori del luogo. Intorno ad esso, dal milletrecento in poi, si sono edificati palazzi gentilizi e religiosi , di cui si possono osservare ancora le strutture, facendolo diventare il nucleo fondamentale della vita del paese.
Sede di scuole ed uffici comunali, durante l’era fascista diventa luogo di esercitazione per i giovani “Balilla”, nelle adunanze, oramai storiche, del Sabato fascista. Sempre danneggiato dai vari terremoti nelle varie epoche, semidistrutto dal sisma del 1930, è definitivamente distrutto, come la gran parte del centro del paese, dalla scossa tellurica dell’Agosto 1962. Nel 2002, dopo quaranta anni, sono iniziati i lavori di rimozione e pulitura dalle macerie ed un tentativo di recupero per ridare vivibilità a questo luogo , unica testimonianza del passato autentico nelle storia di Montecalvo Irpino.
Nella riunione di giunta del 3 settembre (2004) ultimo scorso, è stato approvato e messo in appalto il progetto esecutivo dei lavori del lotto A di “Recupero del Castello Ducale Pignatelli, inserito nel finanziamento del PIT- Regio Tratturo – Itinerario culturale. L’importo totale dei lavori è di Euro 1.987.242,38 (circa 4 miliardi delle vecchie lire), in base al progetto redatto dalla amministrazione – tecnico – provinciale, nelle persone dell’ Ing.Franco Aucelli e dell’Arch.Antonio Sorrentino, prevede la riqualifica strutturale, storico e culturale, del castello Pignatelli . [Nativo]
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Il Fonte Battesimale e i capitelli erratici della Chiesa di S. M. Maggiore
Giuseppe Muollo
Montecalvo irpino AV – 00 marzo 2004 – La presentazione del restauro del fonte e dei capitelli è l’ultimo atto, allo stato, di una intensa collaborazione creatasi tra la Soprintendenza di Salerno e Avellino e la parrocchia di San Pompilio, guidata e governata da Don Teodoro Rapuano, al quale va tutto il mio apprezzamento.
Una collaborazione protetta dalla presenza costante della Madonna dell’Abbondanza,rinvenuta nel sottoscala di casa Pirrotti il 16 marzo del 2001, durante i lavori di ristrutturazione dell’edificio per l’erigendo museo pompiliano dal maestro muratore Carlo D’Agostino.
L’8 marzo del 2003 presentammo il restauro del portale della Cappella Carafa, a distanza di un anno presentiamo il restauro del fonte battesimale e dei capitelli;due capitelli figurati che fanno mostra di una qualità alta per la tecnica di esecuzione, rispetto alle cose realizzate nel primo cinquantennio del secolo XII in Irpinia e di cui a breve vi parlerà da par suo, il professore Francesco Gandolfo che ringrazio sin d’ora della sua squisita disponibilità per aver accettato di buon grado il mio invito.
IL fonte Battesimale collocato in controfacciata della navata laterale sinistra, è costituita da un sarcofago in pietra riutilizzato come vasca, sulla cui parete lunga è presente una iscrizione riferita al 1491.