Editoria

Il Cardo di San Giovanni

Quella leggenda degli amanti Vincenzo e Felicetta

[Ed. 10/01/2005] Montecalvo Irpino svetta su un’amena dorsale, quasi un’acropoli a scrutare come una sentinella la Valle del Miscano. Il panorama è a 360° specie sul castello ducale, dove d’estate spunta esile il Cardo di S. Giovanni e richiama alla memoria il celebre romanzo del nostro vate Giovanni Bosco Maria Cavalletti, il quale dalla forbita penna di storico e con vena poetica ha voluto rievocare una struggente storia d’amore del XXVII secolo.
In questo romanzo storico intitolato “Il Cardo di S. Giovanni”, l’autore ci fa tuffare nella Montecalvo del seicento e qui rivive D. Vincenzo Ciolla sacerdote e artista insieme a Felicetta, due cuori e un grande amore, che superano ampiamente la storia: ” al di la del fato, un amore senza tempo”.
Chiunque passi tra i vicoli e le chiese montecalvesi, se si pone in ascolto, può, percepire tra il vento, oppure nelle calde assolate estive, una voce che riecheggia tra le pietre, i ricchi portali o al sussurrare del vento…
Giancarla Mursia, così nella prefazione del mirabile testo, edito da Firenze libri del 2000, ” Vincenzo Ciolla uomo, prete, artista è il protagonista della vicenda narrata con matura abilità dell’autore alla sua opera prima (…) (egli) è veramente esistito e molte opere policrome si possono ancora oggi ammirare (…) in Montecalvo presso l’Oasi di S. Antonio, convento francescano tra i più belli dell’ Irpinia, a Casalnuovo Monterotaro (Fg) e nella celebre Certosa di Padula (Sa)..(…) il contenuto regolato di pacata armonia di avvenimenti, personaggi, situazioni e figure, incorniciate in un paesaggio essenziale (…)”.

Queste sensazioni fuori dal comune si percepiscono intensamente per il visitatore che vuole visitare il centro storico, specie nel periodo invernale, o godersi gli speciali tramonti sulla campagna circostante.
Vieni a Montecalvo o gentile turista, e scoprirai la storia di Vincenzo e Felicetta.
Nel lontano seicento, le ragazze erano solite cogliere il Cardo di S. Giovanni, per quelle che lo trovano fiorito era foriero di un fortunato matrimonio. Così avvenne per Felicetta. Vincenzo era contrariato ed inquieto per l’ amore per Dio, la natura, l’ arte e per l’ amore sponsale.
Ma doveva fare i conti con le credenze popolari e l’ ignoranza della gente, ancora oggi si sente l’ eco degli sfottò della gente che al passaggio del prete mormoravano alle spalle:
“Angiolina è sconsolata / che don Diego l’ha lasciata / Agostino poveretto / Ha finito con le pezze / Chi l’altare manomette /Se ne aspetti le saette”
Il promesso sposo di Angiolina, futura moglie di D. Ciolla era il notaio D. Agostino
Il sacerdote artista, fedele alla sua coscienza, chiese di essere dispensato dal sacerdozio, e ridotto allo stato laicale, convolò a nozze con Angiolina, ma la sorte aveva stabilito diversamente. Sia la madre che la figlia morirono lo stesso giorno, e quando vestirono la defunta con il suo abito da nozze, nel corpetto trovarono una pezzolla dove aveva conservato il cardo fiorito, ma macchiato di sangue. La credenza popolare interpretò quel cardo macchiato di sangue come foriero di tristi sciagure. E cosi successe.
Foto corpo testo: paliotto in scagliola policroma di Vincenzo Ciolla - Secolo XVIII [Nativo]

[Cavalletti G.B.M., Il cardo di San Giovanni,  L’autore libri Firenze, 1994]

Giovanni Orsogna

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