Cultura,  Il pane di Montecalvo

Il pane al sapore del tempo antico

Riconoscimento DOP per i forni del paese irpino

[Ed. 24/03/2003] Il pane di Montecalvo merita una gita. Ha ottenuto il riconoscimento Dop ed è inserito tra i prodotti tipici della regione Campania. Non solo, il pane può essere assaggiato (c’e una produzione davvero notevole) con I’olio della zona, e, se si ha la fortuna di arrivare in paese quand’è ancora caldo, con un po’ di sale: una ricetta semplice che permette di riassaporare i gusti di una volta.

Montecalvo Irpino è, però, anche un paese attraente, che offre la possibilità di passeggiare in un centro antico delizioso, ricco di chiese e di resti archeologici e di un maestoso castello dal quale si può godere di un panorama che va dall’Irpinia fino ai contrafforti del Sannio. Spettacolare è, ad esempio, il burrone del “Fosso Palumbo” ricco di grotte, che porta alla chiesa della di Santa Maria. Il piazzale davanti al castello permette di abbracciare con lo sguardo, nelle giornate limpide, la Valle del Miscano con Buonalbergo, Casalbore, Ginestra degli Schiavoni, oppure la Valle delI’Ufita con i centri della Baronia. Ma lo sguardo arriva anche al massiccio del Partenio; chi ha la vista più acuta può scorgere perfino il santuario di Montevergine.

A Montecalvo visse per qualche tempo la duchessa Maddalena Pignatelli, figlia di Pietro Fesenko che fu il consigliere dello zar di tutte le Russie, Nicola II, e che ebbe tra i suoi ospiti anche Mussowsky il quale, si dice, abbia proprio in questo castello trovato l’ispirazione per comporre la sinfonia “Una notte sul Monte Calvo”. Un centro, come raccontano gli storici locali, che ha origini nel mito, ma che comincia la sua “vera” storia nel VI secolo quando venne costruito I’impianto urbano dell’attuale Montecalvo. I longobardi con le loro scorrerie costrinsero la popolazione a spostarsi verso il “castrum” di Monte Romano, un nome con cui nel 1500 si identificava Montecalvo, che secondo lo storico Arcangelo da Montesarchio non era altro che una antica rocca romana abbandonata. Di Montecalvo si hanno molte notizie di interesse storico: ad esempio quelle relative ai sessanta armati che parteciparono alla crociata indetta da Re Guglielmo il Buono e che al ritorno dalla Terra Santa fondarono I’ospedale di Santa Caterina addossandolo al lato Est della cerchia muraria. Oppure quelle del 1132, quando si accampò sotto le mura Re Ruggiero il Normanno in guerra con Rainulfo, conte di Avellino. Feudo dei Portofranco, nella prima meta del XII secolo, poi passò ai Sabrano, agli Sforza e ai Guevara, padroni fino al 1486, anno in cui il feudo passo sotto il diretto governo della regia. Nel 1456, il 5 dicembre, fu distrutto da un terremoto che causò la morte di ottanta persone. La ricostruzione permise il primo sviluppo urbanistico al di là delle mura, che non furono più ricostruite. Giovanni Bosco Maria Cavalletti, e lo storico locale che ha raccolto pazientemente queste e tantissime altre notizie sul centro, raccolte in volume e disponibili anche su Internet.

Pestilenze, guerre, lotte interessarono questa terra legata però anche alla ricca produzione agricola ed al grano che nella Baronia ha un suo punto di forza. Cosi accanto ad una tradizione pastaria, che nulla ha da invidiare a quella nata sulla costa partenopea, resa possibile anche da un’abbondanza d’acqua (e quindi di molini), s’è formata la tradizione della produzione di pane, diventato un prodotto trainante anche per il turismo.

Chi si reca a Montecalvo non manchi di fare visita al vi­cinissimo Ariano Irpino, altro paese tutto da scoprire. [Nativo]

Vito Faenza

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