• Le radio

    Radio Ufita

    Mario Aucelli

    [Edito 31/01/2003] È passato più di un quarto di secolo da quel lontano 26 gennaio 1977, quando cominciò a irradiare su di un vasto territorio dell’Irpinia e del Sannio la prima radio privata della nostra provincia. Fu un’intuizione positiva dei fratelli Santosuosso ed anche la scelta del nome fu appropriata: Radio Ufita. Era il periodo in cui cominciava a decollare l’ex Iveco di Grottaminarda e l’inizio delle trasmissioni fece scalpore. Si cominciò con strutture tecniche artigianali. Di strada, da allora, Radio Ufita ne ha fatta tanta. L’ha ricordato, in occasione dei festeggiamenti per il ventiseiesimo “compleanno” l’attuale direttore responsabile e proprietario, il collega Domenico Santosuosso. La radio montecalvese, che trasmette sulle frequenze di 90,900 e 95,03 MHZ, è seguita in una vasta area dell’Irpinia e del Sannio. Ha varie rubriche e molti estimatori. Tanti validi professionisti montecalvesi, da giovani, hanno praticato Radio Ufita e vi hanno validamente collaborato. Allo stato la conduzione dell’azienda è a carattere familiare. Oltre al direttore Santosuosso vi collaborano la moglie Marisa, che cura i notiziari, ed i figli Attilia e Massimiliano, curatore dei servizi tecnici. Il collega Santosuosso dice che l’azienda, così come strutturata, va a gonfie vele. Un’ombra, però, aleggia sull’attività: “La mancata concessione governativa – dichiara – interessa oltre trecento radio private locali- È pendente un ricorso al Tar. La legge impone alle emittenti l’assunzione di due dipendenti e la trasformazione da ditta individiuale a società di capitali o di persone”. Ciò penalizzerebbe tante piccole attività che sopravvivono grazie all’impegno familiare. Radio Ufita svolge un’importante funzione infomativa locale. Nelle campagne gli anziani, impossibilitati a muoversi, ascoltano con interesse le notizie elaborate dalla bella e brava signora Marisa. Perchè Radio Ufita, ci ha chiesto più d’uno, non riprende a trasmettere, in diretta, i Consigli comunali, come faceva una volta? [Nativo]

  • Cultura,  Editoria

    Crescente interesse per il nuovo edito di G.B.M. Cavalletti

    Francesco Cardinale

    Deliceto FG – Apprezzamento sempre più crescente nei media intorno all’ultima pubblicazione di Giovanni Bosco Maria Cavalletti dal titolo “Tu scendi dalle stelle – A Deliceto come a Betlemme, la grotta che ispirò la pastorale”, edito dalla Claudio Grenzi, novembre 2023. Dopo l’interesse di importanti testate televisive e della carta stampata, come Telenorba e Il Mattino di Napoli, è ora la volta di Rai3 Puglia a chiamare in causa l’autore. Infatti, proprio stamattina è stata registrata l’intervista, presso il Santuario della Consolazione, che potrete seguire giovedì 14 alle ore 07:30 nella rubrica Buongiorno Regione e nel TGR delle 14:00 o 19:30 sul digitale terrestre canale 819. Nel caso vi sfuggisse, cercatela su RaiPlay.
    Sono numerose anche le richieste, giunte agli enti locali, di dove poter acquistare il volume. A tal proposito, in un comunicato stampa si legge: “Questa prima edizione del libro è in distribuzione gratuita da parte del Comune di Deliceto, che ne ha curato la pubblicazione. Si è in attesa di una seconda edizione, che sarà distribuita nelle librerie e nelle più note piattaforme online.”

  • Beni,  Beni artistici e storici,  Restauri

    Cappella Carafa – Il restauro

    La relazione di G. Muollo

    Giuseppe Muollo

    [Edito 11/04/2003] Gentili autorità, eccellenza Reverendissima, Signor Prefetto, Signor Presidente, gentile popolo di Montecalvo Irpino, attraverso un’attenta opera di restauro conservativo stiamo mettendo in risalto le eccellenze che questa chiesa possiede. La cappella Carafa, Il battistero, i capitelli, le acquasantiere, il portale d’ingresso, i dipinti, le sculture, le epigrafi che testimoniano i momenti più importanti e più significativi della storia di questo tempio, come quello che stiamo vivendo questa sera, sono le eccellenze. Abbiamo cominciato con la facciata della cappella Carafa; e questo è solo l’inizio.

    Il lavoro è lungo e richiederà tempi lunghi non solo per la delicatezza dell’intervento ma anche ed essenzialmente per la mancanza di finanziamenti.; abbiamo previsto saggi di scoprimento di intonaci nobili o di dipinture per verificare se in origine le pareti della cappella fossero dipinte o realizzate con una particolare tecnica di intonaco . E’ stato necessario intervenire sulla cappella per due ordini di motivi. Primo perché la cappella, per troppi anni abbandonata a se stessa, aveva subito l’incuria degli uomini ed i guasti del tempo. Era stata violentata in più punti da colature di cemento, da un maldestro sedicente restauro e da stuccature in cemento; l’inserimento poi di una balaustra aveva distrutto due degli stemmi in bassorilievo della famiglia Carafa: il Ramo degli Spina ed il Ramo della Stadera, ed inoltre quattro fori per l’inserimento di un cancello avevano asportato materia nei riquadri contenenti  gli stemmi di famiglia. E’ stato necessario intervenire  per la tutela del Bene predisponendo un progetto che tenesse conto non solo delle lacune, risolte con la ricostruzione artistica in base agli elementi esistenti nel contesto ritenuti sufficienti per poter procede ad una simile operazione ma intervenendo anche nel consolidamento del materiale lapideo molto degradato a causa della pietra, una arenaria porosa e morbida dai risvolti bluastri, di facile lavorazione ma di contro facilmente deperibile.

  • Politica,  Verso le elezioni amministrative dell' 8 e 9 giungno 2024

    Gaetano Parzanese annuncia la propria candidatura a sindaco

    Francesco Cardinale

    Prime avvisaglie di una campagna elettorale che ci condurrà alle elezioni amministrative del 2024
    Montecalvo Irpino AV – Mancano pochi mesi alle elezioni amministrative, la data probabile è quella che va dal 6 al 9 giugno 2024, in concomitanza con le elezioni europee, per il rinnovo del consiglio comunale. Ecco le prime avvisaglie di una campagna elettorale che coinvolgerà oltre tremila cittadini montecalvesi.

    Il primo ad uscire allo scoperto è stato il geometra Gaetano Parzanese che, nella sala adiacente la Chiesa di San Bartolomeo, attraverso la conferenza stampa tenutasi questa sera, ha annunciato la propria candidatura a sindaco.

    Il nome della lista scelto da Parzanese, “Montecalvo Unito”, dovrebbe far capo a un movimento civico fuori dalle logiche partitiche con componenti che si candidano per la prima volta.

    Pazanese, sollecitato dalle domande della moderatrice, ha posto come obiettivi gli annosi problemi che attanagliano da sempre la nostra piccola comunità: viabilità, “siamo fermi agli asfalti di Felice Aucelli”, rete idrica, “un chilometro all’anno e avremmo una tubazione nuova”, turismo, desertificazione e spopolamento in atto, e altre tematiche come la mancanza di confronto politico periodico con i cittadini e l’unità del paese. Alla domanda su un giudizio critico sull’attuale amministrazione, ha preferito defilarsi rimandandolo ai prossimi appuntamenti.

    Al di là di ogni considerazione tecnica, come evidenziato da uno dei presenti, riguardo alla fattibilità di una candidatura a sindaco e alle sue implicazioni, ciò che ha sorpreso, visto l’alto numero di partecipanti, è la viva partecipazione dei montecalvesi al dibattito sulle questioni politiche del paese.

  • Beni,  Beni artistici e storici,  Restauri

    Cappella Carafa – Il restauro

    La relazione di G.B.M. Cavalletti

    Giovanni Bosco Maria Cavalletti

    [Edito 11/04/2003] La cappella nasce nel 1556, nel momento di massimo splendore della famiglia Carafa, per volontà di Giovan Battista I, terzo conte di Montecalvo. La sua costruzione segue di un anno la salita al papato di Giovan Pietro Carafa, Paolo IV, figlio di Giovann’ Antonio di Diomede conte di Maddaloni. Il rapporto di parentela tra il ramo di Montecalvo e quello di Maddaloni parte dai fratelli Antonio Carafa, detto Malizia, padre di Diomede e nonno di Paolo IV, e Tommaso Carafa, avo diretto dei Conti di Montecalvo. Il monumento fu posizionato al centro della navata minore destra della tardogotica chiesa collegiata di Santa Maria Maggiore, divenuta dell’Assunta in occasione dell’ampliamento del capitolo concesso nel 1672 da papa Clemente X su richiesta del duca di Montecalvo Carlo Pignatelli. Esso rappresentò il primo allargamento della navata che solo dopo il decreto del 1693, emanato nella stessa chiesa dal cardinale Vincenzo Maria Orsini, arcivescovo di Benevento e papa, col nome di Benedetto XIII, dal 1724 al 1730, vide l’erezione delle altre due cappelle laterali, attigue alla Carafa e con essa comunicanti dopo che, in esecuzione dello stesso decreto, furono demolite le pareti degli archi laterali interni.

    La Cappella Carafa non nasce come luogo sepolcrale, piuttosto come sorta di ringraziamento, oltre che di ostentazione, sia per il prestigio raggiunto in quel periodo dalla famiglia, sia per la personale ascesa del terzo conte di Montecalvo. Non conosciamo, al momento, il nome dell’architetto autore del progetto. E’ certo che ci troviamo di fronte ad uno straordinario esempio di architettura rinascimentale il quale, insieme alle eccezionali novità di interesse religioso e artistico che, dalla nascita della Parrocchia San Pompilio e dal ritrovamento della sua Mamma Bella, stanno interessando la nostra comunità, inserirà Montecalvo in un vero e proprio percorso turistico-culturale.

  • Beni,  Beni artistici e storici,  Restauri

    Cappella Carafa – Il restauro

    Inizio dei lavori per il restauro della rinascimentale Cappella Carafa nella Chiesa Collegiata di S. Maria Assunta in cielo.

    [Edito 24/01/2003] Il 24 gennaio sono iniziati i lavori per il restauro della Cappella Carafa, gioiello del Rinascimento italiano.
    L’intervento, rivolto ai materiali lapidei del manufatto, è promosso e finanziato dal Ministero per i beni e le attività culturali.
    La committenza è della Soprintendenza B.A.P.P.S.A.D. di Salerno e Avellino.
    Il direttore dei lavori, Dott. Giuseppe Muollo, coadiuvato dal Geom. Flavio Petruccione, guida l’esperta equipe della Ditta di Conservazione e Restauro di opere d’Arte del Dott. Tudor Dincà.
    [Crediti│Testo - sanpompilio.it │Foto - Carlo De Cillis]


  • Beni,  Beni artistici e storici

    La Cappella Carafa

         Ubicazione: Via S. Maria – Chiesa S. Maria Assunta in Cielo – Montecalvo Irpino AV

    La Cappella Carafa nello stato in cui era prima del restauro

    L’ingresso alla cappella Carafa è costituito da un arco in pietra affiancato da due semicolonne scanalate, sormontate da capitelli compositi (ionico e corinzio) e posizionate su basamenti recanti due stemmi gentilizi. Le vele sono finemente decorate da rosette e tralci vegetali; sull’architrave campeggia l’iscrizione inquadrata da motivi decorativi geometrici. L’intradosso ed i piedritti sono elegantemente arricchiti da quindici formelle in pietra che riproducono le insegne araldiche della famiglia Carafa, celebrandone i fasti. Al di sopra dell’arco compare una lapide contenente l’iscrizione relativa all’anno di costruzione della cappella e al nome del committente. Dall’iscrizione posta nella parte superiore dell’arco, si evince che la cappella fu commissionata da Giovan Battista Carafa I, terzo conte di Montecalvo, ed ultimata ne 1556. Si evince, altresì, che fu dedicata al Salvatore. La famiglia Carafa tenne la contea di Montecalvo sin dal 1525 e, negli anni di ultimazione dei lavori della cappella, uno dei esponenti, Giovan Pietro, reggeva il soglio Pontificio con il nome di Paolo IV. La cappella, infatti, di cui resta ignoto l’autore, presenta caratteri stilistici tipici dell’architettura rinascimentale della Roma papale. Di recente è stato pubblicato un saggio sulla cappella Carafa ad opera dello studioso israeliano Yoni Ascher dell’Università di Haifa, il quale considerando la forma e lo stile della cappella, la riconduce all’architettura di Francesco di Giorgio Martini, ai suoi impianti nella città di Urbino e, non da ultimo, all’influenza esercitata da questi, noto per le sue architetture militari, su quella religiosa del XVI secolo a Napoli e la di cui forma suggerisce allo studioso un confronto con la cappella Chigi di Raffaello a Roma. Per quanto concerne la decorazione scultorea, invece, l’opera si inserisce nell’ambito della produzione plastica napoletana di primo Cinquecento ed è riconducibile alla bottega dei Malvito, Tommaso e Giovantommaso, scultori lombardi provenienti da Como ed approdati a Napoli nell’ultimo quarto del XVI secolo. Nel 1508 quella stessa bottega portava a termine ciò che gli storici dell’arte definiscono il principale cantiere artistico napoletano del primo decennio del Cinquecento, il Succorpo del Duomo, la cappella funeraria dedicata a S. Gennaro in cui erano state traslate da Montevergine le reliquie del Santo
    [Crediti│Testo - Catalogo dei Beni Culturali │Foto - Antonio Cardillo]

    Commissionata da Giovan Battista Carafa, terzo Conte di Montecalvo, la cappella è a pianta ottagonale con alle pareti stemmi nobiliari e finte finestre. Essa è preceduta da un portale in pietra realizzato in marmo scolpito (cm.580), che presenta due alti basamenti sui quali sono applicati rilievi dello stemma della famiglia Carafa. Addossate alla parete, ai due laterali del portale , vi sono due colonne, il cui fusto è scanalato e rudentato. I capitelli sono compositi e presentano foglie di acanto, nella parte bassa, e, nella parte alta, due ampie volute, su cui è poggiato un cordolo con al centro un volto di putto. Sulla trabeazione, composta da modanature a dentelli e decorazioni di petali stilizzati, è presente l’iscrizione “ECCE SALVATOR MUNDI”. Notevole anche la balaustra della cappella, di epoca più recente, e l’altare posto sulla parete di fondo.
    [Crediti│Testo - CTC Centro turismo culturale]
     

    Redazione

  • Beni,  Beni artistici e storici

    Palazzo Caccese

    Palazzo Caccese – Dopo la conclusione dei lavori di restauro.

    Si tratta di un palazzotto nobiliare, a due piani, in corso di restauro. Esso presenta semplici volumi con fascia basamentale in pietra e paraste sui cantonali. Notevoli il portale centrale in pietra e le cornici sulle finestre al primo piano. L’edificio è rivestito di un intonaco di colore salmone.

    [Crediti│Testo - CTC Centro turismo culturale]

    Redazione

    [Bibliografia di riferimento]
    [Cavalletti G.B.M. Montecalvo dalle pietre alla storia, Poligrafica Ruggiero, Avellino, 1987]
    [AA.VV., Progetto Itinerari turistici Campania interna: la valle del Miscano, Volume 1 , P. Ruggiero, Avellino, 1993]

  • Beni,  Beni artistici e storici

    Palazzo De Marco

    Il palazzo è la residenza dei De Marco, illustre famiglia, residente a Montecalvo fin dal XVI secolo, che annoverò tra i suoi componenti numerosi notai e giuristi. All’edificio si riconosce una duplice datazione in quanto il suo impianto tipologico e distributivo risale al XIX secolo, mentre ad elementi quali i portali, le cornici in pietra delle finestre o i balconi in pietra lavorata sembrano settecenteschi se non tardorinascimentali. Diversamente da quanto accadde a molti altri palazzi della zona, le strutture di Palazzo De Marco resistettero molto bene ai terremoti che si abbatterono in zona negli anni 1930, 1962 e 1980. Sul portale d’ingresso, posto sul vico De Marco, è un monumentale stemma sul concio di chiave, recante la data A.D.1569. L’edificio, che é stato oggetto di recenti restauri, è stato destinato a sede della biblioteca di economia e dell’archivio personale del prof. De Marco, preside della facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Napoli.
    [Crediti│Testo - CTC Centro turismo culturale]

    Redazione

    [Bibliografia di riferimento]
    [Cavalletti G.B.M. Montecalvo dalle pietre alla storia, Poligrafica Ruggiero, Avellino, 1987]
    [AA.VV., Progetto Itinerari turistici Campania interna: la valle del Miscano, Volume 1 , P. Ruggiero, Avellino, 1993]

  • Beni,  Beni artistici e storici

    Palazzo Siniscalchi

    Il Palazzo che dal chiassetto Cassese domina il rione Trappeto fu la dimora della famiglia Siniscalchi che, a partire dalla prima metà del 1700, si trasferì a Montecalvo da Ariano dove era giunta in precedenza da Salerno. La particolarità di questo palazzo è la presenza di una scultura in pietra di età altomedioevale (X secolo) proveniente dalla chiesa di Sant’Angelo. Interpretata come la rappresentazione cristiana del Bene e del Male, la scultura raffigura un leone rampante dalla doppia pupilla, ritratto mentre sbrana un essere umano.
    [Crediti│Testo - CTC Centro turismo culturale]

    Redazione

    [Bibliografia di riferimento]
    [Cavalletti G.B.M. Montecalvo dalle pietre alla storia, Poligrafica Ruggiero, Avellino, 1987]
    [AA.VV., Progetto Itinerari turistici Campania interna: la valle del Miscano, Volume 1 , P. Ruggiero, Avellino, 1993]