Beni artistici e storici
-
La scultura della Madonna Addolorata
Il volto dolente è quello di una giovane donna, caratterizzato dalla chioma fluente raccolta sulla nuca e dallo sguardo rivolto verso l’alto, in segno di estrema sofferenza; la bocca socchiusa conferisce alla scultura un ulteriore segno di muto dolore.
La testa appartiene ad un manichino perduto raffigurante la Madonna Addolorata ed è stata rinvenuta, insieme alle mani, il 16 marzo del 2001 a Montecalvo Irpino, durante i lavori per il restauro della casa natale di San Pompilio Maria Pirrotti. Nella stessa occasione vennero alla luce anche due statue raffiguranti, rispettivamente, la Madonna con Bambino e San Lorenzo. Non si conosce ancora la causa dell’occultamento dei tre pezzi nel sottoscala della casa del Santo anche se le fonti, facendo riferimento al terremoto del 1930, parlano dell’abbattimento della chiesa del SS. Corpo di Cristo e del trasferimento del San Lorenzo in casa Pirrotti. E’ ipotizzabile che quel che resta del simulacro della Madonna Addolorata, o fosse già custodito in casa perchè rovinato, o facesse parte dell’arredo della cappella di San Lorenzo nella chiesa del SS. Corpo di Cristo, e quindi fosse anch’essa di proprietà della famiglia Pirrotti.
[Crediti│Testo - Catalogo dei Beni Culturali │Foto - Franco D'Addona]
Redazione
[Bibliografia di riferimento]
[Cavalletti G.B.M. I teschi che parlarono di Dio, Arti Grafiche Di Ieso, Casalbore AV, 2005] -
Il Murale di via P. Marciano Ciccarelli già via Maddalena
Il murale, a soggetto unico è tra i più grandi in Italia, ricopre il muro di cinta dell’antico bosco dei frati minori, che si estende per 510 mq. L’opera illustra le vicende della comunità montecalvese dalle origini fino alla seconda metà del 1600 ed è stata realizzata, con uno splendido intreccio tra mito e storia, dagli artisti Lavinio Sceral, Lello Sansone, Michele Giglio e Renato Criscuolo, coordinati dal critico d’arte Maria Russo. La prima figura mitica rappresentata è lo ” scazzamariello”, un dispettoso folletto che, secondo la tradizione popolare, ha il potere di defecare oro. Altro soggetto è la “pacchiana”, cioè la donna con il tipico costume montecalvese, simbolo di una civiltà scomparsa o, comunque, profondamente trasformata (cfr. scheda 13 del comune di Montecalvo Irpino). Ancora, si scorge la rocca romana, sorta durante le guerre sannitiche e destinata a diventare il castello di Montecalvo. Sono inoltre rappresentate la dea Mefite e le leggendarie Janare (streghe). Queste ultime, in piena tempesta, si radunavano per danzare intorno al famoso noce di Benevento, recitando la formula magica : “sott’acqua e sott’a bbientu sott’a la noce di bbinivientu” (sott’ acqua e sotto vento sotto il noce di Benevento). Un’altra scena è ambientata in contrada Malvizza : qui un oste malvagio serve carne umana ai malcapitati avventori e Satana, concorrente nel male, o Cristo, sdegnati da tanta efferatezza, inabissano la taverna nelle viscere della Terra da dove sarebbero sorte le malefiche bolle. Un altro soggetto del murale è la terribile peste che si abbatté sull’intero regno di Napoli nel 1656. Il viaggio tra la Storia ed il Mito di Montecalvo si conclude ad Oriente : “le esperienze guerresche degli antichi crociati e l’arrivo della cultura araba, filtrata nelle esperienze dei Pugliesi immigrati a Montecalvo dopo la peste del 1656, si tramandano in segni di pietra scolpiti sui noti portali che la magica lanterna di Aladino trasforma in un dolce paesaggio orientale”. Infine, l’opera si conclude con un portale che si apre al futuro, segno cioè che la storia continua. Tutte le scene rappresentate sono unite da un tappeto rosso volante.
[Credit│Testo - CTC Centro turismo culturale] [Correlato nel sito]
Giovanni Bosco Maria Cavalletti
[Bibliografia di riferimento]
[AA.VV., Progetto Itinerari turistici Campania interna: la valle del Miscano, Volume 1 , P. Ruggiero, Avellino, 1993] -
Il Crocifisso ligneo nella Chiesa di S. Antonio da Padova
Redazione
Posto sul mobile da sagrestia, il crocifisso è di ottima fattura ed in buono stato di conservazione. Cristo è rappresentato, secondo l’iconografia tradizionale, con la testa reclinata sulla spalla destra, il corpo chiaramente segnato dal martirio e perizoma in vita. Il bene è tutelato Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Salerno e Avellino. Datazione: XVII secolo (1668)
[Credit│Testo - CTC Centro turismo culturale │Foto - Catalogo dei Beni Culturali]
-
Il Palazzo Pirrotti
Il Palazzo Pirrotti in Montecalvo ha un’importanza rilevante per un duplice ordine di motivi. Il primo è rappresentato dall’evidente valore storico-artistico dell’edificio, testimonianza di una tipologia fondamentale per lo sviluppo urbanistico del paese, cioè quella del palazzo signorile. Il secondo, prettamente storico, é legato all’importanza dell’edificio come residenza della famiglia Pirrotti, di stanza a Montecalvo dalla fine del XV all’inizio del XX secolo. In questo palazzo, infatti, ha avuto i natali, il 29 novembre 1710, Pompilio Maria Pirrotti, elevato agli altari per la sua intensa attività di insegnamento e di apostolato. Annessa al palazzo é la moderna chiesa, dedicata al santo, ricavata in età fascista nei locali al pianterreno, mentre tra la chiesa ed il cortile é ubicato il suo archivio. Rimaneggiato nel tempo, l’edificio conserva il suo elemento più caratterizzante e cioé l’antico portale con arco a tutto sesto, in pietra, definito, come i piedritti, da una successione di conci ben lavorati, aventi due diverse lunghezze e disposti alternativamente. Tangente in sommità corre un’alta fascia bianca di coronamento, interrotta al centro dallo stemma della famiglia Pirrotti realizzato anch’esso in pietra. Lo stemma raffigura una donna con i capelli raccolti da un nastro e spioventi sulle spalle, che reca una torcia accesa nella mano destra ed un ramo con cinque rose nella sinistra. La figura é completata da bande bicolori che corrono al di sotto della figura e da due ali che sovrastano la medesima a mò di corona.
Il simbolismo dello stemma dovrebbe essere interpretato come un riferimento alle origini del nome “Pirrotti”, cui si riconosce un legame con Pirro, del quale é richiamato il breve dominio in Macedonia ( rappresentato dalle cinque rose che indicherebbero i cinque anni di regno) mentre la torcia richiamerebbe la radice greca “pur” (=fuoco) in corrispondenza con il nome Pirrotti. Sul resto della liscia facciata intonacata emergono alcune lapidi apposte come tributo al santo. Il portale, chiuso da un solido battente in legno, immette nel cortile interno anch’esso appartenente all’originario impianto. Sugli architravi dei portali è possibile leggere due motti araldici della famiglia Pirrotti: “Nobiliora altiora petunt” e ” Potius mori quam foedari”. Originale è, altresì, il pavimento della stanza dove nacque il Santo, conservato sotto il tetto dell’edificio. Altra parte superstite è quella dei sotterranei, costituiti da vani aperti nel tufo grezzo, adibiti a cantine, su cui poggiano le fondamenta della casa.
Redazione
[Bibliografia di riferimento]
[Cavalletti G.B.M. Montecalvo dalle pietre alla storia, Poligrafica Ruggiero, Avellino, 1987]
[AA.VV., Progetto Itinerari turistici Campania interna: la valle del Miscano, Volume 1 , P. Ruggiero, Avellino, 1993] -
Il Palazzo Peluso e gli affreschi settecenteschi
Francesco Cardinale
Il Palazzo Peluso–Ciampone–De Juliis, o ciò che ne rimane, rappresenta uno dei beni di maggior prestigio a Montecalvo Irpino. Nonostante sia sottoposto al vincolo della “Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio” e sia stato dichiarato “Monumento nazionale”, una parte dell’edificio è stata demolita in seguito al terremoto del 1980. Oltretutto, pare che manchi il tetto, l’usura del tempo continua a causare danni significativi.
Questo palazzo, caratterizzato da un’estetica impeccabile, fu progettato dall’architetto e ingegnere Giulio Buratti. Purtroppo, a causa dello sconsiderato abbattimento di una porzione, come riportato appena sopra, si sono irrimediabilmente persi elementi di grande valore, tra cui affreschi settecenteschi che erano conservati in alcune sale e nella cappella privata. [Foto – Giovanni Bosco Maria Cavalletti] -
URBINO e MONTECALVO
Un gemellaggio di arte e fede
Antonio Stiscia
Castello Pignatelli di Montecalvo [Ed. 00/09/2008] Nel corso degli scavi per il restauro architettonico del Castello Comitale e di poi Ducale di Montecalvo Irpino,è venuta alla luce una bellissima trabeazione di un portale cinquecentesco,con la seguente scritta: HOMO HOMINI DEUS. I caratteri della scrittura sono riconducibili allo stesso periodo e/o mano della scritta sul portale e sulle trabeazioni interne della Ottagonale Cappella Carafa sec. XVI sita all’interno della Collegiata di Santa Maria Assunta sec. XV eretta all’interno della gran corte superiore del castello dei Conti Carafa di Montecalvo e poi dei Duchi Pignatelli di Montecalvo,ultimi feudatari. La scoperta di questa iscrizione apre nuovi scenari nella ricerca storica e artistica del paese che si connota per molti evidenti rapporti con il ducato di Urbino.
Il professor Ascher dell’Università di Haifa ha compiuto un lavoro encomiabile sulla Cappella Carafa di Montecalvo, mantenendo quella necessaria e corretta condotta scientifica che esula dalle certezze attributive lasciando aperto il campo a nuove teorie e a nuove scoperte. Con la necessaria umiltà mi appresto a dire la mia opinione su alcune questioni,confortandole con dati e immagini,al sol fine di dare un contributo di conoscenza.
Cappella Carafa sec. XVI (Federico Zuccari ?) Di pianta ottagonale e sormontata da una cupola (ormai scomparsa) la Cappella per l’essenzialità delle forme e il sapiente uso della pietra di roseto è veramente un piccolo gioiello dell’arte rinascimentale. L’accostamento chiaroscurale delle pietre e degli intonaci bianchi,in pareti prive di affreschi, riconducibile alle genialità degli architetti fiorentini,trova in Michelangelo il suo migliore e più straordinario esempio.Prediletto di Papa Giulio II della Rovere ( Della Rovere Duchi di Urbino) per il quale affrescherà la volta della Cappella Sistina,realizzerà numerose opere architettoniche,anche con gli altri Papi succedutesi nel tempo,fino ad arrivare a Papa Paolo IV (Giovan Pietro Carafa) con il quale ebbe un difficile rapporto,tanto che questi gli preferì Federico Zuccari, anche per il completamento della Cappella Paolina,scegliendo un urbinate,memore della valentìa dimostrata al servizio dell’amico Papa Farnese,di cui se ne sentiva continuatore,tanto da assumerne il nome pontificale. Lo Zuccari, come tutti gli artisti del tempo vedeva in Michelangelo un vero geniale maestro tanto che le sue opere architettoniche e pittoriche si possono collocare nel pieno manierismo. Non va dimenticato il profondo rapporto intercorrente tra la famiglia Farnese e Carafa. Alessandro Farnese già arcivescovo di Benevento,allorché divenne Papa col nome di Paolo III,in uno dei primi concistori nominò Giovan Pietro Carafa ,Cardinale. Papa Farnese fu il Papa dell’arte e del bello,seguì le orme di Giulio II e affidò a Michelangelo grandi opere e l’affresco del Giudizio Universale,nel mentre si servì dei fratelli Taddeo e Federico Zuccari per le opere di carattere pittorico-architettonico,dei palazzi di famiglia.
-
La Madonna dei Rosari della Chiesa Abbaziale di San Nicola di Corsano
Antonio Stiscia
[Ed. 00/12/2008] La tela della seconda metà del 500 ricalca la composizione piramidale di quasi tutte le opere dello stesso periodo e con lo stesso tema.
Il quadro ha una sua unicità per la presenza di più rosari,certamente di corallo.
La parte superiore del quadro vede,a sinistra, la presenza di un Angioletto tra le nuvole e che sovrasta 2 boccioli di rosa offerenti 2 rosari,quasi a indicare i personaggi della Chiesa a cui si deve la nascita e proliferazione del culto del Santo Rosario:
Papa Pio V (Antonio Michele Ghislieri),rappresentato con la barba e la Tiara, Pontefice dal 7 Gennaio 1566 al 1° Maggio 1572 .
Appartenente all’Ordine Domenicano,già Vescovo sotto il Pontificato di Papa Paolo IV Carafa , che ne apprezzava la integrità morale,fu un Papa rigido e combatté la corruzione , la mondanità e il nepotismo.
Al suo ingegno in politica estera,si deve la nascita della Lega Santa contro i Turchi,sconfitti definitivamente, nella celeberrima Battaglia di Lepanto del 7 Ottobre 1571,che da quel giorno divenne “Festa di Santa Maria della Vittoria “( Bolla Salvatoris Domini-1572),successivamente Festa del SS. Rosario.
-
Il Palazzo CACCESE
[Ed. 00/00/0000] Il Palazzo Caccese, costruito nella seconda metà del secolo XVII, è ubicato in angolo tra il Corso Vittorio Emanuele, ove affaccia l’ingresso principale e la Piazza Vittoria (ex Piazza del Purgatorio). Notizie documentate della famiglia Caccese risalgono al 1656 quando si attesta la presenza di Carlo Caccese, Sacerdote durante la peste. Dell’intero edificio oggi resta in piedi la porta costituita dal portale con il sovrastante balcone centrale e da uno laterale. [Nativo]
Redazione
-
Palazzo Pignatelli: 2 milioni di euro per il restauro
[Ed. 15/06/2005] Montecalvo Irpino AV – Via libera dalla Regione Campania all’approvazione dell’intervento “Restauro e recupero del palazzo Pignatelli“ proposto dal Comune di Montecalvo Irpino e adesso inserito nel progetto integrato-itinerario culturale “Regio Tratturo di Avellino“.
L’ente di Palazzo Santa Lucia valuta positivamente l’iniziativa di riqualificazione del valore economico di circa 2milioni di euro (risorse Por- misura 2.1). Adesso, con il parere favorevole del nucleo di valutazione regionale, l’opera, si precisa sul burc di lunedì 13 giungo, sarà inserita all’interno dello strumento di programmazione negoziata. Si tratta di interventi di restauro del castello ducale Pignatelli attraverso opere di miglioramento statico ed opere funzionali finalizzate alla realizzazione di un museo delle attività culturali e produttive con sale di esposizioni temporanee e permanenti.
L’impostazione dell’intervento riflette a pieno le tematiche individuate dal Por in particolare nella conservazione e nella valorizzazione del patrimonio storico-culturale al fine di creare condizioni favorevoli all’innesco di processi di sviluppo locale. Il tutto mediante la promozione di iniziative imprenditoriali multidirezionali nonché giuste condizioni per l’attrazione di capitali privati.
L’intera opera è in sintonia con l’idea forza del progetto integrato territoriale che volge essenzialmente alla costruzione di un itinerario turistico-culturale orientato alla valorizzazione dell’intreccio unico tra gli aspetti naturalistici, storici e archeologici del paesaggio irpino. L’obiettivo primario è la messa in produzione delle ricchezze culturali presenti nell’intero ambito territoriale interessato dal percorso del Regio Tratturo, ma anche delle vicine aree archeologiche (Aeclanum-Aequum Tuticum) e della fitta rete di parchi naturali e aree protette presenti lungo la dorsale Appenninica cui si rivolge il progetto Appennino Parco d’Europa. L’itinerario inoltre enfatizza il ruolo dell’Irpinia nord-orientale quale centro ideale di un percorso che unisce tra loro due importanti luoghi della fede, relativi alla figura di San Pio (S. Giovanni Rotondo e Pietrelcina). [Nativo]
[Credit│Denaro.it]
Redazione
-
Il Palazzo Peluso
Montecalvo Irpino AV – Corso Vittorio Emanuele
Il palazzo Peluso appartenne in precedenza alla famiglia Ciampone, che abitò a Montecalvo già nel XVI secolo. I Peluso, famiglia di famosi avvocati, abitarono invece a Montecalvo a partire dalla seconda metà del XVII secolo, stabilendosi in quella dimora che nel XVIII secolo fu dotata dell’attuale assetto. Venduto di recente alla famiglia De Julis, esso é stato successivamente e per ben due volte ceduto ad altri. Allo stato attuale, purtroppo, esso non è conservato nella sua integrità in quanto subì una parziale demolizione sul lato che va verso via S. Antonio. Tra gli elementi superstiti della facciata sul corso Vittorio Emanuele è l’ingresso, a sagoma mistilinea, inquadrato da un ricco portale in pietra scolpita. Esso è reso particolare dalla presenza di cornici con numerose modanature e, ai lati, di paraste impostate su un alto zoccolo e terminanti in un capitello scolpito con volute aggettanti. Volute più schiacciate rendono articolato il portale nella sua definizione laterale. Tangente ad esso è il balcone del piano nobile, che ha un profilo leggermente arcuato e circondato anch’esso da cornici modanate. In sommità, impostato su paraste laterali, è un accenno di timpano ricurvo, che si interrompe al centro per fare spazio allo stemma in pietra della famiglia Peluso. Oltre il suddetto balcone, l’originale facciata presentava una serie di otto balconi, in corrispondenza dei quali erano poste rispettivamente delle finestrelle quadrate con relative cancellate. Tra gli spazi interni sono superstiti le cantine estese per tutta l’area del palazzo. Particolare elemento di pregio è la presenza di affreschi settecenteschi conservati in alcune sale e nella cappella privata del palazzo. Parte dell’edificio è stata demolita dopo il sisma del 1980.[ Correlati: Nel Sito / Sul Web]
Redazione
[Bibliografia di riferimento]
[Cavalletti G.B.M. Montecalvo dalle pietre alla storia, Poligrafica Ruggiero, Avellino, 1987]
[AA.VV., Progetto Itinerari turistici Campania interna: la valle del Miscano, Volume 1 , Poligrafica Ruggiero, Avellino, 1993]