• Cronaca

    Amante conteso

    [Ed. 28/03/2004] Montecalvo, Irpino AV – Rissa per amore. Un uomo, conteso tra la moglie, la giovane amica e le sorelle. Lui A.B. quarantenne impiegato, F.P. lei pari età imprenditrice, l’altra A.G ventiquattrenne studentessa, le sorelle P.G. O.G. ventenni impiegate. I fatti si sono svolti ieri mattina in un forno del paese dove F.P. si era recata per parlare con il padre dell’amica del marito e capire se le insistenti voci che giravano in paese avessero un minimo di fondatezza. Mentre la donna parlava con il padre della ventiquattrenne dal retro del forno sono uscite le tre sorelle. La donna ha cercato di parlare con A.G, ma questa con l’aiuto delle sorelle ha aggredita F.P. con calci, pugni ed è stata ferita anche con un oggetto tagliente visto che alla fine la donna mostrava anche piccoli tagli sul corpo. La donna dopo aver subito la furia delle tre giovani ventenni è stata prontamente trasportata all’ospedale di Ariano Irpino dove è stata curata e medicata dagli operatori del pronto soccorso. Dopo le cure ed una prognosi di dieci giorni F.P. è ritornata a casa. Una storia che ha destato molti pettegolezzi nel piccolo centro ufitano. La donna ha anche sporto denuncia presso i carabinieri della locale stazione dei carabinieri che ora apriranno un’indagine per accertare bene le varie responsabilità dei vari protagonista dell’incresciosa vicenda.
    Insomma una vicenda che va dal tragico al comico e che ha fatto parlare per tutta la giornata il paese. Difatti le protagoniste di questa incresciosa vicenda sono tutte molto conosciute a Montecalvo e c’è da scommettere che saranno in molti che correranno oggi nella prima ricevitoria a giocarsi i numeri al lotto. Non si sa mai che dalle botte per amore possa nasce anche una clamorosa vincita. Magari per rendere più “piacevole” un episodio che non smentisce la regola: mai entrare negli affari amorosi di una coppia altrimenti… ora sappiamo tutti come va a finire. [Nativo]

    Corriere dell’ Irpinia

  • Cronaca

    Montecalvo, scompare casalinga

    [Ed. 12/02/2004] Montecalvo Irpino AV – C’è apprensione in paese per l’improvvisa scomparsa di una donna di circa 40 anni. Alessandra Pisano sono alcuni giorni che manca da casa e nessuno dei familiari sa spiegarsi che fine abbia fatto. L’ultima volta, secondo alcuni testimoni, sembra che sia stata vista all’ufficio postale mentre ritirava dei risparmi depositati sul libretto postale. La donna non è la prima volta che fa gesti del genere e questo è un elemento che lascia pensare ad un allontanamento volontario che già nell’autunno del 1998 aveva lasciato l’abitazione per diversi giorni per poi essere ritrovata in un albergo di Napoli. Allora si occuparono di lei tutti i media locali. In un’altra occasione fuggì di casa e fu ritrovata in un noto locale della riviera romagnola mentre ballava. La donna soffre di uno stato depressivo al punto che fino a qualche tempo fa era stata ospitata nella SIR (Struttura Intermedia di Riabilitazione) di Montecalvo. Sono stati proprio gli operatori del centro a segnalare l’assenza di Alessandra che, nonostante abbia lasciato la struttura da alcuni mesi perché ritenuta idonea alla vita in un proprio alloggio, sistematicamente si recava alla SIR per ricevere la terapia farmacologica antidepressiva. Spesso rimaneva anche per il pranzo e si intratteneva durante le ore pomeridiane. Poi, all’improvviso, non è stata più vista. In un primo momento nessun allarme perché la cosa era ritenuta quasi normale, poi, con il passare dei giorni, è cresciuta la preoccupazione. Intanto all’immotivata scomparsa da casa di Alessandra si aggiunge un’altro dramma: alcuni giorni fa è scomparso l’anziano padre, ultimo parente prossimo della donna. Alessandra a questo punto, in giro chissà dove per l’Italia, non sa della morte del padre. Si tratta di una donna magrissima alta circa un metro e ottanta, capelli ed occhi castani, taglio dei capelli cortissimo, spesso fuma una sigaretta senza mai toccarla con le dita. In queste ore la si sta cercando ovunque [Nativo]

    Corriere dell’ Irpinia

  • Beni,  Beni artistici e storici,  Cultura

    Il murale di via Maddalena

    [Ed. 18/12/2001] Il muro di cinta di Via Maddalena, che si estende per 510 mq, e’ interamente affrescato con uno dei murali a soggetto unico piu’ grandi d’Italia. In un affascinante intreccio tra Storia e Mito, sono narrate le vicende della comunita’ montecalvese dal suo nascere fino alla seconda meta’ del 1600.

    Coordinati dal critico d’arte Marisa Russo, hanno dato vita al murale gli artisti Lavinio Sceral, Lello Sansone, Michele Giglio e Renato Criscuolo. Agganciato al rosso tappeto volante, elemento d’unione dell’intera narrazione murale e’ lo “scazzamariello”, prima figura mitica rappresentata. Secondo la tradizione popolare, il dispettoso folletto ha il potere di defecare oro.

    La “pacchiana” cioe’ la donna con il tipico costume montecalvese, rappresenta la sintesi tra Storia e Mito in quanto pur essendo figura reale, e’, ormai, simbolo di una civilta’ scomparsa e profondamente trasformata. In un turbinoso cielo squarciato dai lampi si erge la rocca romana sorta durante le guerre sannitiche e divenuta, successivamente, il castello di montecalvo. Spettri alla ricerca delle nordiche radici, i soldati longobardi vi si aggirano smarriti.

    Mefite, nauseabonda, personificazione delle stomachevoli esalazioni, dea effettivamente adorata presso la Malvizza di Montecalvo dagli antichi Sanniti e dagli stessi Romani, ispira una sorta di fusione tra religione e magia.

    Le leggendarie “Janare” (streghe) che tanta fortuna ebbero nell’area beneventana, trovarono terreno fertile nel contesto culturale montecalvese. La tempesta creava le condizioni ottimali perche’ potessero radunarsi per danzare intorno al famoso noce di Benevento : ” sott’acqua e sott’a bbiento sott’a la noce di bbinivientu” (sotto acqua e sotto vento sotto il noce di Benevento) e’ la formula magica pronunciata dalla Janara prima di spiccare il volo. In contrada Malvizza e’ ambientata la scena dell’oste malvagio, che l’avidita’ sta trasformando in bestia. Egli serve carne umana, meglio ancora di bambini, ai malcapitati avventori. Satana concorrente nel Male, o Cristo, sdegnato da tanta efferatezza, inabissano la taverna nelle viscere della Terra da dove sarebbero sorte le malefiche bolle.

    La dea Diana, storicamente adorata in territorio montecalvese e ritenuta nel Medioevo protettrice delle partorienti, rappresenta la difesa della vita calpestata dall’oste maligno. Il beato Felice da Corsano, nell’evidente smaterializzazione, e’ l’antitesi del crudele oste di contrada Malvizza: mentre questi e’ trasformato in bestia dalla materia, l’asceta e’ spiritualizzato dal misticismo. L’integrazione del dinamismo germanico con la cultura romana attraverso la mediazione cristiana, da corpo alle umbratili figure dei Longobardi invasori ed i crociati, insieme al radioso rosone gotico, diventano il simbolo della nuova Europa. Sullo sfondo l’ospedale di S.Caterina, fondato a Montecalvo dagli stessi Crociati.

    La terribile peste del 1656 che violenta si abbatte’ sull’intero regno di Napoli e’ il motivo ispiratore della penultima scena. Il dolore umano, che sovrasta ogni cosa, accomuna quella tragica occasione a tutte le altre sventure, soprattutto terremoti, che nel corso dei secoli sono state causa di lutto.

    Il viaggio del tappeto volante si conclude in Oriente, che non e’, pero, ricercato lontano nello spazio inserendosi senza fratture tra la Storia ed il Mito di Montecalvo. Anche in questa scena, che sembra la piu’ fantastica di tutte, col Mito si alterna la Storia: le esperienze guerresche degli antichi crociati, l’arrivo della cultura araba filtrata nelle esperienze dei Pugliesi immigrati a Montecalvo dopo la peste del 1656, si tramandano in segni di pietra scolpiti sui noti portali che la magica lanterna di Aladino trasforma in un dolce paesaggio orientale. Il sekoma l’antichissima mensa ponderaria presente a Montecalvo da tempo immemorabile, da misura granaria si trasforma in misura del tempo che non cancella il passato. Un portale che si apre al futuro, e’ il segno che la Storia continua. – “Progetto Itinerari Turistici Campania Interna. La Valle del Miscano, Volume 1°” Poligrafica Ruggiero, Avellino, dicembre 1995

    Giovanni Bosco Maria Cavalletti
    Nell’ agosto 2011, Angelo Siciliano, scrittore e ricercatore montecalvese, preso visione della pagina sopra ha invitato, la direzione del sito, di aggiungere quanto segue:

    I murales di Montecalvo Irpino furono realizzati, nell’autunno 1988, su iniziativa e proposta di Angelo Siciliano all’amministrazione comunale, guidata allora dal sindaco Felice Aucelli. Nell’estate del 1988, dopo la pubblicazione de “Lo zio d’America” ad Avellino, l’editore Nunzio Menna invitava Angelo Siciliano e sua moglie, Maria Paparo, a far parte della giuria che valutava le opere realizzate da un gruppo di pittori muralisti campani, coordinati dalla signora Marisa Russo di Napoli, a Piano Vetrale (Sa) e a Castelvolturno (Ce). Alcuni di quegli artisti avrebbero realizzato, nello stesso periodo, dei murales a Montefalcone (Bn). Constatata la buona qualità di quei murales, Angelo Siciliano faceva la proposta verbale al sindaco Aucelli, che allertava alcuni assessori e vice assessori, i quali si recavano a visionare quei dipinti. Poiché la cosa piacque, fu contattata la signora Marisa Russo, alla quale Angelo Siciliano suggeriva che si sarebbero potuti dipingere dei miti attinti anche da “Lo zio d’America”. Si trattava poi solo di scegliere se realizzare dei murales singoli, sui muri delle case ubicate nei punti strategici del paese, o una lunga striscia di murales, come poi fu fatto, sul muro del giardino del convento dei francescani. A fine agosto, Angelo Siciliano salutava tutti e partiva per tornare a Trento, città in cui vive dal 1973.[Nativo]

    Angelo Siciliano

  • Cronaca

    Malore per tre giovani

    [Ed. 27/01/2004] Montecalvo Irpino AV – Nessuna intossicazione da “acquabomber” nel piccolo centro ufitano di Montecalvo Irpino. L’allarme era scattato quando l’altra sera tre giovani amici, dopo una cena, hanno dovuto far ricorso alle cure dei sanitari del nosocomio arianese per un sospetto avvelenamento.
    I tre giovani, tutti originari e residenti a Montecalvo Irpino, dopo il controllo in ospedale hanno fatto tranquillamente ritorno alle proprie abitazioni. Stando ai fatti pare che i tre si siano sentiti male dopo una cena tra amici svoltasi sabato sera in un’abitazione di Montecalvo. Alla cena sembra che via abbiano preso parte anche altre persone che non hanno avvertito nessun malore. Gli altri amici, preoccupati, hanno trasportato i tre al vicino nosocomio di Ariano.
    Dopo un’accurata visita hanno fatto regolarmente ritorno a casa. Dell’accaduto è stata informato il commissariato di polizia di Ariano Irpino diretto dal vice questore Gaetano Frongillo.
    Secondo fonti ben attendibili, comunque, la cosa sarebbe solo un fuoco di paglia. Infatti gli agenti pare che abbiano escluso qualsiasi ipotesi di intossicazione da “acquabomber”. Probabilmente alla base del malore c’è stata solo una cena molto abbondante [Nativo]

    Corriere dell’ Irpinia

  • Eventi

    E’ iniziata la fiera di S. Caterina

    [Ed. 21/11/2004] Montecalvo Irpino AV – Il bel tempo e la giornata particolarmente soleggiata ha favorito l’evento fieristico. I visitatori, a cominciare dalle prime ore dell’alba, hanno invaso stand e vie del paese. In fin dei conti, un buon successo dovuto anche alla volontà dell’ amministrazione di rivalutare la fiera. In realtà, per la prima volta, gli organizzatori, hanno allestito stand degustativi e promosso convegni e mostre. Da segnalare, a questo proposito , la mostra della comunità montana nell’ex edificio scolastico di rione Fano ed il convegno al cinema Pappano : “Il pane: storia, tradizione e religione” che si terrà oggi 21 novembre alle ore 17,30. [Nativo]

    Francesco Cardinale

  • Eventi

    La fiera di Santa Caterina

    [Ed. 01/12/2004] Montecalvo Irpino AV – La fiera da sempre, ha rivestito un ruolo importante nel contesto socio-economico per la nostra comunità, peccato che le tante occasioni non hanno ricevuto l’attenzione necessaria per dare alla fiera un marchio in uno o più settore, che la rendessero particolare e attrattiva.
    Quest’anno penso per la prima volta dal dopoguerra, un Amministrazione Comunale, (valuto l’iniziativa non la gestione) ha messo mano a qualcosa che andava fatto già da tempo, perché la fiera è diventata in effetti, un buon mercato di città, bisogna ricercare tutte quelle iniziative che possono far crescere e conoscere i prodotti della nostra comunità, che grazie a Dio, riescono a mantenere tutte quelle caratteristiche di genuinità e di apprezzamento nel degustarle.
    Bisogna riconoscere, che il progetto intrapreso, di costituire un “Ente Fiera” ci permette di fare altri passi necessari al fine di caratterizzare e innovare questa iniziativa, che possa essere occasione per tutti, di far conoscere e apprezzare, la fiera, i sapori, la storia e la religiosità, ciò deve avere il supporto e la fattiva partecipazione, dall’Amministrazione, all’Opposizione, alle Associazioni presenti sul territorio, al costituente comitato dei commercianti e della Parrocchia.
    Con questo spirito, avremmo un duplice effetto, il primo è quello di compattare tutte le forze sane del paese, che possano portare un vantaggioso attaccamento alla storia e alle nostre tradizioni, l’altro è quello di evitare, come è sempre capitato che comunità senza “arte e ne parte” ci rubino le idee o meglio le tradizioni e ne fanno occasione o manifestazione per la loro comunità.
    Un ultimo appello, voglio rivolgerlo ai panificatori, che in questi anni, hanno saputo mantenere alta la tradizione del processo di panificazione, perché possano contribuire alla crescita e allo sviluppo economico di questa comunità, in quanto ci sono le condizioni, le capacità e soprattutto un grande apprezzamento del prodotto nel mercato. [Nativo]

    Franco Aramini

  • Eventi

    La fiera di Santa Caterina in Montecalvo

    [21/11/2003] Montecalvo Irpino AV – Appena sfumata, in quella che un tempo fu la Piazza Vecchia di Montecalvo, giunge oggi l’eco di una fiera le cui origini si perdono tra le trame del tempo e la nebbia novembrina che, in una sorta di velata protezione, avvolge il sito dell’antica chiesa di Santa Caterina.
    Più in là, dove lo sguardo incrocia gli anfratti arenaci della Macchia di Cavalletti, spuntati dal tempo, ma ancor di più dall’indifferenza dell’uomo, i bastioni delle antiche mura, che dalla fine del Medioevo ospitarono l’ospedale alla stessa santa dedicato, a mala pena resistono alla superstite mortificata memoria.
    In un non precisato anno del Milleduecento in quelle mura, che la pietà di chi aveva ritenuto legittimo l’uso della forza per liberare Gerusalemme dai musulmani infedeli trasformò in riparo per ammalati e pellegrini, si consumò uno scandaloso episodio il cui ricordo perdurò nei secoli successivi.

    Il verbale di cessione, che nel 1518 sancì il passaggio della struttura ospedaliera e religiosa agli agostiniani del beato Felice da Corsano, molto scarnamente tramanda che nel Milleduecento, appunto, furono lì ospitate delle donne e perché non è onesto, afferma il documento, ospitare delle donne dove risiedono i frati, è opportuno, per l’avvenire, aver l’accortezza di separare i due sessi.
    Al di là della considerazione che anche Montecalvo, forse, ebbe la sua Canterbury, la menzionata occasione ci dà la certezza della funzionalità del complesso già nel XIII secolo.
    E fin dall’inizio esso fu posto sotto la protezione di Caterina d’Alessandria, la leggendaria santa torturata e martirizzata nel IV secolo, durante la persecuzione dell’imperatore Massimino Daia.
    La testimonianza più antica del suo culto è coeva al tempo del martirio, ma a partire dal X secolo, e massimamente dal Millecento, esso si diffuse in gran parte d’Europa. E’ molto probabile che proprio allora sia giunto a Montecalvo, introdottovi dai superstiti della crociata indetta da re Guglielmo il Buono.
    A quell’avventura avevano partecipato circa sessanta armati montecalvesi che avevano conosciuto i due ospedali, quello maschile di San Giovanni Battista e quello femminile della Maddalena fondati intorno alla chiesa di Santa Maria Latina in Gerusalemme. E furono i Crociati che insieme alla prima esperienza istituzionalizzata di assistenza agli ammalati e ai poveri, portarono in Europa, incrementandolo, il culto a Santa Caterina.L’usanza medioevale di abbinare le fiere con feste religiose, e la data del 25 novembre, festa canonica della Santa, coincidente a sua volta con la chiusura della stagione agricola, favorirono il sorgere della fiera di Santa Caterina.

    Per secoli i Magistri Nundinarum, letteralmente i maestri delle fiere, funzionari appositamente nominati dalle autorità locali, feudatario e civica amministrazione, ne decretarono l’apertura e la chiusura controllando e disciplinando le operazioni di scambio e di vendita. Ci riesce difficile immaginare i flussi di acquirenti e venditori, spesso a ruoli alternati, all’interno delle mura. Dalla porta carraia del Monte, da quella del Trappeto e dalla Porta della Terra si raggiungeva il sagrato della chiesa di Santa Caterina.Era qui il cuore della festa e del mercato, binomio indissolubile nel desiderio di riposo e di contatto sociale. Era nel momento della fiera che promesse e necessità trovavano un tempo, al popolo comune, per la loro soddisfazione. Ed ecco, quindi, il gaudio collettivo: i progetti, l’attesa, gli incontri, il cimentarsi nell’affare, il saper vendere ed il saper comprare e il tutto nella festa, condita di aromi e di sapori.

    I monaci agostiniani dal 1518, ma già i Cavalieri di Malta, tutori e amministratori delle origini, furono gli anfitrioni della fiera organizzando il tradizionale pranzo.
    Fu nel palazzo di Sigismondo Carafa, di lì a poco primo conte di Montecalvo, che il 22 giugno del 1518 gli agostiniani si impegnarono con pubblico strumento a perpetuare la già plurisecolare tradizione: perché per lo tempo passato è stato solito, nel dì de Santa Caterina, dai confratelli e dal Priore che in tale ricorrenza sono nominati maestri, organizzare un convito, ossia una festa, che così ancora si abbia ad osservare per l’avvenire, come è stato solito…

    Ma di lì a qualche secolo la stretta Piazza Vecchia non riuscì più a contenere l’esuberanza di un incontro che con il passare degli anni si rivestiva di un sempre più alto valore economico prolungando i giorni della sua durata.La sua fama oltrepassò i confini della Valle del Miscano. I pastori abruzzesi che annualmente percorrevano il Regio Tratturo ne amplificarono la voce. Che giunse nel Molise, in Abruzzo, in Puglia. Fu necessario trasferirla, nel tempo e nello spazio.Ne fu anticipata la data al 21 novembre per evitarne la concomitanza con l’omologa fiera che il 25 si teneva a Foggia, contemporaneamente si preferì un contesto più agevole e spazioso: il Piano.
    Un nuovo ospedale ed un nuovo convento ricevettero il testimone dell’accoglienza: l’ospedale dell’Annunziata e la comunità religiosa di Sant’Antonio aprirono le loro porte. Agli Agostiniani successero i Francescani. I chiostri dei frati minori si riempirono di dialetti, di fumi e di effluvi odorosi.
    La strada e la collina adiacente, là dove alla fine del XIX secolo sarebbe stata impiantata la pineta e all’inizio del secolo scorso sarebbe sorto il sacro cimitero, si popolarono di equini ed ovini, animali da cortile e suini, il cui frinire, belare, starnazzare e grugnire risaliva in fusione di grida e voci di

    alterchi, conditi dal fumo dei bivacchi e delle cucine, il tutto nelle gamme dei colori e dei costumi distintivi dei rom e dei ceti sociali.Calavano le notti, ma non il chiasso che, sommesso solo nelle strade, esplodeva nelle numerose cantine, generose di baccalà, sarache e vini novelli. Le deboli fiamme delle torce appena rischiaravano il buio che, benevolo, offriva complicità a prevedibili trasgressioni.
    Tant’è che alla fine della fiera uno spirito espiatorio e quasi esorcizzante animava l’esposizione del Santissimo Sacramento nella pratica devozionale delle così dette Quaranta Ore. L’assalto dei tempi, densi di trasformazioni e sciagure, ha radicalmente cambiato lo spirito della fiera. Anonima, oggi, scimmiotta il settimanale mercato.Non si avverte più l’ansia dell’imminente inverno che un tempo avrebbe impedito commerci e rapporti.
    Il popolare detto Santa Catarinella, acqua o nevicella, più non esprime il monito di un’attenta analisi per l’acquisto dei beni occorrenti.
    Eppure un’insolita affezione resiste per un appuntamento che, nonostante tutto, conserva il suo fascino antico.
    [Nativo]

    Giovanni Bosco Maria Cavaletti

    Le foto:

    1) DORSALE COLLINARE CHE CONSENTIVA IL TRANSITO DEI CARRI ATTRAVERSO LA PORTA DEL MONTE

    2) PORTA DEL TRAPPETO

    3)SULLO SFONDO, LA MACCHIA CAVALLETTI

    4)RUDERI DELL’ANTICO OSPEDALE DI SANTA CATERINA

    5)SOMMITA’ DEL CASTELLO – INGRESSO ALLA TERRA DI MONTECALVO DALLA PORTA DEL MONTE

    6) IMMAGINE DELLA FIERA ODIERNA

    7)SANTA CATERINA D’ ALESSANDRIA

  • Eventi

    La fiera di S Caterina – Le foto

    [Ed. 23/11/2003] Montecalvo Irpino AV – La tradizionale fiera annuale di Santa Caterina, svoltasi nelle giornate di venerdì 21 e sabato 22, ha movimentato, non poco, la piccola comunità montecalvese. Il bel tempo, che mancava da qualche anno,  ha favorito lo svolgimento. Una moltitudine di gente, anche da contrade e paesi limitrofi, non è mancata all’appuntamento; ha invaso le strade principali del paese, tra centinaia di bancarelle di ogni ordine e tipo. Siamo andati alla fiera, scattando qualche foto, per testimoniare questo evento storico che si ripete da secoli.[Nativo]

    Ottone Bruschino

  • Eventi

    La fiera di S. Caterina

    [Ed. 21/11/2002/] Montecalvo Irpino AV – Oggi e domani per le strade del paese ci sono i commercianti della “Fiera di Santa Caterina”. E’ una tradizione vecchia di centinaia di anni che si rinnova anche quest’anno. Alle sei del mattino inizia con il tradizionale mercato del bestiame  e continuera per tutta la giornata  fino a sera con la vendita di mercanzie di vario genere, dagli attrezzi agricoli, alle sementi, dall’abbigliamento, all’artigianato, dagli arredi per la casa agli oggetti hi-tech. Non si tratta di una semplice esposizione finalizzata alla vendita, come ci hanno abituato le fiere moderne ma di un momento di incontro e di festa come accadeva negli anni passati. La Fiera di Santa Caterina segna la fine dei lavori agricoli autunnali é un momento di grande festa per tutta la cittadina. Nei due giorni in cui le strade vengono invase dalle “bancarelle” sono considerati “festivi” a tutti gli effetti e “intoccabili”. [Nativo]

    Corriere dell’ Irpinia