Cultura,  Poesia

  IL VINO E IL GRANO

A questa poesia, il 18 maggio 2003, è stato assegnato il
1° PREMIO per la Sezione a tema libero in lingua italiana, al 4°Concorso di poesia
“INCONTRI VALLE DEI LAGHI 2003”, Padergnone (TN).
Angelo Siciliano

[Ed. 08/11/2003]

 

IL VINO E IL GRANO

Rammento il colore del grano.
Ci fu concesso di familiarizzare
col biondo di rena sulle colline
i rosolacci i rari fiordalisi
le perle di sudore dei mietitori
le tante dicerie sulle ragazze
il fiasco di vino fresco di cantina
passato di mano in mano
ridendo da bocca a bocca
pieno e d’improvviso vuoto
di linfa di vite e di terra
a fare brio e dare forza
il falcetto di affilati denti
ad ingannare le janare*
nelle notti di plenilunio.
Torna la civiltà biologica
paesaggi curati nei dettagli
il bello involontario dell’eden
al pettine delle braccia
filari di viti coi grappoli doc
il turismo enogastronomico.
Erbicidi non hanno inaridito
la memoria ai nonni ma i loro
curiosi aneddoti s’imbattono
spesso in tappati orecchi.
Chissà, un tacito rifiuto forse
al ricircolo delle parole.

 

 

La critica di Italo Bonassi

Molto bella, moderna e simpatica questa poesia di sapore bucolico, in un inno dedicato alla natura, che prorompe nei versi col colore del grano, con i rosolacci ( detti volgarmente papaveri ) che arrossano i campi, con gli azzurri fiordalisi, con la sapiente fatica dei mietitori allietata dal vino fresco di cantina. Ma, in questo contesto squisitamente agreste, in questa poetica immagine che ci ricorda Virgilio con le sue magnifiche Georgiche, s’innesta il dolceamaro progresso della civiltà biologica, con i suoi risvolti artificiali di paesaggi curati con sapiente ma anche innaturale ordine dall’uomo, con le mietifalciatrici, con i trattori, con i filari regolari quasi geometrici, coi vigneti dove l’erba è sacrificata al diserbante, col gaio. festante ma anche vociante e rumoroso turismo enogastronomico. E il pensiero del poeta corre ai tempi ormai lontani in cui i nonni zappavano con santa pazienza tra le vigne un’erba che subito dopo ritornava prepotente a ributtare.Tempi belli? Mah…Forse per noi, che non conosciamo la fatica dei campi, che vediamo l’immagine poetica dei papaveri e dei fiordalisi, che fanno invece disperare il contadino. E il poeta lo sa, ma continua a sognare una natura più natura, anche se si rende conto che l’uomo ha le sue esigenze, che non sempre coincidono con quelle del suo ambiente. [Nativo]

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