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Montecalvo Irpino: confinati politici

Mario Aucelli

[Edito 19/02/2023] I confinati sono stati l’anima del partito comunista, ounque, nella provincia di Avellino.
Al primo Congresso provinciale del PCI del settembre 1944, nella relazione introduttiva di Bruno Giordano, segretario formale del partito, si legge: “E’ stato merito dei compagni internati sparsi un po’ dappertutto nella provincia, quello di aver iniziato e portato a termine con fede e compostezza il lavoro organizzativo in molti comuni, dove forse non esisteva neppure qualche nostro elemento isolato. La loro presenza in queste regioni è stata per noi una vera fortuna, perché senza essi molti comuni, anzi la maggior parte di essi, sarebbero ancora in balia dei fascisti delle vecchie cricche paesane.” (Cfr. Quaderni Irpini- Anno I, n. 1, marzo 1988).

I paesi dove si registra la massima presenza di ‘confinati”, sono: Montecalvo, Bisaccia, Flumeri, Lacedonia, Montella, Andretta. Grazie a questi “indottrinatori”, al Referendum istituzionale, alla Costituente e alle Amministrative del 1946 il consenso al PCI sfiora il 50%. A Montecalvo, durante il Fascismo (1941) furono inviate, al contine, diverse “persone indesiderate”. Alcuni di questi internati politici hanno lasciato il segno. Il dottor Giuseppe Camerlengo, con i suoi ricordi “giovanili”, ci ha messo sulle “tracce” di questi ospiti, suggerendoci i cognomi, alcuni dato il tempo trascorso, imperfetti. Grazie alla collaborazione del dirigente, Igino Tufo, e dei suoi validissimi collaboratori dell’ufficio anagrafe del comune, Mario Tulimieri, Marilena Tufo e Anna Argese, consultando schede, registri di morte, di nascita, schede di famiglia, siamo riusciti a ricostruire l’esattezza delle generalità e le date precise di arrivo in paese.
Il primo è stato Concetto LO PRESTI di Angelo e di Prospera Massaglia, nato a Catania il 16 dicembre 1903 e morto il 26 novembre 1973 sempre a Catania, commerciante nel capoluogo siciliano, arrivato a Montecalvo il 4 settembre 1941. Ritornato nella patria d’origine, dopo aver sposato, a Catania, il 12/09/1942, la montecalvese Donna Luisa Maria Concetta Pizzillo (nata a Montecalvo Irpino il 18 marzo 1918, morta a Catania il 30 dicembre 2003), diventò deputato e assessore regionale della Sicilia. A Montecalvo “domiciliava” all’allora albergo gestito dalle sorelle Scoppettone. Dal matrimonio nacquero tre figli: Angelo Francesco, Maria Pia e Gemma.
Grazie alla disponibilità della stimata e gentile signora, la cara amica insegnante Gemma Pizzillo, nipote del Lo Presti, possiamo riportare l’epicedio che, a Catania, gli fu dedicato, in occasione del decesso, dal giornale quotidiano LA SICILIA:
“Si è spento ieri, 26 novembre 1973, Concetto Lo Presti un personaggio politico popolare e stimato da tutti non solo nella nostra provincia, ma in tutta la Sicilia.
All’età di 15 anni aderì alla Gioventù Socialista e, a seguito della Scissione di Livorno, aderi al Partito Comunista italiano. Durante il Fascismo fu uno tra i maggiori animatori dell’antifascismo catanese. Organizzò numerose manifestazioni di dissenso al Regime come il lancio aereo di volantini antifascisti durante una manifestazione squadristica in Piazza Duomo a Catania. Organizzò manifestazioni ripristinando la Festa del  I Maggio, abolita dal Regime. Per la sua aperta professione antifascista e per la sua attività fu arrestato per quasi un centinaio di volte. Fu condannato, nel 1928, dal Tribunale Speciale Fascista a quattro anni di carcere con le seguenti motivazioni:
“Incitamento all’odio di classe, disobbedienza alle leggi, incitamento violento a mutare, mediante scritti e stampe, la Costituzione dello Stato Fascista e la forma di Governo, vilipendio delle istituzioni costituzionali dello Stato Fascista, propaganda antimilitare fra le file dell’Esercito, offèse al Capo del Governo, cospirazione contro i poteri dello Stato e propaganda sovversiva”.
Fu confinato per un anno e sottoposto a vigilanza speciale per tre anni a Montecalvo Irpino (AV).
Subito dopo la Liberazione e per diversi anni fu Segretario Generale della Camera Confederale del Lavoro di Catania ed ebbe come suoi collaboratori più diretti l’On. Nello Cristaldi e l’On. Vito Scalia.
Fu nominato membro della Consulta Nazionale che gettò le basi della successiva fase costituente della Repubblica Italiana. Successivamente fu Assessore all’economato e al Patrimonio, dal 1944 al 1945, del Comune di Catania Fu eletto nelle liste del Blocco del Popolo deputato all’Assemblea Regionale Siciliana, dove svolse una intensa attività legislativa. Fece parte di numerose Commissioni.
A seguito di dissensi con il PCI passò al gruppo misto di Sala d’Ercole.
Nel 1955 aderì, con il Movimento Lavoratori Italiani dell’On. Magnani, al PSI, nel quale militò fino alla morte, svolgendo intensa attività politica nelle file della Corrente Autonomista ed ispirandosi alle posizioni dell’On. Pietro Nenni. Dal 1967 al 1971 fu Vice Presidente della Camera di Commercio di Catania, Membro della Commissione per l’albo degli Artigiani e Dirigente della Confederazione delle Libere Associazioni Artigiane Italiane. Il compianto On. Concetto Lo Presti, che nell’espletamento delle sue cariche pubbliche non ha mai trascurato la sua famiglia alle quale ha dato tutto l’affetto possibile, nelle sue attività ha sempre dimostrato attaccamento ai problemi del mondo del Lavoro ed agli ideali di Libertà e di Democrazia, per i quali pagò di persona, con orgoglio, rifiutandosi di richiedere, più volte, la grazia al Capo dello Stato. Fu sempre fermo nei suoi convincimenti e, per questo, fu sempre stimato dai suoi numerosi amici e dagli avversari politici per la sua bontà d’animo, per la sua rettitudine e per il suo coraggio.
Alla Famiglia dell’estinto e, in particolare, al figlio Angelo, Vice Segretario Provinciale del  PSDI» e stimato fimzionario della Provincia, e al genero dottor Guido Rallo, chirurgo del Pronto Soccorso del “Garibaldi”, nostri amici, vadano le condoglianze de “LA SICILIA”.
Un ringraziamento da parte nostra va anche all’amico di Catania, pittore, professor Roberto Vitale che, con le sue ricerche presso l’anagrafe del comune siciliano, ci ha permesso di ricostruire fedelmente la “storia” familiare del Lo Presti.
Poi il “popolare” Ernesto CAPRINI, fondatore, il 15 maggio 1944, della locale sezione della Democrazia cristiana. Anche un internato politico della ex Jugoslavia è stato da noi. Domiciliava nell’ex chalet del dottore Camerlengo situato là dove oggi è stato costruito l’ex asilo nido. Si chiamava Giuseppe Kravos, proveniva da Lubiana. Era un provetto sarto. A Montecalvo gli nacque anche un figlio, il 16 maggio 1943, che chiamò Marco Giovanni che, da “grande”, a Trieste, dopo la laurea in “Lingue e letterature slave”, è diventato poeta, scrittore, critico letterario, professore universitario responsabile di importanti istituzioni culturali
Pure Francesco Paolo Martelli, calzolaio di Chieti, fu ‘ospite” del nostro paese.
Ci è stato riferito, da chi ancora ricorda il soggiorno montecalvese di questi, per i fascisti, “indesiderati ospiti”, che anche un Levi, congiunto del più noto Carlo, autore di “Cristo si è fermato ad Eboli”, avrebbe soggiornato al già nominato albergo delle Scoppettone. Per quante ricerche abbiamo fatto all’anagrafe (grazie alla fattiva collaborazione di tutti i dipendenti), non siamo riusciti a trovarne traccia. Forse non ha mai richiesto la residenza, cosa che invece gli altri nominati, hanno fatto quando, nel 1941, furono inviati da noi dalla Questura di Avellino.
Chi ha soggiornato più a lungo da noi è stato Rosario Antonio SMORTO, muratore, che a Montecalvo c’è rimasto e si è anche sposato.
Chi era Antonio Smorto, morto a 98 anni, nel 2007, a Castel d’Azzano (VR)?
Era nato in Calabria, a Bagaladi (RC), il 10maggio 1909, da una famiglia numerosa dieci figli.
Agli inizi del 1900, per le precarie condizioni economiche, tutti i congiunti emigrarono prima al Nord e poi in Francia, a Tolone.
In Francia Antonio Smorto aderì, nel 1932, al PC francese. Fu arrestato, nel 1941, dall’OVRA e internato nel campo di concentramento di Yemet d’Ariege, nei pressi dei Pirenei. Si trovò in compagnia di Luigi Longo, Pietro Valiani, Giuliano Pajetta, fratello del più noto Giancarlo, Carlo Montagnana, che lo guidarono alla formazione politica. Scampò al Tribunale Speciale le cui sentenze furono tutte di morte. Ritornando clandestino in Italia per ordine del PCI, fu arrestato e rinchiuso, prima nel carcere di Mentone, in Francia, e poi in quello di Reggio Calabria. Successivamente fu inviato alla Questura di Avellino, che lo destinò al confino a Montecalvo, dove, per la presenza di uno sparuto gruppo di fanatici Fascisti, non fu facile inserirsi nel sociale: ogni giorno bisognava firmare, in Comune, il registro di presenza. Dopo la Liberazione, Antonio Smorto fece opera dl proselitismo al suo ideale e, già alle amministrative del 1946 ottenne risultati ottimi facendo eleggere a Sindaco un esponente social-comunista: Pietro Cristino.
A Montecalvo si sposò. La prescelta fu Vincenzina La Vigna, (morta nel 1993) allora dirigente dell’Azione Cattolica femminile. Istituì in paese la Camera del Lavoro, nei locali del Municipio, sotto i portici fu chiamato poi alla segreteria provinciale della Camera del Lavoro ed entrò nel Comitato federale provinciale del PCI. Dal 1949 al 1952 si trasferì in Cecoslovacchia, a Klasterec, dove nel 1950 nacque il suo unico figlio, Ivan. Ritornò poi, per qualche annoa Montecalvo da dove, nel 1957, si trasferì definitivamente ad AvellinoSuccessivamente fu inviato dal partito, nel 1979, nel Veneto, a Castel d’Azzano (VR), dove fino al 1993, si è occupato di pensionati. Ad Avellino era in intimità con Antonio Bassolino, allora dirigente della Federazione provinciale del PCI. Di questa amicizia profonda si onora e ricorda che, proprio per questa sua continua e proficua collaborazione con il futuro Governatore della Campania, fu ospite privilegiato, con la moglie Vincenzina, al matrimonio del parlamentare campano. (CfrAngelo Siciliano: “Intervista ad Antonio Smorto, ragazzo di 96 anni, ecc.” sull Corriere, quotidiano di Avellino, diretto da Gianni Festa).
Nell’agosto del 1990, in occasione dei Campionati Mondiali di calcio, svoltisi a Roma, i calciatori rumeni furono ospitati, in attesa delle partite, in un albergo di Telese Terme (BN). In quella circostanza, decine di accompagnatori abbandonarono la squadra e chiesero ospitalità all’Italia. La Prefettura di Benevento ne mandò alcuni anche a Montecalvo. Erano per lo più professionisti e appartenenti alla polizia segreta di Nicolaeu Ceausescu, il capo di stato della Romania che, nel dicembre del 1989, era stato ucciso con la famiglia, in occasione di una rivolta per cambiare il governo. I nuovi governanti, capeggiati da Ion  Iliescu, stavano facendo piazza pulita degli appartenenti alla tresca di Ceausesou. Da qui, per paura, l’esilio volontario degli accompagnatori della squadra di calcio rumena.
A Montecalvo i rumeni si inserirono bene nella comunità e trovarono anche lavoro. Una famiglia, che abitava al Bastione, costituita dal padre ingegnere, Sorin Mocanu e dalla mamma farmacista, Viorica e da una ragazzina studentessa della scuola media, Laura Mocanu che continuò a frequentare a Montecalvo, ebbe anche una figlia, Arianna, nata ad Avellino, presso la Clinica Malzoni, il cui titolare, professor Carmine Malzoni, conosciute le condizioni economiche precarie della partoriente, mise gratuitamente a disposizione la struttura clinica e si interessò per far avere, sempre gratuitamente, da una industria farmaceutica, il necessario per la neonata per un anno. [Nativo]
[Crediti│Foto: Il fascismo a Montecalvo Irpino / Mario Aucelli]

[Bibliografia di riferimento]
[M.Aucelli, Il fascismo a Montecalvo Irpino, Irpinia Libri, Monteforte Irpino AV, 2019]

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