• Eventi

    La fiera di Santa Caterina in Montecalvo

    [21/11/2003] Montecalvo Irpino AV – Appena sfumata, in quella che un tempo fu la Piazza Vecchia di Montecalvo, giunge oggi l’eco di una fiera le cui origini si perdono tra le trame del tempo e la nebbia novembrina che, in una sorta di velata protezione, avvolge il sito dell’antica chiesa di Santa Caterina.
    Più in là, dove lo sguardo incrocia gli anfratti arenaci della Macchia di Cavalletti, spuntati dal tempo, ma ancor di più dall’indifferenza dell’uomo, i bastioni delle antiche mura, che dalla fine del Medioevo ospitarono l’ospedale alla stessa santa dedicato, a mala pena resistono alla superstite mortificata memoria.
    In un non precisato anno del Milleduecento in quelle mura, che la pietà di chi aveva ritenuto legittimo l’uso della forza per liberare Gerusalemme dai musulmani infedeli trasformò in riparo per ammalati e pellegrini, si consumò uno scandaloso episodio il cui ricordo perdurò nei secoli successivi.

    Il verbale di cessione, che nel 1518 sancì il passaggio della struttura ospedaliera e religiosa agli agostiniani del beato Felice da Corsano, molto scarnamente tramanda che nel Milleduecento, appunto, furono lì ospitate delle donne e perché non è onesto, afferma il documento, ospitare delle donne dove risiedono i frati, è opportuno, per l’avvenire, aver l’accortezza di separare i due sessi.
    Al di là della considerazione che anche Montecalvo, forse, ebbe la sua Canterbury, la menzionata occasione ci dà la certezza della funzionalità del complesso già nel XIII secolo.
    E fin dall’inizio esso fu posto sotto la protezione di Caterina d’Alessandria, la leggendaria santa torturata e martirizzata nel IV secolo, durante la persecuzione dell’imperatore Massimino Daia.
    La testimonianza più antica del suo culto è coeva al tempo del martirio, ma a partire dal X secolo, e massimamente dal Millecento, esso si diffuse in gran parte d’Europa. E’ molto probabile che proprio allora sia giunto a Montecalvo, introdottovi dai superstiti della crociata indetta da re Guglielmo il Buono.
    A quell’avventura avevano partecipato circa sessanta armati montecalvesi che avevano conosciuto i due ospedali, quello maschile di San Giovanni Battista e quello femminile della Maddalena fondati intorno alla chiesa di Santa Maria Latina in Gerusalemme. E furono i Crociati che insieme alla prima esperienza istituzionalizzata di assistenza agli ammalati e ai poveri, portarono in Europa, incrementandolo, il culto a Santa Caterina.L’usanza medioevale di abbinare le fiere con feste religiose, e la data del 25 novembre, festa canonica della Santa, coincidente a sua volta con la chiusura della stagione agricola, favorirono il sorgere della fiera di Santa Caterina.

    Per secoli i Magistri Nundinarum, letteralmente i maestri delle fiere, funzionari appositamente nominati dalle autorità locali, feudatario e civica amministrazione, ne decretarono l’apertura e la chiusura controllando e disciplinando le operazioni di scambio e di vendita. Ci riesce difficile immaginare i flussi di acquirenti e venditori, spesso a ruoli alternati, all’interno delle mura. Dalla porta carraia del Monte, da quella del Trappeto e dalla Porta della Terra si raggiungeva il sagrato della chiesa di Santa Caterina.Era qui il cuore della festa e del mercato, binomio indissolubile nel desiderio di riposo e di contatto sociale. Era nel momento della fiera che promesse e necessità trovavano un tempo, al popolo comune, per la loro soddisfazione. Ed ecco, quindi, il gaudio collettivo: i progetti, l’attesa, gli incontri, il cimentarsi nell’affare, il saper vendere ed il saper comprare e il tutto nella festa, condita di aromi e di sapori.

    I monaci agostiniani dal 1518, ma già i Cavalieri di Malta, tutori e amministratori delle origini, furono gli anfitrioni della fiera organizzando il tradizionale pranzo.
    Fu nel palazzo di Sigismondo Carafa, di lì a poco primo conte di Montecalvo, che il 22 giugno del 1518 gli agostiniani si impegnarono con pubblico strumento a perpetuare la già plurisecolare tradizione: perché per lo tempo passato è stato solito, nel dì de Santa Caterina, dai confratelli e dal Priore che in tale ricorrenza sono nominati maestri, organizzare un convito, ossia una festa, che così ancora si abbia ad osservare per l’avvenire, come è stato solito…

    Ma di lì a qualche secolo la stretta Piazza Vecchia non riuscì più a contenere l’esuberanza di un incontro che con il passare degli anni si rivestiva di un sempre più alto valore economico prolungando i giorni della sua durata.La sua fama oltrepassò i confini della Valle del Miscano. I pastori abruzzesi che annualmente percorrevano il Regio Tratturo ne amplificarono la voce. Che giunse nel Molise, in Abruzzo, in Puglia. Fu necessario trasferirla, nel tempo e nello spazio.Ne fu anticipata la data al 21 novembre per evitarne la concomitanza con l’omologa fiera che il 25 si teneva a Foggia, contemporaneamente si preferì un contesto più agevole e spazioso: il Piano.
    Un nuovo ospedale ed un nuovo convento ricevettero il testimone dell’accoglienza: l’ospedale dell’Annunziata e la comunità religiosa di Sant’Antonio aprirono le loro porte. Agli Agostiniani successero i Francescani. I chiostri dei frati minori si riempirono di dialetti, di fumi e di effluvi odorosi.
    La strada e la collina adiacente, là dove alla fine del XIX secolo sarebbe stata impiantata la pineta e all’inizio del secolo scorso sarebbe sorto il sacro cimitero, si popolarono di equini ed ovini, animali da cortile e suini, il cui frinire, belare, starnazzare e grugnire risaliva in fusione di grida e voci di

    alterchi, conditi dal fumo dei bivacchi e delle cucine, il tutto nelle gamme dei colori e dei costumi distintivi dei rom e dei ceti sociali.Calavano le notti, ma non il chiasso che, sommesso solo nelle strade, esplodeva nelle numerose cantine, generose di baccalà, sarache e vini novelli. Le deboli fiamme delle torce appena rischiaravano il buio che, benevolo, offriva complicità a prevedibili trasgressioni.
    Tant’è che alla fine della fiera uno spirito espiatorio e quasi esorcizzante animava l’esposizione del Santissimo Sacramento nella pratica devozionale delle così dette Quaranta Ore. L’assalto dei tempi, densi di trasformazioni e sciagure, ha radicalmente cambiato lo spirito della fiera. Anonima, oggi, scimmiotta il settimanale mercato.Non si avverte più l’ansia dell’imminente inverno che un tempo avrebbe impedito commerci e rapporti.
    Il popolare detto Santa Catarinella, acqua o nevicella, più non esprime il monito di un’attenta analisi per l’acquisto dei beni occorrenti.
    Eppure un’insolita affezione resiste per un appuntamento che, nonostante tutto, conserva il suo fascino antico.
    [Nativo]

    Giovanni Bosco Maria Cavaletti

    Le foto:

    1) DORSALE COLLINARE CHE CONSENTIVA IL TRANSITO DEI CARRI ATTRAVERSO LA PORTA DEL MONTE

    2) PORTA DEL TRAPPETO

    3)SULLO SFONDO, LA MACCHIA CAVALLETTI

    4)RUDERI DELL’ANTICO OSPEDALE DI SANTA CATERINA

    5)SOMMITA’ DEL CASTELLO – INGRESSO ALLA TERRA DI MONTECALVO DALLA PORTA DEL MONTE

    6) IMMAGINE DELLA FIERA ODIERNA

    7)SANTA CATERINA D’ ALESSANDRIA

  • Eventi

    La fiera di S Caterina – Le foto

    [Ed. 23/11/2003] Montecalvo Irpino AV – La tradizionale fiera annuale di Santa Caterina, svoltasi nelle giornate di venerdì 21 e sabato 22, ha movimentato, non poco, la piccola comunità montecalvese. Il bel tempo, che mancava da qualche anno,  ha favorito lo svolgimento. Una moltitudine di gente, anche da contrade e paesi limitrofi, non è mancata all’appuntamento; ha invaso le strade principali del paese, tra centinaia di bancarelle di ogni ordine e tipo. Siamo andati alla fiera, scattando qualche foto, per testimoniare questo evento storico che si ripete da secoli.[Nativo]

    Ottone Bruschino

  • Eventi

    La fiera di S. Caterina

    [Ed. 21/11/2002/] Montecalvo Irpino AV – Oggi e domani per le strade del paese ci sono i commercianti della “Fiera di Santa Caterina”. E’ una tradizione vecchia di centinaia di anni che si rinnova anche quest’anno. Alle sei del mattino inizia con il tradizionale mercato del bestiame  e continuera per tutta la giornata  fino a sera con la vendita di mercanzie di vario genere, dagli attrezzi agricoli, alle sementi, dall’abbigliamento, all’artigianato, dagli arredi per la casa agli oggetti hi-tech. Non si tratta di una semplice esposizione finalizzata alla vendita, come ci hanno abituato le fiere moderne ma di un momento di incontro e di festa come accadeva negli anni passati. La Fiera di Santa Caterina segna la fine dei lavori agricoli autunnali é un momento di grande festa per tutta la cittadina. Nei due giorni in cui le strade vengono invase dalle “bancarelle” sono considerati “festivi” a tutti gli effetti e “intoccabili”. [Nativo]

    Corriere dell’ Irpinia

  • Eventi

    La fiera di Montecalvo in onore di Santa Caterina

    [Ed. 23/11/2003] La fiera di Montecalvo in onore di S.Caterina Dovrebbe trattarsi di Santa Caterina d’Alessandria, la cui festa cade il 25 novembre, e non della Santa di Siena, che viene festeggiata il 29 aprile. Inoltre, ricordo che nella chiesa di S. Bartolomeo ( a Montecalvo) c’era, quand’ero piccolo, una statua lignea della Santa che si appoggiava a una ruota dentata, proprio lo strumento di tortura di Santa Caterina d’Alessandria. Del resto, era proprio per questa ruota – anche se con uno stravolgimento tragico e un po’ farsesco – che i mercanti si aggiungevano alla lunga teoria di categorie sociali e di mestiere devote alla Santa. Speravano, i mercanti, che la Santa proteggesse le ruote dei loro carri, mentre si spostavano da una fiera all’altra, dimenticandosi che quella ruota dentata di ferro serviva a tutt’altro scopo. Forse dobbiamo scusarli perché nel Medioevo, quando maggiormente fiorì la devozione a Santa Caterina, era difficile arrivare con le ruote e le ossa intatte, viaggiando lungo le vie scassate che c’erano allora.

  • Cultura,  Giochi da tavolo

    Tombolata e solidarietà

    [Ed. 00/12/2001] Montecalvo Irpino AV – Per il secondo anno consecutivo a Montecalvo, nei locali della Palestra comunale in via Roma, la Parrocchia ha organizzato quella che sta diventando ormai a buon diritto una salda tradizione : la tombolata. Tutto è iniziato l’anno scorso, quando il nostro parroco don Teodoro ha dato vita alla prima edizione della Tombolata della Parrocchia. L’idea nacque soprattutto dalla voglia di creare un momento comunitario sano e distensivo o come si suol dire : “per passare una serata diversa insieme a tanta altra gente “. Se l’edizione 2000 si è articolata in tre serate con due tombolate ciascuna, l’edizione attuale, 2001, è strutturata invece in quattro serate, una in più dunque dell’anno scorso! Tale scelta, però, non è stata casuale. Va detto subito che è stata motivata da un evento particolare. Da qualche mese a Montecalvo è in corso la ristrutturazione di un capolavoro dell’arte quattrocentesca, ossia la “Collegiata di Santa Maria Assunta”, splendido esempio di arte gotico-romanico nonché luogo di forte impatto spirituale per i ricordi legati soprattutto a San Pompilio Pirrotti, nostro caro conterraneo. Ovviamente per portare avanti i lavori necessari a rendere agibile la suddetta Chiesa sono necessari molti fondi, ancor più se si pensa che a Montecalvo contemporaneamente sonoaperti i cantieri nella Chiesa di San Nicola Vescovo e nel Santuario di San Pompilio, dove si stanno ristrutturando rispettivamente la canonica e la casa natale del santo succitato. Lo sforzo economico cui la Parrocchia e la Diocesi si stanno prestando non è certo di lieve entità. Per questo il nostro parroco ha pensato di organizzare la Tombolata 2001 come occasione per raccogliere una piccola ma importante parte di quei fondi necessari alla riapertura della Collegiata. Ecco dunque anche il motivo dell’aggiunta di una quarta serata. Di queste quattro serate due sono già state archiviate con successo e soprattutto con la piena generosità dei montecalvesi. Infatti nella tombolata del 16 dicembre e in quella del 23 è stata raccolta la somma complessiva di £ 1.600.000 circa. A questo punto restano ancora due serate previste per Capodanno e per L’Epifania ( in quest’ultima serata sono previste tre tombolate oltre all’animazione musicale del M° Michele Zecchino ), giorni nei quali l’affluenza, peraltro già ottima, dovrebbe sensibilmente accrescersi, e con essa anche la generosità dei partecipanti. La tombola, dunque, da semplice gioco natalizio quale pure esso è, può diventare espressione di solidarietà e di generosità, cosa che quest’anno sta avvenendo a Montecalvo. A me non sembra affatto malvagia l’idea di divertirsi con gli amici e contemporaneamente contribuire a riaprire un luogo di culto caro ai montecalvesi nonché un bene artistico di importanza nazionale al contempo. E poi è anche un modo per rendere consapevoli le persone che i grossi traguardi si possono ottenere anche con piccoli gesti! Anzi, la solidarietà è fatta quasi sempre di piccoli gesti. In questo senso la parabola evangelica “dell’obolo e della vecchia” ci offre una chiara chiave di lettura sull’importanza di un gesto che può sembrare così piccolo ma che genera al contempo un grandioso effetto. Fin da bambino mi è stato sempre insegnato che la casa si costruisce mattone su mattone, come a dire che c’è bisogno di tanti mattoni, ognuno dei quali ha una pari importanza nell’edificazione della casa stessa. Cosa dire ancora? Se il gioco oltre a qualche ora di allegria e divertimento riesce ad assicurare anche un contributo importante e fattivo nel sociale, beh, allora vi dico : “giocate gente, giocate e…comunque vada sarà un successo”. [ Nativo ]

    Antonio Cardillo

     

  • Cultura,  Cultura orale

    Canti e cunti di tradizione orale nel nuovo CD di Alberto Tedesco

    Lunedì 31 Ottobre, alle ore 21:30, presso “Lu Varrile”, a Montecalvo Irpino, viene presentato il CD “Canti e Cunti Montecalvesi Vol.1”, di Alberto Tedesco: un viaggio nei suoni e nelle leggende della civiltà arcaica contadina Montecalvese. L’autore tiene a precisare che le copie fisiche sono limitate; pertanto la diffusione avverrà attraverso le piattaforme digitali.
    Ho avuto modo di apprezzare Alberto Tedesco in uno dei suoi concerti con i Fujenti, gruppo il cui stile fonde il jazz con la musica popolare, anche se, a dire il vero, in Alberto l’attaccamento, la passione e il sentimento per la musica di tradizione orale risalgono già a qualche anno fa. Durante l’esibizione del gruppo in questione, mi ha piacevolmente sorpreso la particolare interpretazione del canto “Inno alle Grazie”, che richiama alla mente “Madonna de la grazia”, brano della NCCP, portato alla ribalta già negli anni Settanta del secolo scorso, nonché l’esecuzione di alcuni vocalizzi a supporto del sassofonista Ettore Patrevita, secondo una pratica in uso nella musica jazz. Il termine tecnico per definizione è “scat”, e maestri di questo genere sono stati, tra i tanti, Dizzy Gillespie e il compianto Lucio Dalla dei primordi, mentre tra i contemporanei è da annoverare il foggiano Gege Telesforo.

  • Politica

    S.Projects intervista Ludovico Lo Casale

    [Ed. 00/11/2002] Montecalvo Irpino AV – S.P.: “Ludovico cosa pensi del dibattito in corso nei Diesse?”

    Lo Casale: “Innanzitutto sono rammaricato del mancato invito perché mi sembra importante il dialogo con le altre forze politiche anche se diametralmente opposte alle nostre posizioni. Per quanto riguarda l’apetto politico, secondo me, una maggiore unità nelle file della sinistra, nel gioco dell’alternanza, può solo far bene all’Italia.”

    SP: “In che senso?”

    Lo Casale: “Una sinistra più forte ed unita rappresenta una ricchezza per l’intero paese per i valori che esprime. A livello nazionale una opposizione divisa rappresenta anche una sorta di adagiamento per la maggioranza che corre il rischio di rilassarsi e perdere di vista i problemi reali del Paese tanto l’opposizione è assente perché impegnata a mettere insieme le sue diverse anime. Anche la destra, in passato, si è divisa ma oggi, a costo di chiudere un occhio, vedi alleanza con Bossi, ha trovato unità di intenti. Non sono d’accordo con chi sostiene che Berlinguer non va bene solo perché vecchio.”