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Breve storia dell’arte orafa montecalvese

[Ed. 04/10/2004] Con l’unità d’Italia furono realizzate le prime sistematiche statistiche economiche,con mirati censimenti volti alla conoscenza del territorio dello Stato.
Anche i Borbone,in verità, vi avevano pensato,appena qualche decennio prima del tracollo,ma con un intento completamente diverso:magnificare le bellezze e le ricchezze del paese,senza alcuno scientifico riferimento all’aspetto economico,che veniva demandato alla autonoma capacità gestionale del territorio.
Da questi dati,estremamente interessanti si evincono le peculiarità dei vari comuni, come per Montecalvo,che ben appalesava la sua certa vocazione agricola,ma anche una non secondaria attività artigianale (100 scarpari,fabbri,armaioli,ricamatrici… ).
Tra i tanti traspare la presenza di un Orafo,che non è considerato come una professione vera e propria,forse perché riconducibile a particolari gruppi etnico-religiosi,o per quella naturale ritrosia Del meridionale a manifestare le proprie “debolezze”,ingigantendo le proprie miserie.
Un paese di commercianti e artigiani dunque,che da oltre quattro secoli non e mai sceso sotto i quattromila abitanti e con una storia politica,militare,ecclesiastica di primaria importanza e di sicuro prestigio nazionale.
Un paese sorto lungo l’asse viario,per eccellenza,dell’antichità:la Via Traiana (Benevento-Brindisi) e sul millenario Tratturo (Pescasseroli-Candela).
E’ ben comprensibile,il forte impatto socio-culturale della viabilità,sulla evoluzione dei popoli. L’amore per il più nobile dei metalli-l’Oro-si perde nella notte dei tempi,ma a Montecalvo riveste particolare valenza antropologica e culturale.
L’oro è legato al tipico costume montecalvese LA PACCHIANA che oltre ai colori sgargianti e accattivanti,prevede una esagerata presenza di oggetti in oro,di varie forme e fogge,tanto da rendere il risultato strabiliante e pacchiano. L’amore viscerale per l’oro e ancora oggi vivo e presente( 5 oreficerie).
E’ l’oro l’unica fonte di regalo per tutte le manifestazioni importanti della vita di una persona(battesimo,cresima,comunione,matrimonio….)e se si pone lettura ai decreti matrimoniali e dotali,l’oro entra a far parte in modo ineludibile e fondamentale di ogni contratto.( e regola che la suocera doni alla sposa almeno 3 fila di oro a cocole ).
Questa tradizione comportava che ogni famiglia detenesse una considerevole e preziosa quantità di oro qualunque fosse la condizione economica,anche quella più miserevole.
Era l’oro,nelle varie forme,che accomunava,democraticamente,le donne montecalvesi,adornando indistintamente il corpo di tutte le fanciulle,ricche o povere,nobili o popolane che fossero.
L’oro apparteneva alla donna,esclusivamente,come ricchezza personale e dotale,e come bene rifugio per le esigenze straordinarie della famiglia.
Veniva e viene ereditato,ancora oggi,solo dalle figlie femmine o dalla sola figlia femmina non sposata.
Ma passiamo alla conoscenza dei vari pezzi di oreficeria,significando che si sta parlando di oggetti nati per far piacere e non per far discutere.

ORO A COCOLE
Chiamati sennacoli (volgarmente cocole), sono particolari palline di lamina d,oro,battute a mano a formare un fuso a forma di grossa ghianda,attraversate da un filo di seta, a formare tre ordini di collane(o più) tenute insieme da un nodo comune a mo di cascata,con un pendente (cioffa)al terzo filo lungo.

La collana sebbene grandissima e appariscente, risultava leggerissima, tanto la cosiddetta cioffa, aveva la funzione  di rendere stabile il monile.
La cocola aveva varie grandezze, a seconda di chi la indossava (bambina,adolescente…) e con la variante che poteva essere anche in argento.
La Cioffa poteva avere varie simbologie,realizzata in oro e smalti,riportava le iniziali della sposa,della famiglia dello sposo,dell’orafo che l’aveva creata e quant’altro.
La cocola o palla d’oro è presente in tutta la cultura irpina, con le opportune varianti e grandezze. Di chiara influenza araba-orientale,e presente nella cultura momtana, legata alla lavorazione della l’amina d’oro,mancando i forni di fusione.

ORECCHINI
Le scioccaglie (volgarmente sciacquaglie) sono vistosi ed eleganti orecchini del tipo a navicella di chiara influenza greca
Particolarmente appariscenti,con lavorazione di oro a traforo e pendenti in palline d’oro o corallo,risentono della forte influenza della Magna Grecia-Taranto,nonche una forte somiglianza con gli orecchini di alcuni costumi abruzzesi (tratturo pescasseroli-candela).
Pacche di Pera , vistosi orecchini su lamina a forma di mezza pera,su cui venivano applicate decorazioni in oro a rilievo (senza saldatura) con l’apposizione-incastonatura di pietre colorate più o meno preziose. Influenza della oreficeria Romano Imperiale.

LACCI
Laccio a Fune, lo dice la parola stessa, è un laccio a forma di fune di canapa di vario spessore, a rappresentare il legame tra le persone
L’uso di questo tipo di monile è presente in tutta la regione e non può considerarsi tipicamente montecalvese.
Laccio a Velo, è una collana con una lavorazione eccezionale, dove il filo d’oro viene intrecciato e lavorato come un tessuto finissimo, fino a farlo diventare un velo Con una lunghezza di circa 2 metri, veniva appuntato sul vestito con almeno due coppie di spille e un passante centrale, per la regolazione del pendente sul seno.

BOTTONI
Bottoni in argento di particolare forma discoide, a mo di campanello, avevano al funzione, applicati su di un apposito corpetto-reggiseno (buttunera) di rappresentare la condizione della donna maritata, al fine di dissuadere visivamente ed acusticamente, eventuali pretendenti o spasimanti.
Il bottone richiama il disco solare e come ben intuito dal prof. Cvalletti, la presenza del disco è la risultante della influenza Andina, portata in Montecalvo nel ‘600 dalla Spagna che aveva assimilato la cultura pre-colombiana.

RICAMO
Il ricamo in oro si affaccia nella storia del paese alla fine del 1700 e trova particolare sviluppo in tutto il secolo che seguente.
Particolarmente utilizzato per gli arredi sacri, trova esemplificazione in alcuni oggetti di uso giornaliero, ma comunque sacro.(quadretti votivi familiari)
Nella seconda meta dell’ ottocento, il ricamo in oro montecalvese valica i confini del provincialismo e raggiunge vette di perfezione straordinaria, con l’inserimento di perline e pietre preziose, che danno al lavoro quell’ effetto chiaroscurale unico nel suo genere.
Agli inizi del ‘900 si assiste alla inesorabile fine della tradizione orafa Montecalvese tant’è che quel che rimane dell’oreficeria è veramente irrisoria, se si considera  che il 90% della produzione è stato scambiato e/o fuso negli anni 40 e 50.
Esempi dell’oreficeria montecalvese si trovano: Museo Pigorini, Museo Abbaziale di Loreto, alcune case private….[Nativo]

Antonio Stiscia

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