Il nostro passato,  Storia

L’eroicità del Ten. Vincenzo Lo Casale

COMBATTIMENTI DI SEROBETÌ E DI AGORDAT PRESA DI CASSALA

Alfonso Caccese

[Ed. 00/01/2004] Il 21 Novembre 1888, con il grado di Tenente del 1° reggimento Cacciatori del corpo speciale d’Africa, partiva per la campagna d’Africa il nostro concittadino Vincenzo Lo Casale. Nato a Montecalvo Irpino il 12 ottobre 1856 da Luigi e da Sanità Diomira, aveva preso in moglie, l’8 marzo 1897, la Signora Clelia Zanetti.
In Africa, prese parte alle campagne del 1888 -89 – 90, distinguendosi per eroicità e valorosità. Il 4 febbraio 1894, veniva decorato con la medaglia di bronzo al valor militare per il combattimento di Agordat, dove si distinse per impeto e coraggio,quando verso la metà del dicembre del 1893 circa diecimila Dervisci mossero da Cassala verso Agordat e giunsero in vista di quel forte il 21 di quel mese, fermandosi tra i villaggi di Algheden e Sabderat. A fronteggiarli corse il colonnello ARIMONDI, governatore interinale della colonia in assenza del generale BARATIERI allora in Italia; aveva a sua disposizione il battaglione Fadda, il battaglione Galliano, lo squadrone Asmara (cap. FLAMORIN), lo squadrone Cheren (cap. CARCHIDIO), la batteria Ciccodicola, la batteria Bianchini e la banda del Barca del tenente MIANI; in complesso 42 ufficiali, 32 uomini di truppa italiana, 2106 ascari, 213 cavalli e 8 cannoni, oltre la compagnia Persico con le bande dell’Acchelè-Guzai, in marcia verso Agordat. Comandante in seconda era il ten. col. CORTESE. Verso il mezzogiorno del 21 dicembre 1893 l’ ARIMONDI fece muovere all’attacco l’ala destra, ma questa, sopraffatta dal numero dei nemici, dopo un furioso combattimento, dovette ripiegare ordinatamente, lasciando una batteria e costringendo al ripiegamento anche l’ala sinistra. Verso le ore 13 però, entrate in azione le riserve, gli italiani passarono al contrattacco, respinsero i Dervisci, riconquistarono i pezzi e, dopo sanguinose mischie, misero in rotta completa il nemico, che fu inseguito per alcune ore.
Brillanti furono i risultati della vittoria: i Dervisci lasciarono sul terreno 1000 morti, 72 bandiere e oltre 700 fucili; gli Italiani tre ufficiali morti, due feriti e 230 uomini di truppa morti e feriti. Fra i nemici morti si annoverò l’emiro Ahmet M, comandante supremo. Per togliere ai Dervisci un’importantissima base d’operazione contro la Colonia Eritrea, il generale BARATIERI decise di assalire Cassala, sebbene questa città non fosse compresa nella nostra zona d’influenza, e il 12 luglio del 1894 radunò ad Agordat il corpo che doveva operare, composto del I Battaglione Indigeni del maggiore TURITTO (3 compagnie coi capitani SEVERI, SPREAFICO e SANDRINI), del II Battaglione Indigeni del maggiore HIDALGO (5 compagnie coi capitani MARTINELLI, BARBANTI, MAGNAGHI, ODDONE e il tenente BERUTO), del III Battaglione Indigeni del capitano FOLCHI (3 compagnie coi capitani CASTELLAZZI e PERSICO e il tenente ANGHERÀ), della 2a compagnia Perini del IV Indigeni, dello squadrone Cheren (cap. CARCHIDIO), e della sezione d’artiglieria del tenente MANFREDINI, in tutto 1600 uomini, dei quali 56 ufficiali e 41 uomini di truppa bianca; in più 145 cavalli, 250 muli e 183 cammelli.

Partito il 13 luglio, il corpo d’operazione giunse il 16 nella gola di Sabderat, dove pose il campo e il 17 mattina mosse su Cassala e dopo una breve azione di cavalleria, assalì il campo mahdista e la città, che poi espugnarono a viva forza.La compagnia guidata dal Ten. Vincenzo Lo Casale, diede prova d’intelligenza,calma ed intraprendenza nella condotta del fuoco e nell’assalto, lui stesso fù il primo ad appiccare il fuoco ad un villaggio, dietro il quale si nascondeva il nemico, aprendo la strada per l’assalto finale. Per questo episodio si meritò la medaglia di bronzo al valor militare. Gli italiani perdettero il capitano CARCHIDIO, caduto durante una carica di cavalleria, e 27 soldati; 2 capi e 39 ascari furono feriti; presi 600 facili, 700 lame, 100 sciabole, 52 bandiere, 2 cannoni, quadrupedi.
Il nemico, forte di 2000 fanti e 600 cavalli, fu inseguito verso l’Otbara.
Per la presa di Cassala, dove fu lasciato il maggiore TURITTO con un migliaio di uomini, il BARATTIERI ricevette un’alta onorificenza militare e un telegramma di felicitazioni del sovrano: “Il successo delle nostre armi è un nuovo trionfo della civiltà. Il possesso di Cassala ridà la pace alle tribù da noi protette, assicura la via del Sudan ai commerci della nostra colonia ed è un nuovo titolo di onore per l’Italia in codeste contrade”.

Le vittorie sui Dervisci rendevano sicura la frontiera del Sudan, ma non migliorano le relazioni italiane con l’Abissinia i cui sospetti al riguardo crescevano sempre di più. Si era tentato un ravvicinamento a MENELICK inviandogli in missione speciale il colonnello GIUSEPPE PIANO, però la missione, non solo era fallita, ma aveva messo in sospetto ras MANGASCIÀ, il quale, temendo per sé dalla politica italiana a due facce, aveva ceduto agli inviti del Negus e nell’aprile del 1894 si era recato a Addis Abeba a fare atto di sottomissione all’Imperatore. [Nativo]

[Bibliografia di riferimento]
[P. Santosuosso B., Pagine di storia civile di Montecalvo Irpino, Tipografia Fischetti, Sarno SA, 1913]

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