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Carnevale 2004
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Carnevale 2005
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La chiesa di S. Gaetano Thiene
[Ed. 21/09/2002] In via Dietro Corte, in prossimità del castello, sorge la chiesa di San Gaetano Thiene.
Essa fu fondata nel 1653 dal barone Francesco Battimelli e nel 1682 per eredità passò da questi alla famiglia Bozzuti.
Nel 1689 il cardinale Orsini diede ordine di affrescare la parete esterna, nella parte superiore alla porta, con l’immagine di San Gaetano.
Risparmiata dal terremoto del 5 giugno 1688, la chiesa fu danneggiata dal sisma del 14 marzo 1702. Il 14 Giugno di quell’anno l’architetto Romano Buratti redasse la relazione dei danni in base alla quale furono eseguiti i lavori di restauro.
Per far fronte alle spese il cardinale Orsini offri la somma di 120 ducati
L’unico altare dedicato a San Gaetano fu scalpellato agli inizi del 1700 dal maestro Menichello che lavorò un unico blocco di pietra di Roseto.
Sotto il pavimento della chiesa è collegata la sepoltura della famiglia Bozzuti.
La chiesa è collegata con il palazzo Bozzuti di via Santa Maria essendo ubicata nel giardino della stessa famiglia
Sul finire del secolo scorso i Luparelli distinta famiglia arianese acquistarono i beni dei Bozzuti e successivamente donarono la chiesa di S. Gaetano ai frati minori di Montecalvo cui spetta oggi la cura. Legatissimo a questa chiesa fu S. Pompilio Maria Pirrotti che ne ereditò l’affetto dalla madre Orsola Bozzuti e dagli “affezionatissimi” suoi zii.
Numerosi sono gli accenni che ne fa nella copiosa corrispondenza epistolare.
Attualmente la chiesa di San. Gaetano non versa in ottime condizioni dimostrando in pieno i segni degli ultimi due terremoti e l’abbandono che ne è scaturito.
Ciò nonostante il suo recupero doveroso per riconsegnare alla comunità montecalvese una chiesa ed un monumento di affetti e di ricordi, è senz’altro possibile [Nativo] [Correlato]Giovanni Bosco Maria Cavalletti
Foto Antonio Cardillo
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Campo scuola agosto 2002
[Ed. 14/02/2003] Montecalvo Irpino AV – Il Signore dice: ” Voi siete la luce del mondo ed il sale della terra”. Su questa tematica si e svolto a Montecalvo Irpino un campo scuola per i giovani durante la prima settimana di Agosto 2002. Sono giunti in paese 6 suore (Silvia, Maria, Rosalia, Provvidenza, Irene, Monica), della Sacra Famiglia di Spoleto con 21 giovani provenienti da: Lombardia, Sicilia, Lazio, che si sono uniti al gruppo dei ragazzi dell’Azione Cattolica della parrocchia S. Pompilio Maria Pirrotti di Montecalvo. Si e quindi svolto un cammino di fede con ricerca spirituale, volendo creare anche se in piccolo, un ambiente di intensa preghiera e fratellanza sull’esempio della G.M.G. (Giornata Mondiale della Gioventu) a Toronto (Canada). E cosi venuto fuori un simpatico motto: “A Montecalvo Irpino per vivere Toronto da vicino”.La serie degli incontri ha avuto inizio con un intenso momento dedicato alla conoscenza reciproca dei partecipanti. In seguito alla familiarità e confidenza raggiunte si e dato il via al percorso di analisi interiore effettivo. Questo si e svolto tramite vari momenti di meditazione e riflessione accompagnati dalla preghiera nelle sue diverse applicazioni: con l’icona, con il canto, il S. Rosario, con la Lectio Divina.
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I caduti di Nassiriya
[Ed. 20/11/2003] Montecalvo Irpino AV – Anche nel paese ufitano sono state ricordate le vittime dell’attentato di Nassiriya. Sono state le massime autorità cittadini, civili e militari, che hanno voluto un ricordo fermo degli uomini che hanno perso la vita nella missione irachena. Alle 11,00 è stata celebrata una messa in piazza Vittoria, davanti al monumento ai caduti che ricorda il sacrificio umano di tute le guerre. [Nativo]
Foto Franco D’Addona / Ottone BruschinoRedazione
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Buoni postali: la via crucis di una donna
[Ed. 12/10/2002] Montecalvo Irpino AV – Dopo sette mesi ad attendere una comunicazione ufficiale, da parte dell’Ufficio Postale di Montecalvo Irpino, per una ricerca di titoli postali, la signora Gruosso Giuseppina si vede recapitare una raccomandata nella quale le si comunica che l’esito delle ricerche è risultato negativo. Nel mese di marzo la signora Gruosso ed il fratello, dopo aver pagato la relativa tassa, chiesero, tramite raccomandata, all’ufficio Postale di Montecalvo Irpino di effettuare una ricerca a nome della mamma, deceduta nel 1998 a seguito di un infarto, per sapere se a nome della defunta fossero intestati dei titoli. Passato qualche mese l’ex direttore dell’ufficio comunicò alla signora, in maniera verbale, che la ricerca fino a quel momento non aveva prodotto nessun esito, ma che avrebbero fatto altri accertamenti. Nel frattempo la signora, durante dei lavori in casa, ha trovato alcuni buoni della defunta mamma, senza comunicarne il ritrovamento all’ufficio postale. Ieri alla signora è stata recapitata una raccomandata nella quale l’amministrazione postale comunicava che la ricerca aveva prodotto esito negativo.Dopo aver letto la lettera, lo stupore prima e la rabbia poi, hanno invaso la mente della signora, che non riusciva a credere a quanto aveva appena letto. La signora si chiede “com’è possibile che mi si comunichi che a nome di mia mamma non è intestato nessun titolo e davanti a miei occhi ho due buoni postali intestati a lei, ed altri ancora li hanno i miei nipoti? Non so darmi proprio una spiegazione, posso solo pensare che nell’ufficio postale ci sia disorganizzazione e mancanza di professionalità”. Comunque la signora non è intenzionata a darsi per vinta ed è pronta a dare mandato al proprio avvocato per chiarire questa situazione, sperando che l’accaduto sia solo un errore umano e non qualcos’altro. [Nativo]Corriere dell’Irpinia
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Le bolle della Malvizza
[Ed. 01/12/2004] Le bolle sono un fenomeno vulcanico, assimilabile vagamente ad una solfatara, con fuoruscita di gas e fango. Le emissioni mefitiche aumentano d’intensità e spettacolarità dopo le piogge. Il luogo è una “Mofeta” e nei pressi doveva trovarsi un santuario pagano dedicato alla dea Mefite, divinità degli inferi.
La Malvizza è una contrada di Montecalvo Irpino, situata ai margini nord-orientali dell’Appennino campano. Frequentata dai cacciatori del paleolitico, abitata dal neolitico, è attraversata dal tratturo, detto la “Via Della Lana”, che da Pescasseroli (AQ) consentiva, sino alla metà del 1900, ai pastori abruzzesi la transumanza con le greggi fino a Candela (FG). L’area fu conquistata prima dai sanniti e poi dai romani. Questi vi fecero passare la Via Appia-Traiana che da Roma portava sino a Brindisi. Molti reperti sono stati ritrovati nell’area, appartenenti al neolitico, all’età del Bronzo e del Ferro, all’epoca sannitica e a quella romana. Resistono alle ingiurie del tempo alcuni ponti romani, alcuni dei quali ormai diruti. -
Le bolle della Malvizza
[Ed. 01/12/2004] Percorrendo la S.S. 414 e S.S. 90 bis per le Puglie, bivio per Castelfranco in Miscano, a 15 km da Montecalvo Irpino, si raggiunge la Malvizza, sconfinata distesa di terre assolate d’estate e gelide nel periodo invernale. Essa conserva ancora il fascino di una terra che gli antichi considerarono sacra, in quanto popolata da poteri e da spiriti misteriosi con i quali era conveniente ed opportuno instaurare buone relazioni. La dea Mefite, in particolare, era la personificazione della mefite stessa , cioè del cattivo odore che fuoriusciva dalle mofete. Queste, insieme al ponte detto dei “Diavoli” o di “Santo Spirito”, costituiscono una delle principali attrattive della Malvizza visibili in attivi crateri di modeste proporzioni. La Mofeta della Malvizza è formata da salse fredde, i cui strati profondi, secondo il Salmoiraghi, constano di argille scagliose regolarmente alternate al calcare a fucoidi e brecciole nummulitiche tuttora in stratificazione regolare. I numerosi coni eruttivi che si aprono nell’area variano e si differenziano a seconda della stagione e degli anni e da essi fuoriescono ad intervalli variabili bolle di idrogeno e di fango. Gli antichi ritennero le mefiti montecalvesi, conosciute come le “bolle della Malvizza”,sede di numerosi spiriti , sia benevoli che malevoli , che intervenivano rispettivamente in difesa o in offesa dei punti cruciali di interesse vitale per le singole famiglie e per l’intero popolo, come la porta della casa, il focolare, la dispensa, i campi, i confini, i boschi, le acque. Secondo la leggenda le bolle si sarebbero formate per lo sprofondamento, ad opera del rivale Satana (secondo altri Cristo o S.Nicola , offesi dal perpetuarsi di tanta malvagità), della taverna di un malefico oste che aveva l’abitudine di cucinare la carne dei suoi clienti ,dopo averli uccisi e derubati. La tradizione popolare vuole che il 15 agosto di ogni anno si odano ancora venir su , tra il rigoglio dell’acqua , i lamenti dell’infame sprofondato. Note _ Dal complesso archeologico di San Vito in Montecalvo Irpino proviene l’iscrizione votiva dedicata a Mefite “Paccia . Q.F. Quintilla meFITI VOTum SOLVit” (C.I.L.-Vulumen Nonum,1421) [Nativo]Giovanni Bosco Maria Cavalletti
Foto Franco D’Addona
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Montecalvo e il castello dimenticato
Lo strano destino del cinema Pappano e l’antica macelleria della signora Bellaroba
[Ed. 20/01/2002] Un difficile esercizio raccontare l’Irpinia stando in Irpinia.Un esercizio che è una forma di amore e a cui la tua terra risponde mobilitando il galateo del rancore. In genere si raccontano i propri luoghi stando lontani, al riparo dalle abitudini più corrosive. So che restando qui non riceverò alcun tipo di gratificazione per quello che faccio. Scrivo quello che scrivo solo perché me ne viene una certa contentezza e perché mi sembra utile lasciare qualche piccolissima testimonianza della transizione che stanno vivendo i nostri paesi. Non pretendo che le mie parole sappiano descrivere e definire quello che accade nei luoghi. Il mio è un resoconto parzialissimo. La vita di un paese è un film che dura migliaia di anni ed io capisco quello che si può capire entrando in sala per poche ore. Mi pare che il film stia offrendo fotogrammi importanti in cui la storia muta rapidamente. Più che una descrizione a volte mi rendo conto di svolgere l’autopsia del paesaggio. Forse scambio la parte per il tutto e la necrosi che vedo in giro è solo uno dei tanti fili in cui ogni giorno si aggroviglia il mistero di tutto ciò che appare. -
Li fierri
[Ed. 19/01/2003] A noi cinquantenni di oggi, ” li fierri” di “ncoppa la chiazza” evocano ricordi di un passato, non troppo lontano ma ormai impresso nella nostra memoria con emozioni e tristezza.
Ricordi certo di ragazzini “cianculusi” dediti ai giochi per strada, chiassosi ed indisponenti, ma conpartecipiti di una quotidianità globale che vedeva quella zona come scena unica e principale della Montecalvo prima del terremoto del 1962.Testimoni, inconsapevoli e disincantati, di una storia d’altri tempi che scorreva e traspariva dallo sguardo di una anziana femmina , stretta nel proprio dolore o da una serie di schiene curve di vecchi contadini seduti con il ” culo” sporto nel vuoto sui “ferri”. Immagini da c’era una volta, e adesso? La piazza di nessuno.
Non ci sono più ragazzini “cianculosi” e chiassosi, non ci sono più le schiene curve dei contadini, non c’è più il ciarlare degli uomini intenti a commentare le disgrazie del giorno, rimangono loro ” li Fierri” come monumento in memoria della vita, abbandonati al loro misero e desolante destino .
Li “Fierri” di “ncoppa la chiazza”, e il relativo impianto degli alberi , come noi li ricordiamo, erano stati lì sistemati all’indomani del sisma del 1930 per meglio armonizzare l’architettura della costruenda nuova sede municipale.Luogo di incontro e di dibattito politico hanno assistito alla trasformazione e alla evoluzione della storia del nostro paese dal doposisma in poi.
Avevano la stessa importante funzione dell’ Agorà di ellenica memoria, testimoni silenti di tutto il micro cosmo vitale di una popolazione, prettamente contadina, come quella montecalvese.
Luogo di battaglie sociali e politiche dure e senza tregua, punto di riferimento per massari e braccianti in cerca gli uni di mano d’opera e gli altri di guadagnarsi la giornata, centro di scambi di informazioni,richieste o lamentele da presentare all’istituzione pubblica, teatro di grandi manifestazioni in occasioni speciali ed importanti come quelle delle elezioni amministrative, quando,con gli occhi rivolti al balcone del municipio,si applaudivano o fischiavano i nuovi eletti affacciatisi per consumare l’ennesimo bagno di folla scaturito dalla vittoria elettorale.
Il tutto all’ombra frescheggiante di quei quattro alberi oggi agonizzanti per il trascorrere del tempo e un pò anche per l’incuria degli uomini, oggi, dopo settantacinque anni, uno di loro è stato abbattuto senza tanti fronzoli, ovviamente la speranza è quella di vederlo rinascere ma come in tutte le cose di questo mondo tutto cambia , sorte tristemente condivisa anche dai vecchi “fierri” di “ncoppa la chiazza”, tra l’indifferenza generale di tutti [Nativo]
Alfonso Caccese



























































