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L’ antichità di Montecalvo e la critica
[Ed. 00/00/0000] Gli scrittori classici rammemorano, nei loro libri, i più importanti centri del Sannio Irpino, anticamente, abitati e le antiche colonie. Montecalvo è circondata da questi luoghi storici,da alcune di queste antiche città , poi scomparse nel corso dei secoli, ma che ci attestano una grandezza passata. Cluvia , Equus Tuticus , chiamata poi S. Eleuterio, che fu primo vescovo di Ariano , ivi martirizzato, erano le più vicine alla nostra terra. La via Egnatia passava pel nostro territorio: ne fa fede il Ponte S. Spirito — residuo di ponte della via suindicata. Sappiamo che per la sua posizione strategica, formava un punto di primissimo ordine , imprendibile e sicuro da ogni lato, perchè quasi circondato da profondi burroni. Era inoltre un punto notevolissimo di osservazione , a 623 metri sul livello del mare , si scorgeva in gran parte, il percorso della suddetta via, che partiva da Benevento. Nel nostro territorio vi fu, in epoche lontane, un’importante centro abitato , di cui anche oggi si vedono gli avanzi ed i residui di antichità. Tale località è conosciuta col nome di Tre Santi.
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Pane di Montecalvo – Convegno
Antonio Stiscia
N. Mancino [Edito 19/01/2005] Montecalvo Irpino AV – Il recente Convegno sul Pane di Montecalvo, tenutosi il 21 Novembre 2004, con la partecipazione e il patrocinio della Regione Campania, della provincia di Avellino, della Comunità Montana dell’Ufita,di eminenti rappresentanti del potere Politico e Istituzionale (Presidente sen. Nicola Mancino), ha riaffermato il diritto sacrosanto ad un riconoscimento speciale per il nostro Pane,specie per i trascorsi storici, ben evidenziati dai qualificanti interventi dei prof.Benigno Casale dell’Università di Palermo e Giovanni Cavalletti, storico della cultura montecalvese,che con una relazione precisa e documentata ha ripercorso la storia del pane di Montecalvo dal xv al xx secolo.
La battaglia del Pane,per il riconoscimento della tipicità del prodotto principe di Montecalvo,si è svolta per circa un ventennio.
E’ doveroso ricordare la instancabile penna del giornalista Mario Aucelli,che per anni, dalle pagine del Mattino ha illustrato,difeso e propagandato il nostro prezioso prodotto.
E ancora il prof. Alfonso de Cristofaro,alfiere della cultura gastronomica montecalvese.
Non va trascurato l’impegno dei Sindaci e delle rispettive Giunte per gli atti e le iniziative a sostegno del Pane di Montecalvo,per il suo sviluppo in termini di produttività e tutela.
Speciale menzione va fatta al Sindaco Alfonso Caccese e al Vice sindaco del tempo Antonella Panzone,che in prima fila e con l’aiuto dello scrivente ha conseguito il traguardo ambito dell’inserimento del PANE DI MONTECALVO tra i prodotti agroalimentari tradizionali-D.M. 18/7/2000-Ministero delle Politiche Agricole e Forestali.
Un ringraziamento va dato all’attuale Sindaco Giancarlo Di Rubbo,sensibile alle tematiche dello sviluppo economico legato al prodotto pane e derivati,sorretto e spronato dall’azione incessante dei nuovi assessori allo sviluppo e all’agricoltura Serafino e Russolillo.
Quali traguardi per il Pane di Montecalvo?
– Ottenimento della DOP;
– Deregulation ai limiti di panificazione previsti dalla Camera di Commercio;
– Nuovo regolamento provinciale di attuazione della legge 1002/56,con la previsione
di speciali regole per il pane tradizionale,tipico e con DOP;
– Abrogazione della legge 1002,perché superata dalla logica di mercato;
– Tutela del pane quale prodotto tradizionale,garantendone la tipicità della lavorazione,l’utilizzo di componenti naturali e la tutela delle aree di produzione(diversità=ricchezza).
– La creazione di marchi di qualità,garantiti e controllati.
A conclusione,questa chiacchierata non può che concludersi con un invito ad amare il pane in ogni forma,promovendone il consumo e il significato.
In questa ottica la recente adesione del Comune di Montecalvo all’Associazione Città del Pane (www.cittadelpane.it), a livello nazionale,ci permetterà di fare quel doveroso salto di qualità organizzativa,ritrovando quella concordia del vivere,in un paese di grandi tradizioni,che oggi vive col motto del CARPE DIEM,ma con la sicurezza di un pezzo di fresco e fragrante pane in tasca. [Nativo]
[Credit│Foto - Franco D'Addona]
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PANE IN COMUNE
Redazione
[Edito 24/06/2005] Corciano PG – Il Comune di Corciano , socio dal Settembre 2004 dell’Associazione Città del Pane, ha elaborato un progetto, di durata biennale,con l’intento di diffondere la storia della panificazione artigianale, la cultura legata al recupero delle tradizione e del mangiare bene e sano, la rivalutazione dei sapori autentici. Come prima iniziativa si intende organizzare una manifestazione dal 24 al 26 Giugno che si svolgerà nel centro storico di Corciano . La Rassegna , denominata “ Pane in Comune ” nasce per valorizzare la cultura del pane artigianale e promuovere le identità culturali, turistiche e produttive dei territori che si caratterizzano per la presenza di pani tipici locali. Le piazze del centro storico ospiteranno una rassegna ricca di appuntamenti: dimostrazioni di panificazione a cura dei panificatori locali, degustazioni guidate, una mostra dei pani tipici regionali ed iniziative collaterali . Tre giorni di festa per l’alimento più antico delle nostre tavole, per riscoprirne il valore ed esaltarne le tipicità di ogni angolo d’Italia. Per dare autorevolezza alla manifestazione si ritiene che sia di fondamentale importanza la presenza di uno stand dedicato all’Associazione Città del Pane,con la partecipazione a titolo gratuito di tutte le città che vorranno aderire. Alla manifestazione organizzata dalla piccola cittadina umbra ha preso parte anche il comune di Montecalvo Irpino, membro dell’associazione “Città del Pane”.
La delegazione montecalvese era composta dall’Assessore,Giacomo Pepe e dal funzionario Dott.Antonio Stiscia in rappresentanza della giunta irpina, dal presidente e vice presidente della Pro-loco, Franco Aramini e Franco D’Addona, insieme ad un gruppo di Pacchiane che hanno dato un tocco di folclore irpino alla manifestazione. L’accoglienza da parte della cittadina di Corciano è stata particolarmente calda e spontanea al punto da riconoscere alla delegazione del nostro piccolo comune il merito della buona riuscita della manifestazione alla sua prima edizione. [Nativo] [Foto Franco D’Addona]
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C’ERAVAMO ANCHE NOI… L’UNITÀ D’ITALIA IN IRPINIA E DINTORNI
Il Maestro Muratore nella raffigurazione lapidea della
loggia massonica di MontecalvoGiovanni Bosco Maria Cavalletti
[…] Già le idee giacobine, fondamentali nella nascita delle repubbliche napoleoniche, avevano ben attecchito in Irpinia nella seconda metà del XVIII secolo. Le idee illuministiche, penetrate negli ambienti più colti della borghesia e i frequenti contatti con i movimenti intellettuali napoletani favorirono il sorgere di un fermento liberale locale che ebbe, via via, connotazioni sempre più peculiari fino alla nascita di vere e proprie società di dichiarato stampo massonico dalle quali nacquero, verosimilmente, le vendite carbonare che animarono la lotta risorgimentale dal 1820 in poi. Il libro, il compasso e la squadra, le Tre Grandi Luci della Massoneria, unitamente all’acronimo G.A.D.U. (Grande Architetto dell’Universo), i più classici dei simboli massonici, campeggiano, ancora oggi, a Montecalvo, in altorilievi magistralmente scalpellati, su uno dei portali di Casa Stiscia. L’Apprendista Ammesso, il Compagno di Mestiere e il Maestro Muratore, con i rispettivi simboli impressi nella pietra, tramandano la sintesi di quello che fu il primitivo dibattito filosofico e politico che sfociò, poi, nell’impegno sociale al servizio degli ideali di libertà e uguaglianza. Un pensiero massonico, quello montecalvese, con varie sfaccettature, ortodosso, nella specificità del binomio francese, Né Dio Né Re, che dava spazio alla componente laica ed anticlericale, ma anche contestualizzato, dalla gran parte delle sensibilità liberali del paese, nel locale ambiente cattolico e clericale dal quale partì l’azione educativa che promosse la diffusione dei principi di libertà, fratellanza e uguaglianza riuniti nel trinomio più italiano Dio Re Costituzione. Se per la realizzazione degli ideali risorgimentali fondamentale fu, come dimostreranno le idee mazziniane in merito all’educazione popolare, la formazione culturale giovanile, di estremo interesse è il sottolineare come nel 1793, a cavallo tra la Rivoluzione Francese e la nascita della Repubblica Partenopea, fiorisse a Montecalvo una delle prime scuole pubbliche del Regno di Napoli. […]
[Bibliografia di riferimento]
[Cavalletti G.B.M. C’eravamo anche noi…, Tipolitografa Borrelli, S. Giorgio del Sannio BN, 2011] -
La leggenda di S.Nicola legata alle Bolle della Malvizza
Mario Sorrentino
Nel posto chiamato Bolle della Malvizza, c’era una volta una taverna. La gente diceva che ci andava a stare di notte soltanto mala gente.
Una sera assai fredda d’inverno, mentre il sole già tramontava, tre uomini si presentarono alla taverna. Il taverniere stava in piedi davanti alla porta, appoggiato a tre balle di fieno. Il più vecchio dei tre viandanti, con la mitra di vescovo sulla testa, un bastone da pastore nella mano diritta, con tanti capelli bianchi intorno alla faccia, e due occhi azzurri lucenti, disse al taverniere: “Dominus vobiscum.”
“Da dove venite e che volete?”, domandò con voce sgradevole il taverniere. Era nero di capelli, alto e grosso e con la barba tanto fitta che quasi non gli si vedevano gli occhi piccoli e rossi di sangue.
“Veniamo dalla Puglia e cerchiamo da dormì e da mangià, pagando il giusto.”
“Per il dormì, sopra la paglia per terra, e per il mangià solo tunninu[1]”
I tre pellegrini entrarono nella taverna e si sedettero intorno al tavolone. Il taverniere sputò in terra e chiamò forte la moglie. La donna arrivò, era una povera donna tutta scapigliata e spaurita. Lui andò e portò il tunninu e la moglie andò e portò il vino. Quando il mangiare e il bere furono in mezzo alla tavola, il vescovo ci stese sopra le mani e pregò. Pregò e pregò, ma così a lungo che i due monaci compagni suoi non ce la facevano più a nascondere sotto il pizzo della tonaca gli sbadigli. Finita la preghiera, il vescovo tracciò un grande segno di croce per aria; e che successe? Il tunninu e il vino si trasformarono in due bei bambini, un maschietto e una femminuccia.
Il vescovo allora si alzò, prese per mano le due creature e uscì dalla taverna, con i monaci appresso. Fece un po’ di cammino e si girò. Segnò un’altra croce nell’aria ed ecco che la taverna, il taverniere e la taverniera sprofondarono all’Inferno.
Il vescovo era San Nicola di Bari, e là, ancora oggi, al posto della taverna, c’è rimasta la terra che bolle sempre.[1] – Carne in salamoia.
[Bibliografia di riferimento]
[Sorrentino M./Caccese A., La Malvizza – La Transumanza, le Bolle, il Grano, edito in proprio, Bologna, 2005] -
Inaugurata la ristrutturata Chiesa di San Pompilio Maria Pirrotti
[Edito 15/07/2007] In una cornice di popolo festante, Domenica 15 luglio 2007, si è inaugurata la ristrutturata Chiesa di San Pompilio Maria Pirrotti, figlio prediletto ed orgoglio di Montecalvo e di tutta l’Irpinia. La realizzazione dell’opera si è resa possibile grazie alla generosità dei montecalvesi che in una sorta di gara solidaristica hanno raccolto la cospicua somma di 41.000,00 euro. Grazie al contributo spontaneo di alcune ditte locali, che hanno prestato la loro manodopera gratuitamente, i lavori sono stati avviati e proseguiti alacremente tant’è che il 15 luglio, data di ricorrenza della morte del Santo, era già tutto pronto per la grande cerimonia religiosa. Infatti già dalle prime ore di un pomeriggio caldo e soleggiato i fedeli sono accorsi numerosissimi ad affollare la piazza adiacente la chiesa e la casa natale del loro illustre compaesano. Puntuali alla cerimonia sono arrivati e presentati al popolo, in spirituale raccoglimento mistico, le numerose autorità civili e religiose che hanno voluto, con la loro presenza, testimoniare l’affetto e la grandezza della missione sacerdotale di San Pompilio M. Pirrotti. Ad accoglierle, in pompa magna, il sindaco Giancarlo Di Rubbo ed il parroco, vero artefice massimo del progetto, don Teodoro Rapuano che, davanti alla casa comunale per l’occasione vestita a festa e con le forze dell’ordine in grande uniforme, hanno ricevuto l’Arcivescovo metropolita della chiesa beneventana Sua Eccellenza Andrea Mugione, il prefetto di Avellino Dott.Rei, gli assessori provinciali: Franco Lo Conte, Eugenio Salvatore e Francesco Barra. La messa solenne è stata presenziata dall’arcivescovo metropolita e concelebrata insieme al clero montecalvese. Alla fine della funzione liturgica la chiesa è stata riaperta e visitata prima dalle autorità e poi dal popolo estasiato dal nuovo volto della chiesa. Le novità salienti apportate e scaturite dalla fervida e vulcanica mente dell’attivissimo don Teodoro, si evidenziano già con un primo colpo d’occhio alla facciata dove si stagliano campali due stemmi rappresentanti l’appartenenza uno al pontificato di Benedetto XVI e l’altro alla chiesa beneventana. In alto centralmente, al posto dell’antico rosone, è stata collocata una vetrata artistica finemente lavorata con l’effige del Santo a simboleggiare la protezione dall’alto dei cieli del suo paesello natio. Entrando, frontalmente, è stato riposizionato l’altare e risistemata la nicchia dove è collocata la statua e, nella parte inferiore, l’originaria e antica teca con la reliquia sacra del santo. Lateralmente si osservano a sinistra e a destra, due file di tre vetrate che rappresentano episodi ed elementi centrali della vita dell’apostolato pompiliano. Invece sulle pareti laterali sono stati fissati dei quadri, chiamate “Via Lucis”, rappresentazioni di episodi evangelici, create appositamente dal pittore-scultore romano, Antonio Zanini. I vecchi banchi sono stati sostituiti da più moderne e funzionali sedie con inginocchiatoio. Il vecchio pavimento invece è rimasto lo stesso ed è stato tirato a lucido ritornando al suo antico splendore. Ristrutturate e rimodernate anche la sacrestia e la vecchia stanza dove il santo si raccoglieva in meditazione. Questa opera è stata progettata e voluta in preparazione delle grandi manifestazioni che si svolgeranno nel 2010 in occasione del trecentanario della nascita di San Pompilio M. Pirrotti. [Nativo] [Foto Franco D’Addona]
Redazione
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NOZZE SINISCALCHI – COLLABOLLETTA
Redazione
[Edito 00/00/0000] Roma – Nell’atmosfera coinvolgente della bellissima Basilica di San Francesca Romana, al Foro Romano di Roma, attorniati da parenti ed amici, si sono uniti in matrimonio il dottor Flavio Siniscalchi e la dottoressa Anna Collabolletta. Dopo il rito religioso gli sposi hanno offerto, agli intervenuti, nei sontuosi giardini di Villa Monte Mario al Trionfale, una raffinata cena. Felicitazioni vivissime dagli amici di Montecalvo all’illustre concittadino professor Alfredo Siniscalchi, Direttore Generale, Capo Compartimento della Presidenza del Consiglio dei Ministri e alla gentile signora Marina Quaranta. A Flavio e Anna auguri e dolcissima luna di miele. [Nativo]
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Lu Trappitu
Angelo Siciliano
[Nativo]
LU TRAPPITU
Lu Trappìtu s’affaccia
‘ncòpp’a lu Fuóssu Palùmmu
andó c’àbitunu ciàuli e cristariéddri.
Li ccàsura, agguattàti ‘ncòpp’a lu ttufu,
pare ca stannu ‘nd’à nu prisèbbiju.
Tiéninu grùttira lònghe
andó li cristiani ci tinévunu
ciucci, puórci, cucci e ccaddrìni.
Cèrtu rótte, si dice,
jévun’a ffinì sótt’a lu palàzzu ducale,
andó ci stéva lu duca Pignatèlli.
A la matìna, li campagnuóli
jinchévunu li ccésti,
caricàvunu li bèstiji
e ghjévun’a Magliànu
o a la Trigna a fatijàni.
Dòppu lu tirramóte di lu Sissantadùji,
‘sti ccase so’ ttut’abbandunàte:
c’àbitunu li cciàvéttuli.
Pàrlunu di li Sassi di Matera,
pi ttilivisióne o ‘ncòpp’a li giurnali.
‘Sti ppréte di lu Trappìtu
accóntunu puru lóru
tanta stòriji antiche:
nu’ vi pare di vidé
tanta vècchje cu’ la pannùccia
affacciàt’arrét’a li ppurtéddre?IL TRAPPETO
Il Trappeto affaccia
sul fosso Palummo
dove dimorano taccole e gheppi.
Le case, appollaiate sul tufo,
pare che siano in un presepio.
Hanno grotte lunghe
dove gli abitanti vi tenevano
asini, maiali, conigli e galline.
Di alcune grotte, si racconta
che arrivassero sotto il palazzo ducale,
dove abitava il duca Pignatelli.
Ogni mattina, i campagnoli
riempivano le ceste,
caricavano le bestie
e si recavano a Magliano
o alla Trigna a lavorare.
Dopo il terremoto del 1962,
queste case sono tutte abbandonate:
vi abitano le civette.
Parlano dei Sassi di Matera,
per televisione o sui giornali.
Queste pietre del Trappeto
raccontano anch’esse
tante storie antiche:
non vi sembra di vedere
tante vecchie col panno (in testa)
affacciate dietro le portelle?[Bibliografia di riferimento]
[Siciliano A. Lo zio d’America, Menna, Avellino, 1988] -
Montecalvo: è “Quad mania”
[Edito 00/00/0000] Montecalvo Irpino AV – E’ scoppiata la ” quad Mania”. Domenica mattina un gruppo di amanti della moto a quattro ruote hanno inaugurato una pista in terra battuta lunga circa cinquanta chilometri.” E’ tutto un susseguirsi di salite e discese in un paesaggio bellissimo – dice uno dei partecipanti –è il paradiso di chi è appassionato di questo sport“. Si è trattato di una passeggiata escursionistica senza nessuna competizione tutta improntata alla riscoperta di un territorio ormai dimenticato. Il percorso, infatti, realizzato dall’assessorato al Turismo della giunta guidata da Giancarlo Di Rubbo, è stato ricavato andando alla riscoperta di alcuni sentieri e vie comunali che, in alcuni casi, erano andate perdute per via dell’abbandono. E così il gruppo è sceso fino alla base del “Fuosso Palummo” per poi risalire verso contrada Maurielli e di li a scendere verso Magliano. Escursioni di alcune centinaia di metri che rendono il percorso affascinante. Dopo aver attraversato il centro cittadino i “quaddisti” sono scesi verso il Frascino dove lambendo l’antico ponte romano dei “diavoli” hanno imboccato il “tratturo” fino al bivio della stazione di Ariano dove, imboccato un tratturello hanno girato per “Aequum Tuticum”e di lì verso la Malvizza dove sono arrivati ad ora di pranzo e si sono intrattenuti nell’agriturismo “le Bolle”. “Questo percorso è praticabile anche a piedi, in mountain bike, in groppa ad un asino ed in moto – spiega – Nicola Serafino assessore al turismo – riteniamo che tutti questi elementi contribuiscano a creare una variegata offerta d’intrattenimento nel panorama turistico. Allo stesso tempo andiamo alla riscoperta degli antichi sentieri che oramai erano passati in disuso perchè non percorribili a piedi“. A tal proposito il prossimo intervento che si dovrebbe effettuare sarebbe quello di creare la segnaletica del percorso in modo che gli escursionisti, qualsiasi sia il mezzo da loro adoperato sappiano sempre in che punto si trovano. Sono al vaglio altre iniziative. “La prossima sarà la realizzazione di una pista di lancio per i deltaplani sul monte Cesine – conclude Serafino. [Nativo]
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Leda Battisti a Montecalvo Irpino
[Edito 00/00/0000] Montecalvo Irpino AV – Leda Battisti in Tour il 10 Agosto a Montecalvo. [Nativo]
Redazione