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Montecalvo, in vista delle elezioni amministrative

A. Siniscalchi [Edito 20/02/2004] Montecalvo Irpino AV – Le ultime ore sono state ore concitate nella politica locale. Ci sono stati una serie di eventi che sembrano aver cambiato letteralmente le carte in tavola. Andiamo per ordine. Alla notizia che alcuni ambienti della Margherita e dei Socialisti avrebbero visto bene alla guida del paese : Alfredo Siniscalchi, impegno, per altro, che l’alto funzionario dello Stato, stando a delle voci non sarebbe interessato a ricoprire anche se non è giunta nessuna comunicazione ufficiale, si sono scatenate una serie di reazioni: prima fra tutte è spuntato un movimento espressione di un costituendo comitato civico. Al nuovo movimento, che non avrebbe assolutamente nessuna collocazione politica, avrebbero aderito numerosi grossi nomi della società civile locale.
Per la guida circolavano tre nomi: Giuseppe Stiscia, Giuseppe De Cillis e Carlo Pizzillo anche se quest’ultimo sembrerebbe quello più accreditato. Una situazione nuova che potrebbe stravolgere completamente lo scenario politico ed i progetti elettorali soprattutto in casa Margherita. Insomma alla nuova formazione avrebbero aderito personalità notoriamente sostenitrici di uomini oggi collocati nella maggioranza. Si è parlato di una candidatura offerta anche a Gianni Iorio, che ieri parlava direttamente di sue possibili dimissioni non si è ben capito se da coordinatore della Margherita o da assessore .Una situazione in continua evoluzione. Gli animi si risvegliano c’è una grande volontà da parte di tutti di voler cambiare – dichiara – Giuseppe Ruccio segretario cittadino dei Ds. Ad una amministrazione inerte per dieci anni non è un movimento di cittadini che deve far paura. Deve far paura il resoconto che non può fare. Il movimento di cittadini è conseguenza delle scelte sbagliate. Sul nome di Pizzillo, Pompilio Albanese si mostra possibilista,la personalità di Pizzillo non è in discussione dichiara il segretario di Rifondazione Comunista – bisogna capire se è interessato ed in tal caso chi lo propone. Visto che è la sinistra quella più legittimata a farlo. D’altra parte noi lo abbiamo sempre indicato come una delle personalità della sinistra in grado di capeggiare una lista progressista e democratica come era la Colomba 10 anni fa che era composta dai DS, da Rifondazione ,e da un simbolo civico. Pizzillo potrebbe avere tessuto un tela mirante ad aggregare un seguito personale in una aggregazione civica e cercare alleanze nei partiti della sinistra in contrapposizione alla attuale maggioranza. Stando alle notizie che sono circolate nelle ultime ore il movimento dovrebbe ufficializzare la propria posizione nei prossimi giorni, al massimo all’inizio della settimana prossima. [Nativo][Credit│Corriere dell'Irpinia]Redazione
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RIMEDITARE DUNQUE QUESTA INTERESSANTE FIGURA…
(Da Duc in altum – Lettera Pastorale per l’Anno del Discepolato in onore di S. Bartolomeo – Benevento 2001 )
[Edito 08/05/2006]… Domenico (così si chiamava prima di vestire l’abito religioso nell’Ordine delle Scuole Pie) era nato il 29 settembre del 1 710 da nobili genitori, Girolamo ed Orsola, che avevano saputo inculcare anche in lui, sesto tra undici figli, l’aspirazione a ideali alti. Egli ricorderà sempre il motto scolpito accanto allo scudo nobiliare di famiglia: “Virtus et hanor semper!”. Una buona partenza, dunque. Ma sta di fatto che egli avvertì la vocazione religiosa e che essa si configurò per lui entro due chiare coordinate: servire Dio e revisionare se stesso, conformandosi a Gesù Cristo, modello assoluto della perfezione. L’ambiente dignitoso di casa sua, per molti aspetti esemplare sia moralmente che culturalmente (alla scuola del padre, avvocato rispettato, aveva arricchito la mente con quanto di meglio si poteva apprendere allora), dovette comunque apparirgli “manieroso”, secondo le mode dell’epoca, e quindi poco trasparente alle voci inferiori di cui era come innamorato. Perciò scappò a Benevento, chiedendo asilo presso un collegio religioso. Iniziò in tal modo quel processo di inferiore purificazione dagli aspetti difettosi, che si tradusse in un atteggiamento permanente di penitenza. E tanto travaglio scolpì l’educatore eccellente, capace di influenzare positivamente gli allievi, qualunque fosse l’argomento loro proposto. Una volta sacerdote, poi, dilagò in molte regioni sia con la predicazione che con la direziono spirituale, aspetto questo che evidenzia ancora una volta la sua proclività a formare. Una figura così merita di essere capita ed imitata.
… Rimeditare dunque questa interessante figura, aprendo il suo sguardo serioso di penitente ed imitarla: è forse una delle più gravi urgenze del nuovo millennio. Volendo con forza additarla ai montecalvesi, accettai volentieri l’istanza del Parroco che ha chiesto di unificare le due parrocchie esistenti, ponendole entrambe sotto il titolo di san Pompilio.
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I MIRACOLI E SAN POMPILIO
Padre Martino Gaudiuso
[Edito 08/05/2006] E’ un riferimento ricorrente – quasi, ormai, un luogo comune – pensare ai Santi come a persone che hanno in esclusiva il racconto di una vita ricca di comportamenti e di episodi fuori dall’ordinario unitamente alla capacità di far miracoli, soprattutto dopo la morte.Non dovrebbe meravigliare più di tanto se si considera che proprio Gesù nell’inviare i suoi Discepoli in missione diede loro autorità sugli spiriti maligni e il potere di guarire le malattie (Lc. 9.1). E ancora, dopo la resurrezione, disse agli stessi Discepoli: quelli che avranno fede faranno segni miracolosi: cacceranno i demoni invocando il mio nome, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e berranno veleni senza aver nessun male: poseranno le mani sui malati e li guariranno (Mc. 16. 17-18).Il carisma dei miracoli è presente già nelle prime Comunità cristiane e sempre è rimasto nel vissuto della Chiesa. Ma ciò che a prima vista potrebbe sembrare la competenza di una categoria di persone all’interno della Chiesa, di fatto era ed e l’ovvia manifestazione della verità e della forza della Parola di Dio, JHWH dice e crea (Gen. 1 e 2): Gesù agisce nella stessi maniera del Padre: egli e il Verbo di Dio! L’ufficiale dell’esercito romano si rivolse a Gesù con questa fede; gli disse: basta che tu dica soltanto una parola e il mio servo sarà guarito (Mt. 8.8).Il miracolo non è venuto mai meno ncll’csperienza della Chiesa: l’umanità ha ancora un cuore ed un volto sofferente, che soltanto la carità di Cristo può guarire e salvare.Certamente è aumentata la fede dei cristiani, per i quali la Parola stessa e salvezza: le tue parole, Signore, sono spirito e vita. ripetiamo spesso nella Liturgia. E’ questa convinzione che si fa preghiera al momento opportuno: preghiera di intercessione per chi è nel bisogno estremo, sia del corpo, per una sanità in pericolo, sia dello spirito, per la sua debolezza.E’ facile classificare i Santi (gli intercessori presso Dio) in due categorie: quelli miracolisti, perciò più … popolari, e gli altri più … riservati, e quindi meno noti, ma non per questo meno interessanti!
fede: la comunione dei Santi.Loro sono ora amici e coeredi di Cristo; “a causa infatti della loro più intima unione con Cristo i Beati rinsaldano tutta la Chiesa nella Santità, nobilitano il culto che essa rende a Dio qui in terra e in molteplici maniere contribuiscono ad una più ampia edificazione. Ammessi nella patria e presenti al Signore, per mezzo di Lui, con Lui e in Lui non cessano di intercedcre per noi presso il Padre, offrendo i meriti acquistati in terra mediante Gesù Cristo, unico Mediatore tra Dio e gli uomini. servendo al Signore in ogni cosa e dando compimento nella loro carne a ciò che manca alle tribolazioni di Cristo a pro del suo Corpo, che e la Chiesa. La nostra debolezza quindi o molto aiutala dalla loro fraterna sollecitudine” (Cono. Val. li, L.G 49).
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Le lapidi di Aequum Tuticum
Francesco Cardinale
Il Lapidario di Aequum Tuticum è stato rimosso dalla baracca di Sant’Eleuterio, dove le lapidi erano state sistemate provvisoriamente, per essere trasportate nella villa comunale presso il Museo della Civiltà Normanna. Questa operazione è stata promossa dalla soprintendenza e dall’assessorato alla cultura del Comune di Ariano Irpino. Le lapidi sono state posizionate in parte all’interno del Castello e in parte all’esterno, nei pressi dell’ingresso al Museo. Le foto qui allegate mostrano i reperti quando erano ancora nel loro luogo d’origine. -
Ruocchili e Cicatielli
Antonio Stiscia
[Edito 28/09/2004] I Ruocchili e cicatielli ( broccoli e cicatielli ) sono un piatto tipico di tutta l’ Irpinia, anche se in ogni paese se ne possono ritrovare versioni differenti, con sfumature riguardanti gli ingredienti o le modalità di preparazione, così come avviene a Montecalvo Irpino. E’ difficile stabilire l’ origine di questo piatto, in quanto si tratta di un piatto semplice e spontaneo, preparato con ingredienti di facile reperimento in un ambiente rurale così come in un ambiente paesano. Il consumo di Ruocchili e cicatielli è diffuso perlopiù a livello familiare, in quanto si tratta di un piatto fatto principalmente in casa. Esso è collegato in particolar modo alla stagione invernale. I Ruocchili e cicatielli si preparano nel modo di seguito esposto. Si mette un chilo di farina di grano duro a fontana sulla spianata, facendovi un buco al centro in cui vengono aggiunti acqua calda e sale. Poi si impasta per una decina di minuti fino ad ottenere un impasto compatto e morbido che si stende in bastoncini di circa tre millimetri di spessore; tali bastoncini si tagliano in altri bastoncini di circa tre centimetri di lunghezza, che vengono incavati con le dita dalle massaie. A parte si lava un chilo di broccoli e si fa lessare per tre minuti circa, aggiungendovi poi i cicatielli che devono bollire per circa dieci minuti. In un altro tegame si fanno rosolare nell’ olio cento grammi di pezzetti di pancetta con aglio e, a piacere, peperoncino piccante con cui si condiscono i cicatielli e broccoli. [Nativo] -
AMMINISTRATORI PIZZICATI… CON LE DITA NELLA MARMELLATA.
[Ed. 00/00/0000]Il 28 febbraio 2005 scadeva il termine per la richiesta di contributi messi a disposizione dal Commissariato del Governo per l’Emergenza ldrogeologica della Regione Campania per i danni prodotti nel nostro comune dagli eventi metereologici del gennaio 2003. Tale opportunità messa a disposizione dei cittadini che avevano subito danni non è stata per niente pubblicizzata, così come era stato espressamente richiesto dallo stesso Commissario di Governo, con la conseguenza che le pratiche presentate sono state pochissime (24).
In tutta questa vicenda le cose più gravi sono che:
1) gran parte delle pratiche sono state istruite dallo stesso studio tecnico (socio dell’assessore all’urbanistica);
2) ’80 % delle pratiche riguarda familiari di 4 componenti della giunta; la moglie del sindaco, il padre, la moglie ed il fratello di un assessore) la moglie e lo zio di un altro assessore, la suocera di un terzo assessore e la moglie, parenti ed amici di un dipendente comunale grande sponsor degli attuali amministratori.
Cari Cittadini di Montecalvo questi sedicenti amministratori hanno dato l’ennesima prova di immoralità, di rozzezza, di incapacità e mala fede senza precedenti nella storia di Montecalvo.
Una sola parola: VERGOGNA!
GLI AMMINISTRATORI PIZZICATI…CON LE DITA NELLA MARMELLATA. [Nativo]
[Credit│www.alternativapermontecalvo.it]Redazione
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Corteo per difendere i pomodorini di collina
[Ed. 06/09/2005] Grottaminarda AV – Per difendere il pomodorino di collina che producono da generazioni, e che il mercato nazionale non vuole più ritirare, gli agricoltori della valle del Miscano sono partiti di buon mattino con le famiglie al seguito.
Si sono messi in marcia a bordo dei grossi e polverosi trattori per salvare il futuro delle loro produzioni e dei loro figli, e per allentare la morsa europea e quella cinese che incalza.
Alla periferia di Ariano IRPINO l’appuntamento con la testa del corteo. La lenta processione, in direzione di Grottaminarda, ha mandato in tilt la circolazione nel grosso centro abitato, dove si stava svolgendo anche il mercato settimanale, ma ha incontrato la solidarietà di tanta gente. Le donne a piedi, con le mani rugose e i visi cotti dal sole, distribuivano a chiunque volantini colorati in cui spiegavano le ragioni di questa pacifica manifestazione. Prezzi vergognosi offerti dalle industrie conserviere, appena dieci centesimi di euro per un chilogrammo di pomodorini, mentre circa tredici centesimi di euro è il prezzo stabilito per un chilogrammo di grano duro. Un quadro economico miserevole, con prezzi da terzo mondo. Franchino Fioravanti da Montecalvo è uno dei leader di questa protesta e dal megafono, stretto tra le mani, spiega questo disagio. «Come si può vivere a queste condizioni?- si è chiesto ripetutamente Fioravanti – che sarà del nostro lavoro? Le istituzioni devono aiutarci». D’accordo il senatore Angelo Flammia, il sindaco di Grottaminarda, Giovanni Ianniciello, e l’assessore all’agricoltura del comune di Ariano, Cusano. L’occupazione del casello alla fine non c’è stata. Il notevole dispiegamento delle forze dell’ordine, tra pattuglie della Polstrada, agenti del Commissariato di Ariano e carabinieri della locale stazione, ha evitato lo scontro che si temeva. «Siamo con questa gente laboriosa- ha detto il senatore diessino Flammia – o si cambia politica per salvare il Mezzogiorno, o si rischia la morte. Il mercato va adeguato anche all’avanzata cinese». Più in là la polizia blocca chi ha tentato di forzare il blocco. Non ci sono stati disordini, ma solo rallentamenti al considerevole flusso di traffico in entrata e uscita dal casello, perchè la protesta è andata avanti in maniera civile fino alle 14. A quell’ora è giunta a Grottaminarda la delegazione di rappresentanti che era stata inviata a Napoli, a Palazzo Santa Lucia, per discutere con l’assessore regionale all’agricoltura, Andrea Cozzolino, del futuro delle produzioni di pomodorino irpino. Le risposte date non hanno convinto affatto, e i delegati sono ritornati a mani vuote. [Nativo][Credit│Il Mattino]Barbara Ciarcia
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Conti e Duchi che si succedono a Montecalvo sino a noi

Palazzo ducale / Abitazione del Duca [Ed. 00/00/0000] E siamo al periodo post-aragonese. I tempi erano completamente mutati e le cose politiche del regno erano in ribasso. Questo nuovo periodo, nei primi albori del secolo sedicesimo, si apre con la serie dei vicerè per il nostro regno, ora divenuto una provincia spagnuola. Fino a quel tempo Napoli era stata sede regia: non fu più così sotto il nefasto, malefico, sciagurato dominio spagnuolo – asburghese. Ferdinando il Cattolico, dopo una breve permanenza nel regno fece ritorno nella Spagna, ove la sua presenza e 1’opera sua erano necessarie, affidando per primo, il governo del reame ad un vicerè.
Carlo V degli Asburgo, prendeva l’eredità delle Spagne, e malgrado le mire di Francesco I° di Francia , dopo la morte di Massimiliano, venne eletto imperatore dai principi della Germania superando ancora con la forza e con l’intrigo tutte le opposizioni che si frapponevano per il possesso di tutti gli stati.
Quanto al nostro regno, esso mutò del tutto la sua posizione per il mutare degli eventi cennati – ed abbiamo nella storia le triste fasi dei vicerè originari della Spagna , di cui sono ben noti i loro sistemi. Così le nostre provincie meridionali passarono attraverso alternative di soprusi, di feroci dispotismi, di prepotenze, di rappresaglie e di durezze di ogni sorta per un periodo di oltre due secoli.
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Caterina ed Ettore Pignatelli utili Signori di Montecalvo
[Ed. 00/00/0000] Vennero le vicende tragiche dei baroni e le fatali conseguenze della loro congiura. La situazione creata da Ferdinando I° e da suo figlio Alfonso, determinò una sedizione collettiva e una consociazione dei principali baroni del regno, giurando essi di essere uniti a combattere il re e suo figlio Alfonso, al lora duca di Calabria. A fortificare quell’ accordo il papa Innocenzo VIII, emetteva un breve contro il medesimo re. Ma questi, avvertendo il pericolo, con abilità politica, previa improvvisa pacificazione col papa, seppe far andare a monte ogni cosa.Così le cose, apparentemente, tornarono normali per brevissimo tempo, poiché terribili furono le vendette di Ferdinando contro i disgraziati baroni. Tra questi baroni federati, vi fu anche il nostro conte Don Pietro Guevara G. Siniscalco del regno. Naturalmente, quella non fu un’azione separata, ma ebbero l’appoggio delle persone più in vista delle loro terre. La nostra contea lasciò devoluta al re e amministrata da un governatore (Vedi: « La congiura dei baroni del regno di Napoli contro il Re Ferdinando I. » Camillo Porzio – Stampato in Roma nel 1565).
Alla morte di Ferdinando, anno 1493, raccolse la eredità del regno Alfonso II°, suo figliuolo, che, in anno 1494, per crisi finanziaria del regno, impoverito e spossato dalle guerre e dagli sconvolgimenti, vendeva, la terra di Montecalvo, di Corsano e terre annesse, insieme ai diritti giurisdizionali su le terre istesse, alla contessa di Fondi Caterina Pignatelli ed Ettore, suo fratello.
Questo punto è di notevole importanza per la storia di Montecalvo, poichè, con i primi albori del l’evo moderno, si scrivevano nuovi fatti negli annali della storia paesana, mentre la vecchia contea arianese si sgretolava perdendo molti territorii. In seguito a tante spese cagionate dalla perdita del regno e dalle spese sostenute per riacquistano, le finanze erano di venute ristrettissime e per sopperire ai bisogni precisi, Re Alfonso II° vendeva varie terre del reame ai baroni napoletani.
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Casette asismiche, via alla demolizione
Alfonso Caccese
[Ed. 00/00/0000] Montecalvo Irpino AV – Iniziata l’opera di demolizione delle casette asismiche di via Padre Marciano Ciccarelli e delle restanti di via dei Mille. La demolizione rientra nel piano di risanamento urbanistico portato avanti dell’amministrazione comunale.
“In questa fase stiamo procedendo agli abbattimenti – spiega Giacomo Pepe, assessore ai lavori pubblici di Montecalvo -, poi gli spazi saranno ripristinati ad uso pubblico con una pavimentazione in pietrisco. In attesa che inizino i lavori per la sistemazione urbana”.
Sempre in questi giorni sono partiti anche i lavori per l’urbanizzazione del Comparto Nicola Pappano. Si tratta della costruzione delle strade interne al complesso urbanistico, della sistemazione degli spazi comuni e dei raccordi con i fabbricati preesistenti. A tal proposito nei giorni scorsi si è sviluppata una polemica sull’esecuzione dei lavori di costruzione del comparto.
In molti ritenevano il livello dei pian terreno troppo basso. Questi, infatti, allo stato attuale, risultano più bassi del piano stradale. A tal proposito Pepe precisa che “con le opere di urbanizzazione effettueremo il raccordo con il preesistente. Chi oggi è scettico, a lavoro finito si potrà rendere conto di come saranno i lavori e ricrederà”. Novità dovrebbero essere in arrivo anche per la costruzione della restante parte del comparto. I lavori sono fermi per un contenzioso nato con la ditta appaltatrice che pochi giorni fa ha smontato il cantiere. “Abbiamo concluso le procedure per la rescissione del contratto ed affidato di nuovo i lavori che, a breve, ricominceranno” conclude Pepe. Foto F. D’Addona [Nativo]






















