Ambiente

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    Progetto verde 2013: Compostaggio domestico

    [Edito 26/07/2013] Montecalvo Irpino AV – E’ partito anche a Montecalvo Irpino il progetto di Irpiniambiente per il compostaggio domestico.
    I residenti in area urbana alla cui abitazione è annessa un’area verde possono far richiesta, anche se in ritardo sulla data fissata del 23 luglio 2013, della compostiera per produrre compost domestico attraverso l’utilizzo della frazione umida e vegetale.
    E’ sufficiente recarsi presso il Comune e compilare una semplice richiesta; la compostiera con le apposite istruzioni saranno consegnati agli utenti dal personale dell’Ente gratuitamente. Con questa iniziativa ci si propone di ridurre le percentuali di rifiuti che vanno in discarica e quindi ad incrementare la produzione di compost domestico, mediante l’utilizzo di compostiere.
    Il compostaggio domestico è un processo naturale che consente di trasformare la sostanza organica presente nei nostri rifiuti organici della cucina e dell’orto o giardino (circa un terzo dei rifiuti prodotti da ciascuno di noi è rappresentato da rifiuti organici) in compost, ovvero in un prodotto utile per fertilizzare la terra.

    A differenza dei normali processi di decomposizione naturale, il compostaggio domestico avviene in tempi brevi perchè favorito dal sistema di raccolta e da opportuni accorgimenti nello stoccaggio dei prodotti immessi. Esso consente quindi non solo di ridurre la quantità dei rifiuti avviati a smaltimento in discarica o inceneritore ma anche di ottenere un ottimo fertilizzante ecologico (compost) per il giardino o orto. Nel processo di compostaggio la sostanza organica viene aggredita da una miriade di organismi viventi che in varie fasi e in presenza di ossigeno la decompongono e la mineralizzano, ritrasformandola in vapore acqueo, anidride carbonica e sali minerali che in parte la convertono in eccellente humus. Dopo alcuni mesi, circa 5 d‛estate e 7 d‛inverno, il compost è pronto.Un compost maturo si riconosce dal colore scuro, dall‛aspetto soffice e di consistenza più asciutta al tatto. Per ulteriori chiarimenti rivolgersi al : Comune di Montecalvo Irpino. [Nativo]

    Redazione

  • Ambiente

    Il porta a porta non funziona

    Redazione

    [Edito 08/11/2013] Montecalvo Irpino AV – Ancora una volta la raccolta porta a porta è a rischio. Di alcuni giorni fa una nota della CoRePla, attraverso Irpiniambiente specificava che considerata la presenza di altri materiali all’interno dei secchi per la raccolta della plastica l’ente comunale rischiava di rimanere privo del ritiro degli imballaggi di plastica.
    Gli amministratori subito si sono messi in azione e con una campagna mediatica hanno sensibilizzato i cittadini a porgere più attenzione nella separazione dei rifiuti rispettando le poche e semplici regole imposte, che se non seguite manderebbero all’aria gli sforzi profusi fin qui per raggiungere gli obiettivi previsti.
    Ma l’impegno degli amministratori locali va oltre, sarà dato il via al monitoraggio sulla modalità di raccolta delle famiglie Montecalvesi ed in caso di esiti negativi si ricorrerà anche a sanzioni pecuniarie abbastanza consistenti.

    Dalla casa comunale si fa sapere che il problema va tenuto sotto controllo anche perché a Montecalvo il porta a porta prevede la raccolta delle frazioni dell’umido, del secco, vetro, carta e plastica ed è compresa anche la raccolta di oli esausti ed abiti usati da conferire in appositi contenitori, e si spera che la negligenza di pochi cittadini che fino ad oggi hanno differenziato in modo anomalo prestino più attenzione al fine di giungere ad una più corretta gestione del sistema di raccolta differenziata, onde evitare per il futuro il ripetersi di queste incresciose situazioni. [Nativo]

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    I pini della piazzetta

    Alfonso Caccese

    [Ed. 18/05/2017] Montecalvo Irpino AV – Sembra non avere una sistemazione definitiva la nostra cara piazzetta di c/so vittorio Emanuele. Chiunque abbia avuto la sorti del paese in mano ha cercato soluzioni definitive fin dalla sua nascita ai tempi dall’amministrazione Panzone, lontana ormai sessant’anni.

    Prima lo spostamento del monumento ai caduti del “Guerrisi”, poi la pavimentazione seguito dall’installazione delle baracche dopo il terremoto del 1962 e una lunga serie di interventi che non stiamo qui a ricordare.
    Ultimo in ordine di tempo quello di ieri, 04/04/2017, l’abbattimento dei grandi pini che recintavano il monumento alla memoria dei caduti. Era necessario o c’era qualche alternativa? Sul web sono apparse note critiche ma a far chiarezza al riguardo è l’assessore Pamela Cavotta che con un post  che riportiamo di seguito fa il punto della situazione:“Ovviamente non discuto sul dispiacere che comporta l’abbattimento di un albero che ha una sua storia. Personalmente dispiace anche a me. Però quando è in gioco la sicurezza pubblica ed è a rischio l’incolumità delle persone, allora sei costretto a decidere. Circa un mese fa, causa vento, mezzo pino è caduto a terra. La fortuna ha voluto che non ci fossero persone in piazza…si sarebbe sfiorata la tragedia. Si trattava di alberi secchi, malati e invasivi. Se fosse bastata una semplice potatura, il problema sarebbe stato risolto senza polemiche. In ogni caso, saranno sostituiti degnamente, con alberi più adatti al contesto urbano. Questo è quanto.”

    Sarà il definitivo assestamento della piazzetta o si pensa ad altri interventi ? solo il tempo ci darà la risposta giusta. [Nativo]

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    E’ in funzione la casa dell’acqua

    Redazione

    [Ed. 27/08/2012] Il distributore di acqua è entrato in esercizio. I cittadini che si sono muniti della scheda magnetica, ritirabile in Municipio, possono riempire le bottiglie di acqua minerale. Il costo è di 2 centesimi al litro per l’acqua liscia e di 4 centesimi al litro per quella effervescente. Il distributore è stato collocato nell’area adiacente alla Caserma dei Carabinieri. Nell’area è stato anche ricavato un parcheggio attrezzato. Il costo totale dell’intervento ammonta a 25.000 euro.

    Il dispositivo, partendo dall’acqua delle condotte idriche, riesce a filtrarla ed a gasarla in modo da adattarla al gusto dei consumatori. Il distributore è dotato di un lettore di carte magnetiche con il quale è possibile prelevare l’acqua. I cittadini si possono recare al distributore con i recipienti e possono prelevare i quantitativi desiderati di acqua. Basta inserire la tessera magnetica e premere su uno dei due tasti a disposizione. Quello superiore è per l’acqua liscia e quello inferiore per quella gasata. Ad ogni pressione del tasto viene erogato un litro di acqua e contemporaneamente sottratto il costo dal credito presente sulla carta. “In questo modo puntiamo a ridurre notevolmente la produzione di rifiuti in plastica – spiega il sindaco Carlo Pizzillo -, che sono composti per lo più da recipienti che contenevano acque minerali”. [Nativo]

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    L’isola ecologica

    Francesco Cardinale

    [Edito 09/09/2002] Montecalvo Irpino AV – Dopo una intensa campagna a favore della raccolta differenziata, il comune mette a disposizione dei cittadini uno spazio ecologico per la raccolta dei rifiuti riciclabili.
    Da qualche settimana sono apparsi dei manifesti che annunciano l’apertura dell’isola ecologica istituita. L’area in questione è in C/da Creta. Per essere più precisi, si trova sulla via per Corsano, pochi metri prima della Cappella, sulla destra, procedendo da Montecalvo.
    Ma cos’è un’isola ecologica?
    L’isola ecologica è un’area attrezzata dove tutti i cittadini, ma anche le piccole attività commerciali, possono accedere per depositare i rifiuti differenziati. Sono destinate all’isola quelle frazioni di rifiuto che non vengono raccolte tramite contenitori stradali.
    Sono depositabili a titolo gratuito e in modo separato: sfalci di potatura, carta, metalli, vetri, plastica, legno, oli, stracci, mobili, elettrodomestici, televisori, computer, pile, batterie, lampade fluorescenti, ingombanti non riciclabili. [Nativo]

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    Il MISCANO e la sua VALLE

    Mario Sorrentino

    [Edito 00/00/0000]I fiumi ci affascinano non solo perché possiamo immaginare con qualche fondamento che hanno cominciato a scorrere in un particolare luogo, si può dire, da sempre. Un sempre non infinito ma che può essere esteso nel passato sino a centinaia di migliaia di anni fa, o anche a milioni di anni; un sempre, inoltre, che ce li presenta diversi a ogni istante (Eraclito diceva che non ci possiamo tuffare due volte di seguito nello stesso fiume). Ma ci incantano i fiumi anche per altre ragioni, soprattutto per una in particolare: il mistero del significato dei loro nomi.
    I nomi dei fiumi sono fra quelli più antichi di una lingua e quasi sempre risalgono a lingue anteriori parlate nel luogo da altre etnie che si sono succedute nel territorio nel corso di periodi a volte più che millenari. E nonostante che la creazione del nome del fiume (il suo “battesimo”) e la sua trasmissione di generazione in generazione siano avvenute per lunghi periodi presso popoli che non conoscevano ancora la scrittura (e perciò è stato registrato per iscritto soltanto in un tempo storico relativamente recente), quel nome è rimasto pressoché inalterato nel suono e viene ancora usato, e sarà usato chissà ancora per quanto tempo, come nome senza preoccuparsi del suo significato originale. Serve ora soltanto per distinguerlo da altri fiumi come una tabella stradale.
    In uno scritto sulla contrada Malvizza, nel territorio di Montecalvo Irpino, abbiamo proposto, e riportato anche nell’approfondimento storico della scheda “Bolle della Malvizza” di questo museo, tra l’altro, anche una nostra ipotesi sulla etimologia del nome del Miscano.
    La nostra ipotesi, per forza di cose soltanto probabile, proponeva per il nome Miscano due significati compresenti in esso in forza di una possibile loro unione semantica avvenuta nel corso del tempo (come avviene nel noto fenomeno linguistico dell’etimologia popolare). Risalivamo sia al radicale indoeuropeo *MEZG-, probabilmente collegabile al latino “mergere”, e all’italiano “immergere” (impossibile trovare qualcosa di corrispondente nei pochi termini noti della lingua osca parlata in passato nel nostro territorio); e sia all’altro radicale indoeuropeo *MEIG-, collegabile al latino “miscere” e all’italiano “mischiare” (omologo al verbo – ‘mmishkà’ne dei dialetti locali). Ritenevamo di conseguenza che l’ipotesi da noi ricostruita si rafforzasse per il fatto che il fiume e il suo bacino venivano, primo, attraversati dal tratturo più importante della transumanza tra l’Abruzzo e la Puglia, superando guadi in cui le pecore venivano “immerse”, sia per oltrepassare il fiume, come anche per lavare la loro lana, nel percorso di ritorno in montagna, in primavera; e, secondo, che il fiume finiva con il confluire, quindi “mischiarsi”, nell’Ufita e insieme a questo immettersi poi nel Calore, l’affluente più importante del Volturno.

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    IL TRATTURO DELLA TRANSUMANZA PESCASSEROLI – CANDELA

    Mario Sorrentino

    [Edito 00/00/0000] Il tratturo ai tempi del Sannio antico, oltre che una reale via d’erba che potevano percorrere gli animali, valeva come simbolo dell’unione prima di tutto sacrale e poi culturale e politica delle diverse tribù dello stesso ceppo etnico che si erano andate diversificando nel tempo e nello spazio nelle due culture materiali dei pastori e degli agricoltori.
    Era la loro un’economia complementare che permetteva la reciproca sopravvivenza di allevatori e coltivatori in un territorio in prevalenza montuoso, aspro e molto freddo d’inverno, e con scarsi pianori coltivabili non molto fertili. Fondamento essenziale di quest’economia primitiva era perciò l’allevamento che avveniva con lo spostamento alternato in primavera e in autunno di milioni di capi di bestiame (pecore e capre, in prevalenza, ma anche buoi, maiali e cavalli) dai monti alle pianure, e viceversa, attraverso il vasto territorio compreso tra l’attuale Abruzzo e il Tavoliere pugliese.
    I tratturi erano vie d’erba su terreni non fangosi aperti molto probabilmente dagli stessi animali che a branchi si spostavano alla ricerca dei pascoli, quando l’uomo del Neolitico si limitava a seguirli per cacciarli. Poi, con il susseguirsi delle varie civiltà (quella appenninica, i Sanniti, i Romani, ecc.) nel territorio attraversato dai maggiori tracciati, la transumanza fu organizzata e sfruttata economicamente, come è avvenuto sino a circa metà del secolo appena trascorso. “Sergenti” al comando dei pastori erano quei grandi e lanosi cani bianchi, selezionati anticamente e utilizzati ancora oggi per guidare le greggi: i cani di razza abruzzese.
    Lungo il tratturo sorgevano le stazioni di sosta per il riposo di animali e uomini e per lo scambio di prodotti con gli agricoltori (lana, pelli, carne, formaggi, cuccioli contro cereali, olio e vino, e, su un piano solo per noi più elevato: lo scambio matrimoniale). Si svolgevano in quella occasione anche le varie ritualità ordinarie di tipo religioso (v. scheda su “Le Bolle della Malvizza”), politico e civile che cementavano la federazione delle diverse tribù sannite in tempo di pace. In guerra scattavano altri appuntamenti e riti propiziatori. Le stazioni di sosta erano quasi sempre comprese all’interno degli “oppida”. Piccoli centri urbani caratterizzati da un reticolo di vicoli contorti e stretti per poter controllare il deflusso delle greggi, dalla presenza di sorgenti abbondanti d’acqua, e difese da cinte di mura dette “ciclopiche” (mura di grosse pietre poste in opera a secco), le quali, dove possibile, venivano addossate a rocce, se non erano sostituite magari a tratti da queste quando erano inaccessibili naturalmente a nemici o a gruppi di predatori.
    Gli “oppida” (sempre visibili tra loro almeno due a due) scandivano il tratturo in giornate di marcia in base alle esigenze del multiforme mondo di animali e uomini che si spostava due volte all’anno su e giù lungo il percorso, secondo il noto alternarsi “primavera – autunno” e “monte – piano”.

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    IL PONTE DI SANTO SPIRITO, DETTO ANCHE “DEL DIAVOLO”

    Mario Sorrentino

    [Ed. 00/00/0000] Rudere del pilone di un ponte, con gli innesti delle arcate che una volta vi si appoggiavano; il ponte è detto anche “del Diavolo”, poiché in una leggenda agiografica, tra le altre cose, si narrava che era stato eretto e distrutto magicamente in una sola notte dal Diavolo. Lontano da ogni opera dell’uomo, alto e scabro, lo spuntone atterriva veramente i viandanti creduloni che non potevano evitare di passarci vicino di notte.
    In realtà il pilone è tutto ciò che resta di un ponte romano che, come quello delle Chianche, nel territorio di Buonalbergo sorgeva lungo la Via Traiana, costruita agli inizi del II sec. d.C. per collegare più celermente Benevento a Brindisi, rispetto alla più antica Via Appia che portava ugualmente a Brindisi, ma passando da Aeclanum.
    Il Ponte di Santo Spirito era probabilmente di dimensioni maggiori rispetto a quello delle Chianche, poiché doveva superare in questo caso un fiume, e un fiume dalle rive molto scoscese, il Miscano.
    Nel greto ciottoloso di questo corso d’acqua, diventato ai nostri giorni una “jumara” secca, fu rinvenuta, qualche decennio fa, non lontano dal rudere del ponte, una pietra miliare di dimensioni non comuni, forse perché accoglieva nell’epigrafe informazioni anche sull’opera e sul committente in forma celebrativa. La lapide si trova ora in località Malvizza di Sopra, ma la sua sede originale era stata molto probabilmente uno dei capi del ponte.
    Come si può vedere nelle nostre foto della lapide, si legge appena qualcosa dell’epigrafe. Troppo poco per ricostruire il suo senso completo. Comunque, il termine mutilo “–ONTES” che vale (P)ONTES, senz’altro accusativo plurale, e BRVNDISIVM possono farci azzardare l’ipotesi che nell’epigrafe si parlava di tutti i ponti costruiti da Benevento a Brindisi a spese di qualcuno, se “–(I?)A – SVA” si ricostruisce con (PECVNI)A SVA, cioè “con i suoi soldi”. Mentre la doppia abbreviazione “P – P”, “Pater Patriae” (“Padre della Patria”) è uno dei titoli ufficiali dell’imperatore come attesta l’epigrafe dedicatoria dell’Arco di Traiano a Benevento.
    Chi poteva avere dunque tanti soldi se non il munifico M. Ulpio Nerva Traiano, che per finanziare tutte le sue bellissime e grandiose opere a Roma (il Foro con la famosa Colonna Ulpia e i Mercati coperti, le Terme con cui ricoprì la Domus Aurea di Nerone) e porti, ponti e archi ad Ancona, a Ostia, in Romania, a Benevento e in tanti altri posti stava quasi per dichiarare fallimento, imperatore e tutto che era?
    Non ci risulta che l’epigrafe del Ponte del Diavolo sia stato registrato nel Corpus Inscriptionum Latinarum (C.I.L.)
    [Nativo][Correlato nel SITO│Ponte di S. Spirito o del Diavolo]

  • Ambiente,  Beni

    IL TIGLIO DEL 1626

    [Edito 00/00/00] Nel 1626 cominciavano i lavori per il convento di Sant’Antonio. In quell’occasione, si racconta, un frate piantò Il tiglio * (ormai vecchio di quattro secoli) che si ammira di fronte al monastero. Quel tiglio, per secoli, è stato il geloso custode di vita e miracoli dei viandanti che, all’ombra della sua frondosa chioma, si riposavano al ritorno dai faticosi lavori agricoli. Si dice pure che ai suoi maestosi rami, quando la giustizia veniva amministrata in loco, un cittadino, reo di un gravissimo misfatto contro la persona, sia stato impiccato. Da questo episodio, quando il convento si trovava “fuori terra”, cioè al di fuori del centro abitato, è scaturita la leggenda del fantasma che si aggira, di notte, attorno al tiglio (l’ “esistenza” di questa pianta di quasi quattrocento anni d’età è stata segnalata, con foto, al FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano – per essere inserita nell’elenco degli alberi monumentali d’Italia). [Nativo]

    Redazione

     

     

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    Presentato il programma per la raccolta differenziata

    [Ed. 11/02/2008] Montecalvo Irpino – Il Comune si attrezza per contribuire a risolvere il problema relativo alla emergenza rifiuti ed individuare alcune aree potenzialmente idonee per lo stoccaggio: si tratta delle zone Valli, Trigna-Mauriello e Brecce. La decisione è emersa al termine della conferenza dei capigruppo, che si è svolta ieri sera nella sede del comune di Montecalvo Irpino, alla presenza del sindaco Giancarlo Di Rubbo. Il tema in discussione riguardava la condivisione delle problematiche legate ai rifiuti, l’esame della ordinanza emessa dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, l’individuazione delle aree di conferenza provvisoria e la programmazione della raccolta differenziata. Il primo cittadino ha espresso sconcerto per l’assenza delle organizzazioni sindacali, “perché – ha affermato – mai come in questo caso la solidarietà delle istituzioni e delle rappresentanze sindacali deve realizzare l’azione di corretta informazione e di supporto al Commissario delegato per porre finalmente la parola fine a decenni di incuria ed incapacità”. I capigruppo, Alfonso Caccese e Carlo Pizzillo hanno condiviso l’iniziativa assunta da Di Rubbo e l’assessore Carlo Serafino ha proceduto a presentare la bozza di programma per la raccolta differenziata, basata sul codice identificativo del produttore a lettura elettronica con scheda personale di carico, dal cui novero, a fine anno saranno calcolate le detrazioni dall’importo della tassa. [Nativo]
    [Credit│irpinianews.it]

    Redazione